sabato 28 novembre 2015

Il cuore non è causa del mio male.



          Le trappole nascoste
                    dell’emarginazione.

Conversazione tra David Copperfield e Ifigenia sull'esclusione sociale e i legami con le patologie cardiache in cui il cuore non è l’origine del male; i rapporti umani sì.
Martedì sera mi sono sentito male: una chiamata al 118, l’arrivo dell’ambulanza, il codice giallo, una nottata in pronto soccorso con undici prelievi venosi, compresi quelli delle arterie, poi il trasferimento nell'unità intensiva coronaria ed il giorno dopo, in emodinamica, la coronografia e l’esito, per fortuna senza danni alle coronarie, ma con valori enzimatici fuori norma e sino a che quei dati non sono ritornati buoni, non sono uscito dall'ospedale; ma ora nuovi farmaci da prendere in aggiunta al Pradaxa, come un gastro protettore e un beta bloccante per il cuore e da subito, la percezione di dover rallentar le frequenze del mio vivere e fondamentale obbiettivo vitale: selezionar i rapporti umani in maniera rigida per tenermi fuori dai meccanismi della drammatizzazione sociale e l’agitazione che copre un ridondante fatalismo che passa per essere causativo.
Allora ecco una conversazione tra due tra i più grandi vessati che la letteratura ed il teatro drammatico abbiano messo mai in azione.

Inizia David, poi a seguir quella destinata ad immolarsi in favore di chi immola il prossimo in una marea di follie dialettiche e perfect crime.
La scena dove si svolge la conversazione potrebbe essere in qualsiasi luogo, giacché il dominate fatalismo, svolge le sue sciatte trame in ogni dove.

Mia cara Ifigenia: finisci nel vortice dell’emarginazione e sei portato ad abbracciar le spire letali del fatalismo e considerar il tutto confortevole ed abbassar i tuoi parametri di vita, diventando un perenne paria.
Già mio caro: invece vi sono alcuni che si armano di sacrosanti disaccordi su tali condizioni e si mettono in discussione, pretendono dal loro stessi il massimo, i parametri etici in continua salita, operando sui terreni dell’eccellenza, scoprendo i benefici del pensar diversamente e tra questo, il principale: evitar la letale trappola nascosta insita nell'emarginazione.
 Già mia cara Ifigenia: considerar a livello cerebrale che non solo, non potrai uscir da questa trappola, di più, trovandola positiva per il tuo vivere e creando un castello di certezze false che fanno del fatalismo l’architrave della stessa esistenza.
Esatto David: come disse una donna perspicace…nessuno ti può far sentir inferiore senza il tuo consenso; ma uomini e donne sensibili alla sfida del vivere, neanche per un millesimo di secondo accettano tali mortali trappole e da subito il loro totale disaccordo si mette in moto, con un’energia progettuale sempre crescente ed incontentabile, trovando nel fatalismo dominate il principale ostacolo.
Vero mia cara: quando poi trovano sistemazioni in qualche luogo e posti per alimentarsi…molti la vedono come la manna che arriva dal cielo; ma queste individualità sensibili, ne avvertono l’aroma nefasto ed ogni dì passato in quelle condizioni, una sconfitta della loro essenza; senza poter contar su loro stessi per vivere una vera vita normale, laddove la casa dei diritti, non si ottiene, vedendo in certi luoghi come panacee moderne; dentro invece la macchina causativa che si mette in moto quando le trappole dell’emarginazione sono come delle inebrianti sirene la cui accettabilità, provoca la tua resa incondizionata alla vita stessa.  
Già mio caro: una battaglia del vivere fondata su disaccordi ed il principale: proprio quell'insieme di trappole nascoste, dentro l’emarginazione, investendo su te stesso, una lotta silenziosa, vissuta in presa diretta, percezione per percezione, why per why ed è qui che si mette in moto la patologia cardiaca.

Cara Ifigenia, il meccanismo è semplice: la ricerca necessità tanto lavoro dentro te stesso, immense dosi di auto determinismo e se sei ai margini della macchina sociale, ogni tua scoperta è un’attività enormemente dispendiosa, frutto di un lavorio interiore indescrivibile e tutto ciò ha costi elevati, partendo sin dal primo secondo, quando finisci nel circolo vizioso dell’emarginazione, nel vederla come una tagliola letale per la tua stessa esistenza ed il disaccordo è senza esitazioni, imparando a dir di “No” a quelle trappole e ricercar senza soste di riavere la tua vita e scacciar la routine fatalista del vivere.
Vero David: ed un giorno, scopri di aver una fibrillazione atriale, ritmo cardiaco molto basso ed allora ecco che i rapporti umani si mettono in moto con quelle belle frasi che tu conosci ben bene.
Già: “Ti sei inventato tutto, hai una malattia immaginaria, vuoi solo rintanarti dentro te stesso” ed ecco che assieme al menù di astenie, dispnee, vertigini e principi di svenimenti, devi pure affrontar rapporti umani che incrementano le dosi ed il carico delle tue difficoltà

