Sono oramai anni che non
prendo come punti di riferimento il pensiero comune, i soliti discorsi stantii
e senza un briciolo di interesse sui fatti del vivere, meno che mai i discorsi pomposi
delle classi dirigenti e di chi gli dà importanza, anche solo per fargli degli
appunti.
Le uniche cose che per me
hanno valore sono le rarissime persone(sempre di meno) che amano l’utilità dei
concetti quando dicono qualcosa e stimolano gli altri alla curiosità critica e
potere descrittivo delle vicende umane e che danno la possibilità all'uomo di
sperimentar ed applicar concetti, facendo leva sul rinnovamento del pensiero
umano che del resto è anche la mia natura di come vedo ed affronto la vita.
Muhammad Yunus è tra questi
pochissimi; qui l’immagine di quando nel 2006 fu insignito del Premio Nobel per
la Pace per il suo agire nei confronti della povertà assieme ad una sua
collaboratrice per le azioni per nulla usuali della banca da lui fondata:
“Grammen Bank”
Sul tema della povertà ha
inserito concetti e poi azioni che rispondono in pieno alle mie perplessità
salenti su: “L’assegno di cittadinanza” che invece di crear benefici ai
fruitori di tale entità economica, sviluppa premesse negative per la loro vita
e tra i beneficiari potrebbe esserci chi scrive.
Quell'entità economica avrebbe
valore se ciascuno dei fruitori avesse il desiderio di crearsi una vita
economica indipendente e quindi, mettersi in proprio e l’insieme delle
istituzioni, pronte ad accogliere questa crescita progettuale di persone
desiderose di dar un senso alle loro esistenze e se poi, tale entità economica
creasse livelli di eguaglianza sociale estesa; ma non mi pare di veder questo
impulso in questo paese.
Avrò modo di ritornar su
queste questioni sulla base del libro che racconta le vicende legate alla
Grammen Bank ed il suo fondatore che ha sempre visto in chi vive nella povertà
un volano di indipendenza, determinismo, sete di riscatto concreta e forza
progettuale; non quindi uno da dargli un contentino economico, all'opposto, uno
che crea ricchezza per gli altri e per se stesso.
Nel suo libro inizia a
raccontar della sua fede incrollabile verso la creatività umana e che quindi la
povertà non fa parte di questo contesto.
Il micro credito come leva per spalancar le porte alla forza progettuale dei più poveri, ma muovendo il tutto dal’essenza umana e istituzioni, pronte a muoversi in tale direzione.
Le potenzialità, sia
dell’individuo, che della società, non solo non sono mai state indagate, ma ci
si è guardati bene dal farlo, quindi c’è tutto un terreno da esplorare e tra
chi ha più cose da dare c’è proprio chi vive nella marginalità del vivere.
Nella parte finale del suo
libro: “Il banchiere dei poveri” c’è il suo discorso tenuto in occasione del
conferimento a lui e la Grammer Bank del Nobel per la Pace; a pagina 285 ci
sono due elementi che spiegano molto del perché la povertà agisca per effetto
delle limitazioni umane e concettuali della povertà stessa più che per fallimenti
sociali.
L’accettabilità della povertà
come fatto naturale e che quindi è parte del destino umano, un accordo quindi
ed un disaccordo sul fatto che non ci possa essere la marginalità per molti
essere umani; se invece fossimo in disaccordo, avremo già costruito le basi e
le istituzioni sul fondamento di questo disaccordo…insomma…creiamo quello che
vogliamo.
Qui ecco l’importanza del
pensiero umano: dobbiamo essere capaci di mutar prospettive ai nostri pensieri
e modificarli spesso; sui temi della povertà è una priorità perché dobbiamo
andar dentro la filiera degli egoismi, facendolo, è facile che troviamo noi
stessi e spesso, anche l’emarginato
occidentale che ha modi di essere molto diversi come Mister Yunus ha descritto
di chi abita nel terzo mondo; più causativo di quello che vive nell'opulenta parte fortunata di questo pianeta.
Nel secondo assunto ecco il
tema che la povertà non è affatto creata dal povero; sviluppata da un sistema che demotiva l’uomo a pensare e sottostimare le sue domande: creata da noi
stessi, con strutture sociali ed economiche di tali guise, un’impalcatura che
sottostima in maniera sistematica le capacità umane ed armature strette ed
incapaci di agire per smuovere la macchina sociale e togliere ingiustizie,
depotenziando il valore progettuale della società stessa.
Per chiudere questa prima
parte, ecco di come il pensiero umano e le sue limitazioni abbiano provocato il
crescere della povertà, il fondatore della Grammer Bank esprimerli: “ La
povertà è originata da un fallimento a livello concettuale, più che da qualche
mancanza di facoltà da parte della gente”.
Riprenderò dalla seconda
parte.
Attilio Saletta.
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