Due giorni fa ho partecipato alla commemorazione in occasione del diciottesimo anniversario del decesso di Don Luigi Diliegro e l'avvenimento mi ha fatto molto pensar a molti aspetti del vivere.
L'omelia di Don Luigi Ciotti è stata carica per me di significati a tutto tondo che vorrei cercar di riassumere.
Un sacerdote impegnato fortemente
nel sociale ha iniziato la sua straordinaria omelia piena di contenuti
spirituali e il loro legame con il reale missionario; non un club quindi che si
limita a pregar e poco altro, quindi un’attività coraggiosa che implica
mettersi in discussione e facendolo, anche quello che ci circonda in ogni dove,
lotta agli egoismi, ma non un’attività accademica che si limita a qualche bella
frase, precisa e puntuale, penetrando profondamente nello stesso spirito umano
e nelle contraddizioni nella macchina sociale, quindi non la povertà, ma invece
la sete di giustizia, la dignità umana e
la libertà che si fonda sul senso etico dell’esistenza.
Quello che io considero ineluttabile
oggi: un fondamentale “Terremoto Interiore” che scuota dal torpore una società
malata, piena di fatalismi, neutralità di concetti, numeri senza la capacità di
veder che all'interno vi sono esseri umani con tutti i loro desideri di dignità e rispetto, un non più rinviabile “Bagno di umiltà” per gettar via il mantello
arido della cultura del: “Io Sono” assieme alle deteriori lotte per la
reputazione ed i riti dell’intellettualismo che poi generano ridurre gli spazi
dello stesso pensiero umano, caricandolo di falsi pedagogismi la stessa natura
umana.
Ma ho potuto osservar visi risentiti da parte di qualcuno, forse un in posizionato nella alte gerarchie sociali, questo mi ha fatto capir che per qualcuno vi è un uso privatistico della politica che compete solo a loro e gli altri far le comparse nei migliori dei casi e molte considerazioni ho avuto.
Uscendo dalla funzione religiosa ho
capito bene bene come quel falso assioma sull'espulsione sociale congiunta sull'uso privatistico della politica, sia non solo duro, ma aggiunga ostacolo ad
ostacolo in chi vive nelle retrovie della macchina sociale.
La natura della società stessa vive di
soggettività, coraggio cerebrale, sfida, forza interiore, umiltà che sono alla
base dello spirito religioso ed il loro profondo legame con il reale; non la
fiera delle vanità, i terreni dei loquaci e gli esperti in doppiezza che se
hanno un briciolo di consenso sembrano impegnati a far il maggior numero di
danni al maggior numero di soggettività presenti.
“Nella nostra epoca si parla troppo
per non percepirsi; se invertissimo la rotta potremo comprendere che l’espulsione
di soggettività dalla vita sociale assieme al toglier di mezzo progettualità
individuali non è un’anomalia…ma materia per far ritornar Astolfo ad indagar
sulla mancanza di senno di troppi che vivono nelle certezze e troppo pochi
quelli pieni di dubbi che temono di non essere fraintesi e festeggiano in
silenzio quando sono accusati di non dir cose che alla gente piace sentirsi
dire”
Spero che questa società sia inondata di dubbi e crescite percettive che mettano sotto controllo quel annullatore di soggettività chiamato intelletto; questa sì che sarebbe un gran giorno da festeggiar.
Attilio Saletta.
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