Questa mia semplice creazione è il tentativo di
descrivere i tanti meccanismi del” Non detto” e del “Non percepito anche se
visto” attraverso la costruzione di brevi opere danzanti, ciascuna con un
titolo, una descrizione di ambienti, musiche e una compagnia di ballo crear le
giuste trame e l’opera stessa divisa in due parti con immagini a darne il
contributo necessario.
Il titolo di questo mio lavoro è: “Una danza di
civiltà”
Come per gli altri lavori e quelli che farò uscire,
chi vorrà contribuire, usando il crowdfunding potrà farlo ed è assai semplice
svolgerlo.
Attilio Saletta.
Viva gli sprovveduti che risolvono cose che chi sa tutto
ritiene impossibili; il mondo è circondato dalle opere degli sprovveduti e
ostacolato da chi sa tutto.
Saletta Attilio....Postepay Evolution.....5333 1710 2190 4897
Codice fiscale: SLTTTL56P24L219W
Saletta Attilio....Postepay Evolution.....5333 1710 2190 4897
Codice fiscale: SLTTTL56P24L219W
Atto primo, scena
prima.
S’odono le musiche
e le sinfonie de, il Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi e quando il
sipario s’apre s’osserva sul fondo del palco a coprir l’intero spazio
l’immagine di un Castello circondato da una natura rigogliosa con le sue
guglie ardimentose e sopra l’immagine, una scritta: le Château du Ballet.
Il palcoscenico è
vuoto e spoglio ed improvvisamente sulle onde della sinfonia Verdiane compaiono
danzatori e danzatrici, ciascuno con maschere da commedie dell’arte che
descrivono ogni atteggiamento umorale umano con vesti bianche che prima danzano
a passi estasiati, quindi sofferti, poi ariosi, inizialmente assieme, poi
ciascuno per proprio conto, quindi sviluppano baruffe finte, concordia, danze
inneggianti all'amore e poi gettano maschere e tuniche bianche e sulle ali
della sinfonia verdiana, appaiono vestiti con abiti semplici ed a passi
felpati ed in circolo sviluppano girotondi ariosi e poi tuffi aggraziati nel
palco, rotolandosi con brio, saltando, uno scavalcando l’altro con senso
estetico, poi creando torri umane improvvise che poi terminano in un gioco di
pose supponenti, poi consenzienti, abbracci e i danzatori escono di scena e
qualche rumore stentoreo s’ode.
Atto primo, scena
seconda.
S’odono le
sinfonie de: La città invisibile di Nicolaj Rimskij Korsakow e dal tetto
discendono sul palcoscenico cubi di cartapesta su ogni faccia titoli di
giornali a caratteri cubitali e fotografe d’individui sempre sulle prime pagine
dei giornali assieme a quelle dei necrologi e due danzatrici sulle ali della
sinfonia trasportar uno striscione con una scritta.
La vita romanzata
dei potenti.
Le due leggiadre
danzatrici escono di scena mentre i cubi cadono a pioggia sul palcoscenico e
poi danzano su e giù con far vorticoso ed assordante.
Giungono ballerini
dalle divise nerastre e corpi ingobbiti e facce violacee che danzando in modo
avvolgente, danzano attorno ai cubi con far sessuato ed iniziano a scrivere
qualcosa con impianti informatici bagnandosi con far avido, tratti del viso con
la lingua e sguardi lascivi mentre un sepolcro imbiancato passa velocemente ed
esce di scena e s’osservano sulle pareti laterali del palcoscenico immagini di dinosauri
e le scene dei film: Intollerance, Brazil,, Metropolis, le notti di
Cabiria e scene tratte da: Andrea Chenièr e l’assassinio nella
cattedrale con il dramma di Beckett in tutta la sua drammaticità e
le scene del Prometeo.
