martedì 9 ottobre 2018

Il dovere di cittadinanza.


Qualche allegoria sul dovere di cittadinanza in un mondo ricolmo di ambientazioni dopate.

Per iniziare il percorso eccone una: " Sappiamo tutti delle rovine del potere, ma nonostante ciò, sicuramente non disimpariamo tali perversioni, anzi, le peggioriamo"
Quindi una bella allegoria per poter agire verso il dovere di cittadinanza e l'umorismo come metodo serio per metterlo in piedi.




            “Chi giace sul carro dei defunti?”

Tutto era pronto per far partire una bella guerra e gli ingredienti ben amalgamati per dar risalto verso chi non possiede alcuna progettualità a danno di chi le possiede, una tragicomica farsa che dura da millenni.
Attorno ad un tavolo imperiale sedevano: sapientoni, falsi colti, esperti nel costruir antagonismi, vanitosi, alchimisti delle furberie dialettiche, storicisti; in altre parole, una versione assai sofisticata di esseri cimiteriali, tristi nel descrivere l’assenza di punti di attrito, una cosa che non faranno mai, rappresentanti del popolo, belligeranti, pronti a tener un bel discorso per far partir la guerra, gli uomini ombra, veri artefici di ogni crimine in nome delle idee ed i belligeranti, i loro burattini, una farsa che dura da millenni, industriali bellici, esperti nel fomentar fittizie superiorità intellettuali ed etniche, professori delle ideologie e per finire; i distributori di coccarde da dar ai parenti stretti delle vittime in nome delle idee.
Si aspettava solo qualche bel titolo a caratteri cubitali per farla partire; ma qualcosa non andò come sempre.

La scena? Un tendone dove normalmente gli esseri cimiteriali sono soliti brindare dopo una vittoria ed incensati da chi scrive di tali vicende, su una terrazza, alto locati con cannocchiali a veder i loro prodotti con sterni devastati e corpi senza vita e naturalmente, carri dove esseri umani accatastati l’uno sull'altro a pochi metri dal tendone dove si brinda ad una vittoria.

La scena però non andò come sempre da diversi millenni a questa parte.
Per qualche strano motivo, l’uomo smise di essere un burattino senza fili, divenne consapevole di poter far di meglio che far parte di questo ininterrotto disco rotto degli insani, prese possesso di se stesso. Il risultato?
Nel carro dei defunti si videro: i tomi dell’assolutismo, coccarde, testi pieni di odio, pupazzi squarciati, maschere tragiche e calici e spumanti vuoti.
Nel tendone, un clima festoso si sviluppò con la creazione di opere buffe a descrivere gli esseri cimiteriali e pessimisti sulla natura umana. Gli spettatori, prendersi a schiaffi da soli per aver consentito tutto ciò sin dall'epoca del primo contatto con l’istruzione ufficiale ed un corteo di barbe arrotolate, incartarsi l’un con l’altro per crear una massa informe assieme a cappelli a punta e rumori di sinfonie senza alcun accordo, né spartiti.
Sulle terrazze: uomini, donne e bambini, usando cannocchiali, vedere la disperazione degli esseri cimiteriali intenti a spararsi fucilate con copiosi getti d’acqua e cioccolata liquida.

Un concetto comune farsi strada nell'uomo:

“Ma davvero ci siamo fatti dominare da una schiera di non uomini simili?”

La farsa giunge al tempo presente, termina con una grande danza allegorica in un campo che doveva essere dominio della morte; sostituita da quella dell’allegria, con uomini, donne e bambini con ceroni massicci sui volti, parrucche enormi sopra le teste, abiti enormemente gonfiati e sulla base di musiche burlesche; la vita si manifesta con salti, gioia e giocare a tennis usando testi sul pessimismo verso la natura umana ed un abbraccio corale avviene ed anche il creato attorno a loro gioisce. Quindi dovere di cittadinanza.

