domenica 7 febbraio 2016

Alle origini della povertà e le limitazioni umane: prima parte.

Sono oramai anni che non prendo come punti di riferimento il pensiero comune, i soliti discorsi stantii e senza un briciolo di interesse sui fatti del vivere, meno che mai i discorsi pomposi delle classi dirigenti e di chi gli dà importanza, anche solo per fargli degli appunti.
Le uniche cose che per me hanno valore sono le rarissime persone(sempre di meno) che amano l’utilità dei concetti quando dicono qualcosa e stimolano gli altri alla curiosità critica e potere descrittivo delle vicende umane e che danno la possibilità all'uomo di sperimentar ed applicar concetti, facendo leva sul rinnovamento del pensiero umano che del resto è anche la mia natura di come vedo ed affronto la vita.



Muhammad Yunus è tra questi pochissimi; qui l’immagine di quando nel 2006 fu insignito del Premio Nobel per la Pace per il suo agire nei confronti della povertà assieme ad una sua collaboratrice per le azioni per nulla usuali della banca da lui fondata: “Grammen Bank”
Sul tema della povertà ha inserito concetti e poi azioni che rispondono in pieno alle mie perplessità salenti su: “L’assegno di cittadinanza” che invece di crear benefici ai fruitori di tale entità economica, sviluppa premesse negative per la loro vita e tra i beneficiari potrebbe esserci chi scrive.
Quell'entità economica avrebbe valore se ciascuno dei fruitori avesse il desiderio di crearsi una vita economica indipendente e quindi, mettersi in proprio e l’insieme delle istituzioni, pronte ad accogliere questa crescita progettuale di persone desiderose di dar un senso alle loro esistenze e se poi, tale entità economica creasse livelli di eguaglianza sociale estesa; ma non mi pare di veder questo impulso in questo paese.
Avrò modo di ritornar su queste questioni sulla base del libro che racconta le vicende legate alla Grammen Bank ed il suo fondatore che ha sempre visto in chi vive nella povertà un volano di indipendenza, determinismo, sete di riscatto concreta e forza progettuale; non quindi uno da dargli un contentino economico, all'opposto, uno che crea ricchezza per gli altri e per se stesso.

Nel suo libro inizia a raccontar della sua fede incrollabile verso la creatività umana e che quindi la povertà non fa parte di questo contesto.
Il micro credito come leva per spalancar le porte alla forza progettuale dei più poveri, ma muovendo il tutto dal’essenza umana e istituzioni, pronte a muoversi in tale direzione.
Le potenzialità, sia dell’individuo, che della società, non solo non sono mai state indagate, ma ci si è guardati bene dal farlo, quindi c’è tutto un terreno da esplorare e tra chi ha più cose da dare c’è proprio chi vive nella marginalità del vivere.
Nella parte finale del suo libro: “Il banchiere dei poveri” c’è il suo discorso tenuto in occasione del conferimento a lui e la Grammer Bank del Nobel per la Pace; a pagina 285 ci sono due elementi che spiegano molto del perché la povertà agisca per effetto delle limitazioni umane e concettuali della povertà stessa più che per fallimenti sociali.
L’accettabilità della povertà come fatto naturale e che quindi è parte del destino umano, un accordo quindi ed un disaccordo sul fatto che non ci possa essere la marginalità per molti essere umani; se invece fossimo in disaccordo, avremo già costruito le basi e le istituzioni sul fondamento di questo disaccordo…insomma…creiamo quello che vogliamo.

Qui ecco l’importanza del pensiero umano: dobbiamo essere capaci di mutar prospettive ai nostri pensieri e modificarli spesso; sui temi della povertà è una priorità perché dobbiamo andar dentro la filiera degli egoismi, facendolo, è facile che troviamo noi stessi e spesso,  anche l’emarginato occidentale che ha modi di essere molto diversi come Mister Yunus ha descritto di chi abita nel terzo mondo; più causativo di quello che vive nell'opulenta parte fortunata di questo pianeta.
Nel secondo assunto ecco il tema che la povertà non è affatto creata dal povero; sviluppata da un sistema che demotiva l’uomo a pensare e sottostimare le sue domande: creata da noi stessi, con strutture sociali ed economiche di tali guise, un’impalcatura che sottostima in maniera sistematica le capacità umane ed armature strette ed incapaci di agire per smuovere la macchina sociale e togliere ingiustizie, depotenziando il valore progettuale della società stessa.
Per chiudere questa prima parte, ecco di come il pensiero umano e le sue limitazioni abbiano provocato il crescere della povertà, il fondatore della Grammer Bank esprimerli: “ La povertà è originata da un fallimento a livello concettuale, più che da qualche mancanza di facoltà da parte della gente”.





                    Riprenderò dalla seconda parte.


                                                Attilio Saletta.

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