martedì 13 ottobre 2015

PROFITTAR DELLE SITUAZIONI.




Continuo nel mio percorso nei meandri dell’impopolarità, inserendo aspetti che non piacciono ed urtanti per i più: quindi l’elemento del profittar di ciò che ti capita.




Qual’ è la via solita del profittar?
Vai in un negozio, compri qualche cosa e la cassiera ti dà un resto maggiore di quello dovuto e sei ben felice della cosa.

Entri in politica e sali anche di poco le gerarchie, profitti per accaparrar risorse non tue; ma naturalmente non sei consapevole dei danni che provochi o peggio…sai di ciò ma impari presto a creder alle tue proprie menzogne. Insomma…il sonnambulismo con l’altra faccia chiamata gattopardismo e felice che nessuno ci faccia caso…far valer la tua dignità e ciò che sai che è falso e bene non dirlo in giro; quindi è un profittar al contrario del vivere in questo caso.



Entri in affari e sai perfettamente che l’etica in economia, congiunta al senso critico e la lotta contro gli egoismi, creano sviluppo economico sano, facendo leva sull'uomo e le sue capacità migliori; ma profitti del tuo potere per ingigantir i tuoi egoismi, affermando di essere un uomo libero, mentre solo se un essere è etico può essere tale; non importa a quale ceto sociale appartenga.


Sei informato di tutto, hai appena visto una trasmissione televisiva su un efferato delitto dove feroci duellanti hanno dibattuto del crimine, esci di casa, c’è una persona sofferente…alzi le spalle…non è di tua competenza… non ci sono telecamere nei paraggi, lì internet non prende…quindi non puoi agir per metterlo sui social incomunicability; profitti per usar gli occhi per non vedere.




Vediamo ora il profittar sano.



L’esclusione socio-economica è il tuo menù quotidiano, ma hai dei valori interiori che usi, non solo riflettendo…una donna perde del denaro che finisce per terra… fai sì che non lo perda…questo è un profittar sano della tua essenza, in maniera inosservata nella maggior parte dei casi perché dai seguito e sostanza ai tuoi valori; questo è profittar autentico di ciò che ti capita anche in presenza della tua situazione di esclusione; intuisci meglio del motivo della tua realtà di emarginazione…che non è solo per effetto di chi non possiede il senso della misura…anche di chi fa in piccolo ciò che pochi altri fanno in grande; quindi ecco che il profittar assume un valore per nulla neutro…la vita da paria degli emarginati non è un valore assiomatico, neanche che la vita sociale sia dominata da chi non possiede il senso della misura.



Un uomo decide di occuparsi dell’arte del risolvere i problemi(politica), conosce ben bene che il potere è pericoloso perché induce a sopravalutarsi, aver bisogno di schiere di Signor Sì e sottovalutar le risorse umane presenti…specialmente se sono indagatori di natura ed allergici che attraverso le urla si risolvano le cose…quindi profitta del conoscere tale pericolo facendo quanto segue: si circonda di persone che amano metter in discussione quasi tutto, che lo mettono in difficoltà ogni giorno, costringendolo ad innalzar i suoi parametri, porte aperte a qualsiasi controllo del suo operato, la mediocrità un reato, se qualcuno ha dei progetti, può entrar nel suo ufficio e sbatterli sulla scrivania senza moine, chiedendo di essere invaso da progettualità individuali, quando esprimerà concetti, non vorrà aver facce estasiate nei suoi confronti, ma invece insolenti che indagheranno su di lui osservandolo mente parla e lui sentirsi indagato; questo è vero profittar benefico del vivere; non un’attività da alchimisti.



Un uomo decide di entrar in affari: conosce le storture delle regole economiche e sapendolo agisce così: si circonda delle menti più capaci di pensar diversamente, che parlano pochissimo, ma sperimentano soluzioni, si controllano a vicenda, menti dinamiche e veloci, vanno in giro a scovar tra gli emarginati persone della stessa risma…trovandone a bizzeffe, nessuna progettualità individuale va perduta per effetto del verticismo…gli emarginati smettono di essere dei paria e chi non possiede il senso della misura…porte chiuse e spalancate a chi usa il sapere per allargar fronti in ogni dove


Un uomo benestante, ma possiede il senso della misura, quindi profitta per crear benefici…offre il suo contributo per la sofferenza umana…poi va in giro per la città, osservando qualcuno silenzioso…intuisce che è un escluso dalla vita sociale…dialogano ed è quest’ultimo ad offrigli utilità di concetti…l’uomo benestante incontra altri così…non sono più paria….



Chissà che la chiave sia nel sapere come sapere e se migliaia di progettualità individuali ogni giorno vanno perdute, questo è perché la regola sembra essere” Sapere come non sapere” ed allora…ecco la conseguenza del condannar ad un’esistenza da paria gli esclusi che diventa un falso assioma assieme al dominio di chi non possiede il senso della misura.


Profittar del saper umano per trovar soluzioni e far crollar gli attriti e gli antagonismi par una soluzione…Al CERN di Ginevra non esistono dispute o personaggi decorativi…forse perché la vita umana non è un artificio…quando la progettualità dell’individuo è alta e stimolata ad agir, spariscono gli antagonismi e sale il controllo reciproco; quando è bassa, esistono i personaggi decorativi e l’assenza del controllo… che non ha nulla da spartir con il consenso…con gli spazi di vita umana… compresi quelli spirituali…forse è il caso di domandarsi cosa sia il profittar della vita stessa.



                         Attilio Saletta.










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