Mio caro David: all'inizio pensi che il cuore sia la causa del tuo malessere, poi inizi a veder i contorni del malessere, intuendone la portata nella tua lotta senza soste nei terreni del riconquistar i terreni del vivere e l’inaccettabilità delle trappole dell’emarginazione; ma poi vedi che la causa del tuo crescente malessere cardiaco è nelle drammatizzazioni artificiose insite nei rapporti umani che forse senza volerlo, o magari premeditate, intaccano, ignoranza emozionale per incoerenza cerebrale il tuo muscolo cardiaco, sino ed oltre la tua prima operazione, prima che quei nefasti meccanismi sociali, abbiano la meglio sulla tua stessa vita,  allora ecco l’impianto del pace maker, antecedentemente che accada l’irreparabile: il tuo funerale e qualcuno con qualche bella frase in tuo omaggio…

Cara Ifigenia: la ricerca per recuperar la vita, se possibile aumenta, ma con la consapevolezza di quando coraggio abbia bisogno per superar muri di gomma e Colonne d’Ercole a distesa e percepisci che senza soluzioni a questa tua sfida, con un’affinità mai provata prima con il tuo cuore, le patologie cardiache aumenteranno; proprio a partir dal tuo disaccordo iniziale sulle trappole nascoste dell’emarginazione.

David: un senso d’invidia mascherato nei tuoi confronti, per aver saputo strappar rapporti umani di quella natura, come i personaggi che ti vessarono nella tua vicenda, o forse peggio, ed allora, ancora una volta, ripartir da zero nei tuoi legami sociali ed il tuo senso di sfida, sempre più alto assieme al lavoro dentro te stesso.
Già Ifigenia: ma sempre dentro i meccanismi dell’emarginazione, ritrovando vecchi amici, ricerche ancora più assidue, non essendo capito dai più, scoperte che ti sembrano senza costi, ma sai che ti costano tanto, anche per sopperir alle ferite interiori, spesso quotidiane, controlli medici frequenti; negli ultimi tempi, questa battaglia, con un amore per il tuo cuore, sempre maggiore, capisci che qualcosa al tuo muscolo cardiaco non va.
Sì: una sera ti accorgi di star male in una sinfonia di disagi sempre maggiori e decidi che devi ritornar a chiamar il 118, quell'iter: pronto soccorso- esami- reparti di cure intensive- una sala emodinamica; questa volta una coronografia e quando esci dall'ospedale ti senti svuotato; ma desideroso di continuar la tua battaglia e comprendere che quel disaccordo sulle trappole nascoste dell’emarginazione, siano ben più onerose di quello che pensavi all'inizio della tua sfida.

Mia cara: ma proprio quando esci, il coraggio prende strade senza scorciatoie: o riuscirai a riconquistar la vita, incrementando il lavoro dentro te stesso e la tua carica progettuale, con il supporto del tuo cuore, oppure la mancanza di risultati, produrrà il tuo decesso e la tua morte, perché altre vie non esistono e quindi ecco che quella trappola mortale e nascosta dell’emarginazione, assume un carattere ben più letale, se non solo la vedi per tale, ma assumi il punto di vista dinamico del tuo totale disaccordo e quindi, se un anno fa avevo rischiato la sincope, qualche giorno fa l’ischemia, la prossima tappa potrebbe essere l’infarto, l’ictus o l’ischemia stessa o l’embolia; una sfida senza esitazioni per riconquistar la vita ed il tuo cuore non è causa del tuo male.

Ma che accade mio caro David: sei sfinito, dopo l’uscita dall'ospedale per la percezione di concausa del tuo malessere, ma anche felice per aver incontrato tutto ciò che desideri…la vita vera fatta di professionalità, di eccellenza ed efficienza che combinandosi con l’umanità e l’utilità dei concetti ti fanno sentir parte della vita comunitaria autentica ed il desiderio di farne parte sale, ma senza scorciatoie ed investir ancor di più su te stesso in un misto di speranze ed anche di decesso delle tua stessa esistenza, se questo obiettivo non diventerà reale ed ancora una volta, il tuo cuore non sarebbe causa di quel secondo esito.
Già Ifigenia: ma quando arrivi all'interno di un meccanismo che conosci o credi di conoscere, assieme a qualche frase un po’ banale sul tuo vissuto, una dose di forse non voluta indifferenza o imperizia, trovi tutto ciò su cui combatti e tra questi, meno che mai il tuo cuore; ma prima avevi visto cosa desideravi e desideri farne parte, ben sapendo che è una battaglia senza compromessi ed il mio muscolo cardiaco come principale alleato e tutti e due perire assieme se non potrò riconquistar la mia vita.
Sì: trovo giovamento solo dal silenzio.
Certo: davanti agli agguati del vivere.
Già: e tengo per me quello che provo.
Infatti: ma il mio cuore non è causa del mio disagio.
Vero: ma tengo per me le sofferenze del mio cuore.
Sì: questo mi fa uscir svuotato.
Già: e le ferite interiori aumentano.
Certo: assieme alle cicatrici.
Sì: non esiste alcuna angioplastica per toglierle di mezzo.
Già: ci sono troppi rapporti sociali senza anestesia.
Vero: e nessun grido silenzioso che squarcia il velo sulle trappole del vivere se è lo stesso uomo a vederle come benefiche.



                                       Attilio Saletta.














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