domenica 14 febbraio 2016

Quarta parte de: alle origini della povertà e le limitazioni umane.


A pagina 9 Mister Yunus dimostra quanto terreno è mai stato svolto, o forse, volontariamente non percorso: “Grammen mi ha insegnato…la nostra conoscenza delle persone e dei modi in cui interagiscono è ancora inadeguata…Ciascuno di noi ha un potenziale illimitato e può influenzare la vita degli altri…nei limiti e oltre i limiti della propria esistenza…Fino a che non creeremo un contesto che ci permetta di scoprire la vastità del nostro potenziale, non potremo sapere quali siano queste risorse”.
Nell'ultima parte di questo percorso, il fondatore della Grammen Bank, dimostrerà il fattore motivazionale capace come lui ha fatto, di sconfiggere il terrorismo, incanalando le energie umane in senso benefico sul volano del creare, non del distruggere che va così tanto di moda oggi; forse perché è più facile e popolare.
Allora ecco chi concretamente ostruisce questo tragitto e per iniziare…gli aiuti internazionali…
A pagina 27 ecco qualche bel dato:” L’ammontare degli aiuti internazionali è valutato annualmente attorno ai sessanta miliardi di dollari. I progetti generano ovunque burocrazie elefantiache…e corrotte e sprecano fiumi di denaro…il denaro doveva andar ai governi…i fondi internazionali non fanno che accrescere le spese governative, con esiti spesso contrastanti con gli interessi della stessa economia di mercato…i fondi servono per costruire strade, ponti...e degli aiuti i poveri non vedono neanche il colore…così l’aiuto internazionale diventa…un atto di carità verso i potenti…Il sistema degli aiuti dev'essere interamente ripensato, sia nella metodologia, sia negli obiettivi”.

A pagina 26 altri dati:” Circa i tre quarti …degli aiuti stranieri sono spesi dal paese donatore…le donazioni sono diventate un mezzo per il paese ricco…vendere i propri prodotti…Quanto all'ultimo quarto…arricchire una piccola élite bengalese di consulenti, imprenditori, burocrati e funzionari corrotti…che lo spendono in prodotti d’importazione…su conti correnti stranieri”.
Veniamo alla Banca Mondiale…La tragedia immane ha un nome: agenzie di consulenza…rapaci umani che arrivano con tutto lo sfarzo ed un giorno di una loro diaria equivale a quella di un’intera comunità locale, poveri compresi; ma il peggio è un altro…
Mister Yunus la descrive ben bene a pagina 25:” Oggi quando mi si annuncia l’arrivo di un consulente….So già come andranno le cose: dopo aver finito di ascoltare scriverà una relazione, ma formulata …ci sembrerà di sentirne parlare per la prima volta…Oppure peggio…un lungo rapporto che non avrà nulla a che fare con il nostro lavoro…pretenderà di comandare senza assumersi la minima responsabilità…L’eccessivo proliferare dei servizi di consulenza ha fuorviato gravemente gli organismi di soccorso…Sulle idee e iniziative dei paesi beneficiari...quasi inevitabilmente un effetto paralizzante…I problemi cominciano a emergere quando il progetto è avviato…il biasimo ricade sui paesi, non sui consulenti che nel frattempo hanno intascato una parte considerevole dei fondi destinati al progetto”.
“La Banca Grammen non ha mai chiesto, né accettato denaro dalla Banca Mondiale perché non apprezza il suo modo di comportarsi”.
Ora giungiamo agli economisti e i loro teoremi…a pagina 150 ecco cosa dice l’autore: “Grammen si occupa di favorire lo sviluppo economico delle persone, e dove c’è sviluppo c’è cambiamento. Quando una persona sta meglio economicamente, cambiano anche altri aspetti della sua vita…Il cambiamento che avviene non è una vittoria sull'altro, ma sulla propria condizione di povertà…un processo del tutto naturale…esso libera il povero dalla soggezione politica”.
Ora ecco come gli economisti vedano male il lavoro indipendente: a pagina 228 alcuni dati…” Gli economisti tuttavia, riconoscono soltanto la forma di lavoro salariato. Nei loro libri il lavoro indipendente non è mai menzionato. Nel mondo quale è concepito dagli economisti noi trascorriamo l’infanzia …per renderci appetibili dal punto di vista dei padroni…ci presentiamo per venderci sulla piazza. Se non troviamo nessuno che ci voglia...chi vive in un paese industrializzato avrà la possibilità di affidarsi alla pubblica assistenza. L’idea che un giovane essere umano profonda tutto il suo impegno per prepararsi ad essere usato…mi disgusta profondamente…La vita umana è troppo preziosa perché la si sprechi…nel sedurre un datore di lavoro”

