giovedì 11 febbraio 2016

Terza parte de: alle origini della povertà e le limitazioni umane.


Allora perché organismi come la “Grammer Bank” trovano nell'opulento occidente grosse difficoltà ad inserirsi e per certi versi, la vita dell’emarginato occidentale presenta più ostacoli di quello che vive in altri luoghi di questo pianeta?
Muhammad Yunus illustra ciò compiutamente nella sua opera: “Il banchiere dei poveri”
A pagina 187 ecco questo dato: “ Anche se in termini assoluti, i poveri dei paesi avanzati possiedono più benefici fisici e monetari dei poveri del terzo mondo, sul piano psicologico la povertà è molto più difficile da sopportare in un contesto di relativa abbondanza…Nel terzo mondo le differenze tra ricchi e poveri esistono…si cresce tutti assieme…i miei compagni di gioco erano analfabeti…A Chicago una situazione simile come quella sarebbe impensabile; un giovane bianco non benestante non andrebbe a giocare nei ghetti dei neri”.
Insomma: ecco la società occidentale che funziona per compartimenti stagni e reggimenti e l’esclusione come elemento basilare e non solo economico, anzi, per certi versi è un fattore non decisivo; ma qui ecco un’ulteriore elemento a pagina 184.
“Forse per gli europei, Grammen è un concetto troppo estraneo, rimette in discussione troppe idee preconcette…Nei paesi avanzati il problema più grande è quello di ovviare ai danni provocati dallo stato assistenziale….i beneficiari di sussidio mensile…appaiono non meno spaventati, di fronte all'offerta di un prestito per avviare un’attività lavorativa, delle donne dei nostri villaggi….Molti fanno il calcolo di quello che perderebbero….concludono che non ne vale la pena…Ma anche quando la legge garantisce ai poveri il diritto di proprietà, la mentalità delle organizzazioni caritative non lo accetta….” Come un giovane appena uscito di prigione che voleva crearsi un’attività indipendente, ma l’istituto dove risiedeva non fu d’accordo.
Qui ecco un’ulteriore aspetto a pagina 224: “Ho sempre avuto la certezza che cancellare la povertà…sia più una questione di volontà che di mezzi…probabilmente perché non ne siamo personalmente coinvolti…la carità non ha altro effetto se quello di perpetuare i problemi, togliendo ai poveri lo spirito d’iniziativa…Per prendersi cura dei poveri gli stati si sono dotati di enormi apparati burocratici….Gran parte del denaro dei contribuenti viene accantonata per finanziare programmi di assistenza…i figli allevati da genitori legati al carro dell’assistenza hanno buone probabilità di rimanervi agganciati per sempre”.
Ma come agisce la Grammer Bank? Sul volano del desiderio d’indipendenza progettuale del povero stesso ed uscir dalle tenaglie della povertà estrema congiunta con l’analfabetismo, i meccanismi dell’usura che poi non sono molto diversi da quelli occidentali, a pagina 32 ecco un bel esempio: “Che Grammen sia riuscita a rendersi indipendente dalle sovvenzioni rimanda al problema della carità in generale…Nella maggior parte dei casi…è veramente dannosa…se il donatore aprisse la portiera dell’auto e chiedesse al mendicante  qual è il suo problema, come si chiama, quanti anni ha, che cosa sa fare, …quello sarebbe un modo per aiutar davvero…Chi raccoglie denaro mendicando non è motivato a migliorarsi…incline ad una mentalità parassitaria”.
Come scriverò in seguito, i meccanismi degli aiuti internazionali non sembrano molto diversi ed aprono le porte alla corruzione, o meglio, la spalancano.
Vediamo nel concreto uno che vive nell’opulento occidente ed è emarginato dai processi economici e sociali, ma desidera fortemente dar scambio con la società, crear una sua attività indipendente frutto della sua vena progettuale cosa incontra: se presenta il suo progetto ad un qualsiasi istituto bancario, nella maggior parte neanche ci entra perché sa già che gli riderebbero in faccia e neanche a quelli del micro credito occidentale; se ci entra, appunto, gli riderebbero in faccia, se poi lo mandasse ad organismi umanitari, troverebbe spesso l’indifferenza alla sua carica progettuale, o al massimo che non si può fare, specie se fosse dettato dal rinnovamento della volontà di uscir dalle tenaglie dell’emarginazione a beneficio degli altri.
Magari gli proporrebbero di far un bel corso di formazione con il risultato di non aver mutato la sua condizione e foraggiato chi quell'attività di studio l’avesse messa in piedi e per finire in bellezza…il pietismo, le sirene dello stato assistenziale e i pericoli che quel sistema creano, specie se vuoi crearti un’attività indipendente e far leva sulla tua carica progettuale e non essere capito da molti, o peggio, avversato.
Cosa fa Grammen? A pagina 216 ecco uno stravolgimento benefico dell’agire: “Sconvolgendo i metodi tradizionali di lotta alla povertà, abbiamo sempre adottato la prassi di concedere prestiti senza fornire né richiedere…alcuna competenza specifica…Per questo, invece di perdere tempo a trasmettere loro nuove competenze, abbiamo deciso su quelle che le persone già possiedono. Il denaro che poi guadagneranno diventerà la chiave per esplorare la gamma dello loro ulteriori potenzialità”.
Ecco a pagina 212 altro fienile di speranza autentica: “L’esperienza ci ha dimostrato che, con l’aiuto di un capitale finanziario anche limitato, i poveri sono capaci di profondi cambiamenti nella loro vita…Tutto quello che mancava loro era il capitale”
Se nell'opulento occidente ed in questo paese, invece di ingrossar il carrozzone dell’assistenzialismo, andassimo a chiedere a chi vive ai margini della società civile cosa ciascuno sa fare, cosa gli manca per metterlo in piedi, i suoi desideri, ostacoli, andando a scovar progettualità nascoste, forse faremo saltar in aria quel mostro che fa della sottovalutazione delle risorse umane il suo costante famelico cibo assieme al depotenziare la società stessa e quel elemento tossico che inizia dall'istruzione ufficiale che immette un insensata e spropositata supervalutazione delle classi dirigenti che tracima nel misticismo pagano e su quel fetido altare giacciono migliaia e migliaia di progettualità che ogni giorno sono annientate da tale mostro famelico che si nutre di disvalore; una sola singola progettualità, non maciullata da tale meccanismo è in grado di riformulare l’intera macchina sociale e quindi la povertà come ha detto Mister Yunus è un fallimento concettuale di tutto l’assieme.
Un particolare: il 98% dei poveri che hanno usufruito dei prestiti ha pagato il dovuto e sempre; inutile dire che sono proprio i benestanti i meno capaci di far fronte a prestiti bancari, nonostante i loro super benevoli tassi d’interesse e persone, non povere, le più povere tra le più povere, attraverso quella banca, hanno risalito la china, dato un senso alla loro vita e sviluppato progettualità e economia sana….sono oramai a milioni chi partendo dalle condizioni più disagiate hanno prodotto benessere a tutto tondo.
Nella quarta parte diverse cose: il ruolo degli aiuti internazionali, la banca mondiale, perché gli economisti vedono solo una forma di lavoro e come è facile sconfiggere le multinazionali, comprese quelle che operano nel ramo informatico, cosa che Grammer ha fatto.



Attilio Saletta.


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