La seconda allegoria vede dialogare due personaggi sul tema delle devastazioni provocate dai personalismi ed i capricci del potere e la natura che non sta a guardare. Un'altro fondamentale tassello del dovere di cittadinanza descriversi.


" La quercia, un uomo ed Epicuro"

Un uomo osserva una quercia secolare, osservandone la maestosità e lui, ben poca cosa e l'uomo non al centro del pianeta, ma uno dei tanti attori di questo luogo sferico.
Per strane circostanze, la quercia inizia a parlargli. Parte un dialogo tra i due ed il tema del dovere di cittadinanza al centro. la partenza da parte del grande albero secolare.

" Toglimi una curiosità: Epicuro non disse a suo tempo che bisognava far sparire i teatranti dalla vita politica?"
" Già: le cose sono decisamente peggiorate da allora. Personalismi in ogni dove, pensieri fissi ed inchiodati, urla, adunate di piazza, discorsi sempre fuori posto in ogni dove"
" Conosco che la natura non se ne sta da una parte. Se l'uomo non si sbarazza di tutte queste ambientazioni dopate e subito, le devastazioni saranno immani con un grado e mezzo di salita della temperatura di questo pianeta..."
" Sì: le urla e gli antagonismi non potranno coprire con il loro nulla le catastrofi, parto degenere dei personalismi, la politica, il consenso; in altre parole, le ambientazioni dopate
" Quindi il dovere di cittadinanza è sbarazzarci dai personalismi, i dopati e le trappole della mente"
" Con Epicuro come porta bandiera senza averne alcuna"
" Alle volte voi uomini sembrate persone che sanno tutto e per far ciò, smettono di sapere e conoscere. Un bel mistero"
"Già: ma Idio non creò l'universo in otto giorni e per fortuna non aveva attorno opinione pubblica e sapientoni, in caso contrario, questo luogo sarebbe ancora informe a parte di dopati e i teatranti vari. Adesso sto sotto di te, così potrò far qualche scoperta e lo show è tutto qui"

Per andar avanti con decisione, ecco una terza allegoria nel secolo della incomunicabilità.
Un uomo entrerà nel cervello di un uomo moderno, solito aver il suo organo pensante, ricolmo di titoloni, punti esclamativi, certezze, rissosità, reggimenti e dati falsi sulla natura umana.
Il protagonista, entrandovi all'interno, scorgerà un baule pieno di ragnatele; in altre parole: lui stesso, ma anche qui, tracce del dovere di cittadinanza"

" Un baule e la falsità che questa sarebbe una società multietnica e cosmopolita"


Un uomo è da poco entrato in un cervello di un contemporaneo, osservandone le devastazioni, ma la sua attenzione si dirige verso un baule pieno di ragnatele, forse mai aperto, riesce ad aprirlo ed bambino gli appare dal volto innocente. Tra i due inizia un dialogo con l'uomo farlo partire.