Insomma: ecco qui l’attacco all'indipendenza umana, nonostante che proprio il lavoro indipendente abbia provocato benefici a tutto tondo; ma Mister Yunus prosegue a pagina 228: “I manuali di economia ignorano il termine lavoro indipendente e siccome gli economisti lo hanno cancellato dai loro libri, i politici lo hanno cancellato dalle loro menti. Offrire sbocchi di lavoro indipendente è la migliore strategia per eliminare la disoccupazione e la povertà”.
Allora perché proprio le persone progettuali vedono nel lavoro indipendente un approdo sicuro alle loro capacità, specialmente se sono imbrigliati nei meccanismi dell’emarginazione? Il Nobel per la pace lo illustra a pagina 208:” Permette ad un povero isolato di riacquistare progressivamente fiducia in se stesso...più ampia possibilità di incidere sul proprio destino…permette di lavorare a chi non riesce ad adattarsi ai rapporti gerarchici…di sfuggire alla dipendenza degli aiuti sociali…trasformare un hobby in un impegno remunerativo”.
Chi scrive vede nel lavoro indipendente, punto per punto, detto dal Nobel per la Pace, una strategia da mettere in pratica ogni giorno; ma per chiudere questa quarta e penultima parte, perché si mitizza così tanto le multinazionali come sancta sanctorum inviolabili, moderne colonne d’Ercole, quando invece le attività della Grammen Bank hanno dimostrato di poter rivaleggiar in campi come la telefonia, Internet e l’energia?  Perché non può essere replicato in altri lidi?
A pagina 215 ecco per incominciar: Grammen Phone…un’azienda telefonica che ha l’obiettivo di poveri che gestiranno una compagnia telefonica ed è accaduto in Bangladesh da parte di persone del tutto senza nozioni di alcun genere sulla materia…poi ecco Grammen Cybernet: far finir le reti telematiche nei posti più sperduti; altro scopo realizzato e gestito da emarginati ed infine…Grammen Energia…poveri che gestiscono localmente le fonti di energia con un decentramento efficace.
Mi piace chiudere questa quarta parte con questo concetto di Mister Yunus:” In una società la qualità della vita non dovrebbe essere giudicata dallo stile di vita dei ricchi, ma da quello di coloro che sono ai gradini più bassi della scala sociale”

In effetti la sinergia tra Grammen ed il credito solidale sono in grado di indicar un modo diverso di veder la povertà all'insegna dell’interesse autentico verso i poveri ed in definitiva, la fibra etica del vivere stesso, ma dando loro quella spinta progettuale di cui i poveri sono portatori.
Nell'ultima parte andrò a smontar stereotipi: è possibile sconfiggere il terrorismo, i mussulmani non sono fomentatori di disordini; il Premio Nobel della Pace è un mussulmano praticante…e molto altro…per chiudere degnamente questa parte, un know how importante….
A pagina 54 l’autore descrive della sua permanenza negli Stati Uniti nella metà degli anni sessanta e nell'università di Vanderbilt ed il suo incontro con un celebre professore di economia rumeno, sfuggito nel 1948 al regime comunista: Georgescu…egli gli insegnò la possibilità di far a meno delle formule, di come talvolta…oggi quasi sempre…tendiamo ad applicar a problemi semplici, soluzioni complesse e mascherare  la nostra ignoranza  con spiegazioni complicate, destinate a far colpo sulla gente, quindi il riappropriarci di piani concreti possa aiutarci a costruir il futuro; insomma, tra le tante cose che abbiamo tolto di mezzo in maniera delittuosa c’è pure aver spazzato via il know how dalle nostre decisioni, magari in favore del fatalismo, preferisco decisamente i terreni del know how.



Attilio Saletta.









Nessun commento:

Posta un commento