Le trappole nascoste
dell’emarginazione.
Conversazione tra David
Copperfield e Ifigenia sull'esclusione sociale e i legami con le patologie cardiache in cui il cuore non è l’origine del male; i rapporti umani sì.
Martedì
sera mi sono sentito male: una chiamata al 118, l’arrivo dell’ambulanza, il
codice giallo, una nottata in pronto soccorso con undici prelievi venosi,
compresi quelli delle arterie, poi il trasferimento nell'unità intensiva coronaria
ed il giorno dopo, in emodinamica, la coronografia e l’esito, per fortuna senza
danni alle coronarie, ma con valori enzimatici fuori norma e sino a che quei
dati non sono ritornati buoni, non sono uscito dall'ospedale; ma ora nuovi
farmaci da prendere in aggiunta al Pradaxa, come un gastro protettore e un beta
bloccante per il cuore e da subito, la percezione di dover rallentar le frequenze
del mio vivere e fondamentale obbiettivo vitale: selezionar i rapporti umani in
maniera rigida per tenermi fuori dai meccanismi della drammatizzazione sociale
e l’agitazione che copre un ridondante fatalismo che passa per essere
causativo.
Allora
ecco una conversazione tra due tra i più grandi vessati che la letteratura ed
il teatro drammatico abbiano messo mai in azione.
Inizia
David, poi a seguir quella destinata ad immolarsi in favore di chi immola il
prossimo in una marea di follie dialettiche e perfect crime.
La
scena dove si svolge la conversazione potrebbe essere in qualsiasi luogo, giacché
il dominate fatalismo, svolge le sue sciatte trame in ogni dove.
Mia cara Ifigenia: finisci nel vortice dell’emarginazione
e sei portato ad abbracciar le spire letali del fatalismo e considerar il tutto
confortevole ed abbassar i tuoi parametri di vita, diventando un perenne paria.
Già mio caro: invece vi sono alcuni che si armano di
sacrosanti disaccordi su tali condizioni e si mettono in discussione,
pretendono dal loro stessi il massimo, i parametri etici in continua salita,
operando sui terreni dell’eccellenza, scoprendo i benefici del pensar
diversamente e tra questo, il principale: evitar la letale trappola nascosta
insita nell'emarginazione.
Già mia cara Ifigenia: considerar a livello
cerebrale che non solo, non potrai uscir da questa trappola, di più, trovandola
positiva per il tuo vivere e creando un castello di certezze false che fanno
del fatalismo l’architrave della stessa esistenza.
Esatto
David: come disse una donna perspicace…nessuno ti può far sentir inferiore
senza il tuo consenso; ma uomini e donne sensibili alla sfida del vivere,
neanche per un millesimo di secondo accettano tali mortali trappole e da subito
il loro totale disaccordo si mette in moto, con un’energia progettuale sempre
crescente ed incontentabile, trovando nel fatalismo dominate il principale
ostacolo.
Vero mia cara: quando
poi trovano sistemazioni in qualche luogo e posti per alimentarsi…molti la
vedono come la manna che arriva dal cielo; ma queste individualità sensibili,
ne avvertono l’aroma nefasto ed ogni dì passato in quelle condizioni, una
sconfitta della loro essenza; senza poter contar su loro stessi per vivere una
vera vita normale, laddove la casa dei diritti, non si ottiene, vedendo in
certi luoghi come panacee moderne; dentro invece la macchina causativa che si
mette in moto quando le trappole dell’emarginazione sono come delle inebrianti
sirene la cui accettabilità, provoca la tua resa incondizionata alla vita
stessa.
Già mio caro: una
battaglia del vivere fondata su disaccordi ed il principale: proprio quell'insieme di trappole nascoste, dentro l’emarginazione, investendo su te stesso, una
lotta silenziosa, vissuta in presa diretta, percezione per percezione, why per
why ed è qui che si mette in moto la patologia cardiaca.
Cara Ifigenia, il meccanismo è semplice: la ricerca necessità tanto
lavoro dentro te stesso, immense dosi di auto determinismo e se sei ai margini
della macchina sociale, ogni tua scoperta è un’attività enormemente
dispendiosa, frutto di un lavorio interiore indescrivibile e tutto ciò ha costi
elevati, partendo sin dal primo secondo, quando finisci nel circolo vizioso
dell’emarginazione, nel vederla come una tagliola letale per la tua stessa
esistenza ed il disaccordo è senza esitazioni, imparando a dir di “No” a quelle
trappole e ricercar senza soste di riavere la tua vita e scacciar la routine
fatalista del vivere.
Vero David: ed un giorno, scopri di aver una fibrillazione atriale,
ritmo cardiaco molto basso ed allora ecco che i rapporti umani si mettono in
moto con quelle belle frasi che tu conosci ben bene.