" Da quanto tempo sei all'interno di quel baule?
" Molto: mi rinchiuse qui dentro il giorno in cui iniziò a dar peso nullo a se stesso perché pensò di aver bisogno di un capo che decideva per lui"
" Come passa le giornate?"
" Tra un attrito e l'altro. Gli basta anche solo inciampare su un scalino per passar l'intero giorno ad aver attenzione e nevrosi su quel fatto"
" Immagino:al suo confronto, la guerra dei trent'anni deve sembrare un picnic a Villa Borghese"
" Hai mai sentito parlare del sincretismo?
" Qualche volta mio caro bimbetto. Cosa vuoi comunicarmi?
" Che l'epoca dopata da personalismi ha anche la falsità che questa sarebbe una società cosmopolita e multietnica"
" Vuoi dirmi che se in una casa vi ci abitano persone provenienti da tanti luoghi diversi, etnie, credi religiosi e chissà cosa d'altro non ha nulla da spartire con una vita comunitaria cosmopolita?"
" Esattamente"
" Quindi può essere tale solo sul sincretismo in cui tante idee, progettualità convivono assieme e c'è un clima di auto crescita, non un autoscontro fatto di reggimenti, pessimismo sulle qualità umane"
" Già: come il corpo umano quando i vasi comunicanti agiscono"
" Sì: ma non fuori dalle arterie che passa per essere una società multietnica"
" Eppure una società cosmopolita agì nel diciannovesimo secolo"
" Vero: vidi un quadro a Palazzo Braschi che ne descrisse i tratti: rinnovamento del pensiero umano, ridar fiato alla vita spirituale, o meglio, risveglio, non il letargo dell'oggi fondato sui personalismi e il corteo dei dopati che sono la testimonianza du una elevatissima sofferenza interiore, non  problemi autentici, ma spirituali"
" Già: ma in seguito intervenne il peggio del peggio, un'onda lunga di devastazioni che ha anche l'effetto che l'uomo contemporaneo mi ha chiuso dentro questo baule"
" Capisco: le ideologie, l'uso psicologico delle folle, le sociologie di massa, il disinteresse verso la menzogna, l'uomo esente da qualsiasi colpa, la nevrosi che annientò la vita consapevole, la propaganda, la bramosia dei grandi numeri, la riduzione degli spazi per l'uomo ed il controllo psicologico dell'uomo da parte del potere. Una forma sofisticata di tirannide mascherata da democrazia"
" Già: neuro marketing, ma per il dovere di cittadinanza serve togliere di mezzo questo corteo di non uomini tra cui chi mi ha rinchiuso qui dentro"
" Sì: nessun pensiero fisso e la sceneggiatura del tuo vivere non darla ai cattivi dai sorrisi finti"
" Tu avevi qualche baule al tuo interno?"
" Sì: ci avevo messo le cose che ho disimparato dall'istruzione ufficiale, ora è finito nell'oblio, non il mio dovere di cittadinanza"
" Vengo con te: vivere con uno sconosciuto a se stesso è piuttosto decadente"
"Ok: ma non amo la vita noiosa. Sono ancora un bimbo che gattona sul pavimento di casa e la mia stanza dei balocchi è la conoscenza"
" Ottimo: lasci agli altri il privilegio di diventare stupidi. Andiamo via, lui sta guardando un programma televisivo con i soliti teatranti, ama così tanto far la comparsa
" Bene: andiamo a conquistare il dovere di cittadinanza"

Nel penultimo frammento andremo nei meandri dell'economia dopata e le oasi del potere che usa il denaro per crearla, facendo crollare il desiderio del lavoro da parte dell'uomo che passa per diritto di cittadinanza che è la negazione dell'unica cosa che conta: Il dovere di cittadinanza.



Un uomo è entrato in un istituto economico, osserva maree di dati statistici, riesce a penetrarvi all'interno. Incontra un uomo, facente parte di qualche dato. Chi non ha di che vivere. Ma il dato non indica che lui desidera creare benessere per i suoi simili ed un dialogo parte da parte di quel dato statistico che è un essere umano. il desiderio del dovere di cittadinanza forte nella sua semplicità e l'allergia verso le oasi del potere per determinarlo.