Sul palcoscenico
appaiono danzatori vestiti di doppiopetto con cappelli a tuba che danzano con
carrelli della spesa con visi falsamente sorridenti che danzano con far
avvolgente e dentro i carrelli parole quali: democrazia, libertà, giustizia,
etica, morale, dignità umana, uomo, diritti umani, pari dignità e coraggio fatte
mettendo assieme ossa umane e ballano assieme con i danzatori dalle divise
nerastre, avvolgendo in un ballo macabro cubi che hanno titoli di giornali e
fotografie di persone sempre sulle prime pagine dei giornali e sulle pareti
laterali: immagini di danze di stregoni e fattucchiere con falò accesi.
Il gruppo macabro
continua a danzar con far sessuato ed avvolgente; giungono danzatori dalle
vesti stracciate, visi anneriti, che si trascinano a fatica e sguardi
disperati.
Danzano prima
assieme, poi ciascuno per proprio conto e quando osservano il carrello con le
parole più abusate hanno un coniato di vomito e dalle loro bocche escono le
stesse parole più usate sotto forma di un liquido verdastro e ballano come
liberati con far ariosi ed osservati con acredine dai danzatori in doppiopetto
e da quelli dalle divise nerastre, i quali cercano di catturarli con una serie
di balli avvolgenti e sorrisi finti generando un circuito di danze nel
palcoscenico mentre i cubi continuano a cader e poi salir e scendere e i
carrelli con le parole più usate sono gettate addosso ai danzatori dalle vesti
stracciate e qualcuno ci sale dentro, altri no e sulle pareti s’osservano
indici statistici e cimiteri a perdita d’occhio.
La danza prosegue
con chi non è salito sopra: carrelli che
giacciono cadaveri sul palcoscenico e quelli dalle vesti stracciate gli
spostano perché devono far passar i
danzatori in doppiopetto e quelli dalle vesti nerastre che con far sessuato ed
avvolgente cingono in un ballo macabro le parole più usate che sono gettate dai
carrelli e le parole più usate, mettendo assieme ossa umane ed una danza da
stregoni avviene mentre i cubi continuano a cader e salir e discendere e altri
danzatori giungono con vesti stracciate, visi anneriti e sguardi disperati ed
un uomo, danza con far estetico assieme ad una donna con vesti semplici per
entrambi ed osservano e i danzatori in doppiopetto, quelli dalle vesti nerastre
ballano con far risentito verso di loro con una danza fatta a tic nevrotici e
consegnano delle Black List con far suadente ai danzatori dalle vesti
stracciate mentre i carrelli sono vuoti ed il contenuto è al centro del
palcoscenico ed avviene attorno ad esso una danza macabra usando le parole più
usate e i due danzatori osservano ed escono di scena e la danza si chiude quando sulle pareti
laterali emergono immagine tratte da: Ifigenia, Saul, Il Faust, I Cavalieri,
I Miserabili, Sodoma e Gomorra, la
Regina di Saba, il Tartufo ed il Gattopardo.
I danzatori escono
di scena, ciascuno per proprio conto con far silenzioso e sofferto.
Atto primo, scena
terza.
S’apre il sipario
mentre le Château du Ballet è sempre sullo sfondo del palcoscenico e
s’odono le sinfonie de: Chout Il Buffone di Prokof’ev ed a
palcoscenico vuoto passano due leggiadre donzelle che ballando sulle onde della
sinfonia a passi estetici, mostrano uno striscione.
Le battaglie dei
discorsi e le esigenze di cassa degli stati.
Compaiono piccoli
palchi in ogni dove all'interno del palcoscenico e uomini e donne, vestiti come
buffoni danzano con far sgraziato tra palco e palco con visi esageratamente
paffuti, vesti larghissime e cappelli gonfi che finiscono all'indietro e ceroni
sulle facce marcati in maniera massiccia e danzano saltellando in maniera goffa
e sgraziata in maniera disarmonica e strisciando goffamente, salgono sui palchi
e senza dir parole, muovono le mascelle e le bocche con far vorticoso mentre
sulle pareti laterali del palcoscenico emergono scene d’uomini portati alla
ghigliottina, sapientoni felici e folle dai visi iracondi, dibattiti furibondi
in trasmissioni televisive con partecipanti dai visi stravolti dall'antagonismo e folle di schiavi costruir piramidi.