Già: “Ti sei inventato tutto, hai una malattia immaginaria, vuoi
solo rintanarti dentro te stesso” ed ecco che assieme al menù di astenie,
dispnee, vertigini e principi di svenimenti, devi pure affrontar rapporti umani
che incrementano le dosi ed il carico delle tue difficoltà
Mio caro David: all'inizio pensi che il cuore sia la causa del tuo malessere, poi inizi a veder i contorni
del malessere, intuendone la portata nella tua lotta senza soste nei terreni
del riconquistar i terreni del vivere e l’inaccettabilità delle trappole dell’emarginazione;
ma poi vedi che la causa del tuo crescente malessere cardiaco è nelle
drammatizzazioni artificiose insite nei rapporti umani che forse senza volerlo,
o magari premeditate, intaccano, ignoranza emozionale per incoerenza cerebrale
il tuo muscolo cardiaco, sino ed oltre la tua prima operazione, prima che quei
nefasti meccanismi sociali, abbiano la meglio sulla tua stessa vita, allora ecco l’impianto del pace maker,
antecedentemente che accada l’irreparabile: il tuo funerale e qualcuno con
qualche bella frase in tuo omaggio…
Cara Ifigenia: la
ricerca per recuperar la vita, se possibile aumenta, ma con la consapevolezza
di quando coraggio abbia bisogno per superar muri di gomma e Colonne d’Ercole a
distesa e percepisci che senza soluzioni a questa tua sfida, con un’affinità
mai provata prima con il tuo cuore, le patologie cardiache aumenteranno;
proprio a partir dal tuo disaccordo iniziale sulle trappole nascoste dell’emarginazione.
David: un senso d’invidia
mascherato nei tuoi confronti, per aver saputo strappar rapporti umani di
quella natura, come i personaggi che ti vessarono nella tua vicenda, o forse
peggio, ed allora, ancora una volta, ripartir da zero nei tuoi legami sociali
ed il tuo senso di sfida, sempre più alto assieme al lavoro dentro te stesso.
Già
Ifigenia: ma sempre dentro i meccanismi dell’emarginazione, ritrovando vecchi
amici, ricerche ancora più assidue, non essendo capito dai più, scoperte che ti
sembrano senza costi, ma sai che ti costano tanto, anche per sopperir alle
ferite interiori, spesso quotidiane, controlli medici frequenti; negli ultimi
tempi, questa battaglia, con un amore per il tuo cuore, sempre maggiore, capisci
che qualcosa al tuo muscolo cardiaco non va.
Sì:
una sera ti accorgi di star male in una sinfonia di disagi sempre maggiori e
decidi che devi ritornar a chiamar il 118, quell'iter: pronto soccorso- esami-
reparti di cure intensive- una sala emodinamica; questa volta una coronografia
e quando esci dall'ospedale ti senti svuotato; ma desideroso di continuar la
tua battaglia e comprendere che quel disaccordo sulle trappole nascoste dell’emarginazione,
siano ben più onerose di quello che pensavi all'inizio della tua sfida.
Mia
cara: ma proprio quando esci, il coraggio prende strade senza scorciatoie: o
riuscirai a riconquistar la vita, incrementando il lavoro dentro te stesso e la
tua carica progettuale, con il supporto del tuo cuore, oppure la mancanza di
risultati, produrrà il tuo decesso e la tua morte, perché altre vie non
esistono e quindi ecco che quella trappola mortale e nascosta dell’emarginazione,
assume un carattere ben più letale, se non solo la vedi per tale, ma assumi il
punto di vista dinamico del tuo totale disaccordo e quindi, se un anno fa avevo
rischiato la sincope, qualche giorno fa l’ischemia, la prossima tappa potrebbe
essere l’infarto, l’ictus o l’ischemia stessa o l’embolia; una sfida senza
esitazioni per riconquistar la vita ed il tuo cuore non è causa del tuo male.
Ma che accade mio caro David: sei sfinito, dopo l’uscita dall'ospedale per la percezione di concausa del tuo malessere, ma anche felice per aver
incontrato tutto ciò che desideri…la vita vera fatta di professionalità, di
eccellenza ed efficienza che combinandosi con l’umanità e l’utilità dei
concetti ti fanno sentir parte della vita comunitaria autentica ed il desiderio
di farne parte sale, ma senza scorciatoie ed investir ancor di più su te stesso
in un misto di speranze ed anche di decesso delle tua stessa esistenza, se questo
obiettivo non diventerà reale ed ancora una volta, il tuo cuore non sarebbe
causa di quel secondo esito.
Già Ifigenia: ma quando arrivi all'interno di un meccanismo che conosci o credi di conoscere, assieme a qualche frase un po’ banale sul tuo
vissuto, una dose di forse non voluta indifferenza o imperizia, trovi tutto ciò
su cui combatti e tra questi, meno che mai il tuo cuore; ma prima avevi visto
cosa desideravi e desideri farne parte, ben sapendo che è una battaglia senza
compromessi ed il mio muscolo cardiaco come principale alleato e tutti e due
perire assieme se non potrò riconquistar la mia vita.
Sì: trovo giovamento solo dal silenzio.
Certo: davanti agli agguati del vivere.
Già: e tengo per me quello che provo.
Infatti: ma il mio cuore non è causa del mio disagio.
Vero: ma tengo per me le sofferenze del mio cuore.
Sì: questo mi fa uscir svuotato.
Già: e le ferite interiori aumentano.
Certo: assieme alle cicatrici.
Sì: non esiste alcuna angioplastica per toglierle di mezzo.
Già: ci sono troppi rapporti sociali senza anestesia.
Vero: e nessun grido silenzioso che squarcia il velo sulle trappole
del vivere se è lo stesso uomo a vederle come benefiche.
Attilio Saletta.
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