Continuo nel mio percorso nei meandri
dell’impopolarità, inserendo aspetti che non piacciono ed urtanti per i più:
quindi l’elemento del profittar di ciò che ti capita.
Qual’ è la via solita del profittar?
Vai in un negozio, compri qualche
cosa e la cassiera ti dà un resto maggiore di quello dovuto e sei ben felice
della cosa.
Entri in politica e sali anche di
poco le gerarchie, profitti per accaparrar risorse non tue; ma naturalmente non
sei consapevole dei danni che provochi o peggio…sai di ciò ma impari presto a creder
alle tue proprie menzogne. Insomma…il sonnambulismo con l’altra faccia chiamata
gattopardismo e felice che nessuno ci faccia caso…far valer la tua dignità e
ciò che sai che è falso e bene non dirlo in giro; quindi è un profittar al
contrario del vivere in questo caso.
Entri in affari e sai perfettamente
che l’etica in economia, congiunta al senso critico e la lotta contro gli
egoismi, creano sviluppo economico sano, facendo leva sull'uomo e le sue
capacità migliori; ma profitti del tuo potere per ingigantir i tuoi egoismi,
affermando di essere un uomo libero, mentre solo se un essere è etico può
essere tale; non importa a quale ceto sociale appartenga.
Sei informato di tutto, hai appena
visto una trasmissione televisiva su un efferato delitto dove feroci duellanti
hanno dibattuto del crimine, esci di casa, c’è una persona sofferente…alzi le
spalle…non è di tua competenza… non ci sono telecamere nei paraggi, lì internet
non prende…quindi non puoi agir per metterlo sui social incomunicability;
profitti per usar gli occhi per non vedere.
Vediamo ora il profittar sano.
L’esclusione socio-economica è il tuo
menù quotidiano, ma hai dei valori interiori che usi, non solo riflettendo…una
donna perde del denaro che finisce per terra… fai sì che non lo perda…questo è
un profittar sano della tua essenza, in maniera inosservata nella maggior parte
dei casi perché dai seguito e sostanza ai tuoi valori; questo è profittar
autentico di ciò che ti capita anche in presenza della tua situazione di
esclusione; intuisci meglio del motivo della tua realtà di emarginazione…che
non è solo per effetto di chi non possiede il senso della misura…anche di chi
fa in piccolo ciò che pochi altri fanno in grande; quindi ecco che il profittar
assume un valore per nulla neutro…la vita da paria degli emarginati non è un
valore assiomatico, neanche che la vita sociale sia dominata da chi non
possiede il senso della misura.
Un uomo decide di occuparsi dell’arte
del risolvere i problemi(politica), conosce ben bene che il potere è pericoloso
perché induce a sopravalutarsi, aver bisogno di schiere di Signor Sì e
sottovalutar le risorse umane presenti…specialmente se sono indagatori di
natura ed allergici che attraverso le urla si risolvano le cose…quindi profitta
del conoscere tale pericolo facendo quanto segue: si circonda di persone che
amano metter in discussione quasi tutto, che lo mettono in difficoltà ogni
giorno, costringendolo ad innalzar i suoi parametri, porte aperte a qualsiasi
controllo del suo operato, la mediocrità un reato, se qualcuno ha dei progetti,
può entrar nel suo ufficio e sbatterli sulla scrivania senza moine, chiedendo
di essere invaso da progettualità individuali, quando esprimerà concetti, non
vorrà aver facce estasiate nei suoi confronti, ma invece insolenti che
indagheranno su di lui osservandolo mente parla e lui sentirsi indagato; questo
è vero profittar benefico del vivere; non un’attività da alchimisti.
Un uomo decide di entrar in affari:
conosce le storture delle regole economiche e sapendolo agisce così: si
circonda delle menti più capaci di pensar diversamente, che parlano pochissimo,
ma sperimentano soluzioni, si controllano a vicenda, menti dinamiche e veloci,
vanno in giro a scovar tra gli emarginati persone della stessa risma…trovandone
a bizzeffe, nessuna progettualità individuale va perduta per effetto del
verticismo…gli emarginati smettono di essere dei paria e chi non possiede il
senso della misura…porte chiuse e spalancate a chi usa il sapere per allargar
fronti in ogni dove
Un uomo benestante, ma possiede il
senso della misura, quindi profitta per crear benefici…offre il suo contributo
per la sofferenza umana…poi va in giro per la città, osservando qualcuno
silenzioso…intuisce che è un escluso dalla vita sociale…dialogano ed è
quest’ultimo ad offrigli utilità di concetti…l’uomo benestante incontra altri
così…non sono più paria….
Chissà che la chiave sia nel sapere
come sapere e se migliaia di progettualità individuali ogni giorno vanno
perdute, questo è perché la regola sembra essere” Sapere come non sapere” ed
allora…ecco la conseguenza del condannar ad un’esistenza da paria gli esclusi
che diventa un falso assioma assieme al dominio di chi non possiede il senso
della misura.
Profittar del saper umano per trovar
soluzioni e far crollar gli attriti e gli antagonismi par una soluzione…Al CERN
di Ginevra non esistono dispute o personaggi decorativi…forse perché la vita umana
non è un artificio…quando la progettualità dell’individuo è alta e stimolata ad
agir, spariscono gli antagonismi e sale il controllo reciproco; quando è bassa,
esistono i personaggi decorativi e l’assenza del controllo… che non ha nulla da
spartir con il consenso…con gli spazi di vita umana… compresi quelli
spirituali…forse è il caso di domandarsi cosa sia il profittar della vita
stessa.
Attilio Saletta.
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