" Sai: non ho di che vivere, ma ho doti di progetto ed ogni giorno mi impegno per dar beni  verso il mio prossimo"
" Dovresti essere felice: riceverai denaro a frotte da parte del potere politico sulla base del diritto di cittadinanza"
"Non sono per nulla felice: Io desidero il dovere di cittadinanza, lavorare, dar fondo alle mie qualità progettuali, creare, sviluppare idee dinamiche, applicare il primo articolo della Carta Costituzionale"
" Comincio a capire il tuo legame con il vivere stesso: quella ipotetica fonte economica creerebbe un'economia dopata, disincentivando nell'uomo con scarse fonti economiche il desiderio del lavorare e darsi da fare, creando una società amorfa, fondata su una falsa circolazione del denaro dove lo scambio non esisterebbe"
" Peggio mio amico: nessuna auto responsabilità verso se stessi e la condizione precaria di tanti e quindi, nessun desiderio di svolta fondata sull'impegnarsi sul terreno del lavoro. 
" Vero: ma la stessa cosa per lo oasi fittizie del potere. Perché dovrei  ricercare il meglio della società civile e crear lavoro, quando questo non sarebbe più necessario?"
" Ancor peggio: perché dovrei investire del denaro per mettermi in proprio ed elevare il mio scambio, quando potrei farne a meno ricevendo del denaro senza dover far nulla: Dove sta di casa il dovere di cittadinanza?"
" Sì: immagino che tu sei impegnato a dar scambio, lavorare, darti da fare, pur in assenza di riscontri e se poi avrai qualche fonte economica sarà finalizzata ad alzar le tue capacità di progetto; quindi il tuo sacrosanto dovere di cittadinanza e la gioia profonda etica, quella che porge il più alto livello di felicità"
" Sì: non possedere tempo per girovagare sul nulla, diventando vittima di un'economia dopata. Questa non è dovere di cittadinanza e pazienza se sono inserito in un dato statistico che non indica cosa desidero farne della mia vita"
" Il dovere di cittadinanza"
" Esattamente"     

L'ultimo frammento che ho scelto è il tema dell'istruzione e quante trappole sono inserite all'interno come un'auto con segnali stradali sbagliati e tu vi procedi per finire su una scarpata. 
Anche qui, la strada giusta è sempre il dovere di cittadinanza.

"Anche voi sarete costretti a sperimentare una conoscenza che viene da dentro"



Un ragazzo vitale, a scuola mal visto da tutto in corpo insegnante ed ovviamente i suoi compagni di classe per la sua pretesa di voler sperimentare le origini dell’omicidio in nome delle idee, inventando scenari lontano anni luce dai libri di testo da imparare a memoria come un cavallo con tanto di laccio per trasportar pesi; quelli del non detto.

I suoi voti sempre bassi nelle interrogazioni, forse perché si interroga sull'essenza del vivere e le amnesie dell’istruzione ufficiale, non avendone, è ben felice di aver diversi “Quattro” in pagella, ma alti in forza creativa.

All'uscita dall'istituto scolastico è accerchiato da suoi coetanei con intenti criminosi nei suoi confronti, ma il ragazzo è sereno.

“Cosa volete? Forse annientarmi perché amo sperimentare il sapere e mai smettere di farmi domande, anche all'ora del desio che voi desiderate regalarmi?

Un coro unico nei suoi confronti

“Pensi di essere diverso da noi? Nato con caratteristiche diverse? Ora faremo della tua faccia il nostro bersaglio e smetterai di essere così vitale”

Improvvisamente accade qualcosa: dal cielo piovono scoperte umane create da chi ha amato sperimentare la conoscenza e gli impossibili che finiscono addosso ai bulli del non sapere.

L’insegnante giunge e vedendo gli accadimenti, inizia a gettar via dalle sue tasche vari elementi come: nicchie pagane, maschere, ampolle e abbraccia un libro: David Copperfield di Charles Dickens, decidendo di smettere di far l’aguzzino che vessò un ragazzo amante del far scoperte.

Il ragazzo: “Vedi che in chi genera violenza si annida il germe dell’insegnate che vessò David, anche da parte di qualche coetaneo mio. La chiave del bullismo sta tutta qua, ma vedo che incominciano a giocare con le scoperte umane e gattonare sul prato”

L’insegnante: “Posso iniziare a sperimentare me stessa, spingendo ragazzi a mandar all'aria testi cimiteriali che tu hai smontato. Non è mai tardi per disimparare falso sapere. Nessun ragazzo deve essere punito perché ama sperimentare la conoscenza e nessuna collina di Dover da scalare per scappare dal falso sapere. Quindi dovere di cittadinanza.


Attilio Saletta















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