La battaglia tra i
buffoni, continua sui palchi e s’osservano con occhi di fuoco tra loro;
giungono personaggi danzanti vestiti come foche che danzano con far
estasiato verso i buffoni ed applaudono con far isterico e sgraziato in un
ballo aggrovigliato suscitando l’allegria dei buffoni mentre sui panelli laterali
del palcoscenico emerge la figura della maschera di ferro, il fantasma
dell’opera, le Baccananti e Astolfo ricercar il senno perduto dell’uomo.
La farsa danzante
procede ed appaiono uomini e donne che strisciano danzando con far angosciante
e compare un uomo che danzando con far avvolgente, una tunica nera indossata e
naso incurvato, trasporta un carro e con una danza macabra trascina i danzatori
dai visi angosciati sul carro con far sadicamente allegro osservato con giocosità
dai buffoni e le foche e s’uniscono in un ballo macabro attorno al carro
assieme all'uomo vestito di nero e dal naso incurvato.
La farsa procede
quando i buffoni entrano nel carro e danzando come stregoni, portano via gli
averi ai moribondi, rovistando nelle tasche di loro e le foche applaudono
freneticamente mentre sulle pareti laterali del palcoscenico emergono indici
statistici sulla povertà, l’ingiustizia sociale, la corruzione, l’evasione
fiscale, la malversazione, l’economia illegale, la disoccupazione, lo
schiavismo e la desertificazione del pianeta assieme alle ricchezze immense di
pochi eletti e l’attacco alla spesa sociale.
La danza va avanti
ed emergono mentre la farsa danzante attorno al carro prosegue, uomini, donne e
bambini dalle vesti sgualcite e sguardi persi nel vuoto e danzano a passi
lenti, abbracciandosi tra loro e i buffoni gli invitano con danze avvolgenti ad
entrar nel carro e loro s’allontanano dall'area del carro e i buffoni hanno
atteggiamenti accusatori nei confronti di loro, imitati dalle foche ed assieme,
danzano allegramente attorno al carro e scambiandosi gli averi rubati a dei
moribondi.
Sulle pareti
laterali del palco emergono scene tratte da: Arsenico e vecchi merletti, il
grande inquisitore, il processo, il naso, l’orgia del potere e Germania anno
zero assieme agli indici del debito pubblico, le casse dello stato e le
ricchezze sconfinate dei paradisi fiscali, le tasse pagate da un operaio e
quelle del suo datore di lavoro.
La farsa danzante
termina quando i buffoni con agir
sgraziato ritornano sopra i palchi conteggiando il denaro sottratto a moribondi
con far sadico, le foche applaudono davanti ai palchi, il carro e l’uomo nero
escono di scena, assieme a quelli che non hanno voluto entrar nel carro ed una
folata di vento sconvolge lo scenario e i palchi vanno in mille pezzi, le foche
e i buffoni finiscono contro le pareti del palco e i moribondi ritornano in
scena, il vento cala, i moribondi con danze allegre s’avvicinano ai buffoni e
alle foche ed allungano le mani all'altezza dei cuori dei buffoni e le foche,
le loro mani cingono in una danza leggiadra i loro cuori e danzano felici sulle
ali dell’amore mentre foche e buffoni escono mestamente di scena con delle
etichette nelle mani e la sinfonia termina con questo ultimo frammento.
Atto primo, scena
quarta.
S’apre il
palcoscenico spoglio a parte l’immagine fissa de le Château du Ballet; s’odono
le sinfonie de. Grandi Duchesse di Gèrolstein composta da Jacques
Offembach e due leggiadri danzatrici sulle ali della sinfonia mostrano uno
striscione.
Come rendere
inutile l’utile e il dannoso benevolo.
Le due danzatrici
lasciano la scena con far gaio.
Nel palcoscenico
emergono vari ingombri: carcasse d’auto, scalini impervi, strisce pedonali
invase dall'immondizia, calcinacci, statue di sale, pile di giornali,
televisori rotti, materiale informatico fumante, cartelloni elettorali
ingombranti, cibi inutilizzati, radio spaccate, materiale ferroso e argilla
sciolta mentre sulle pareti laterali emergono indici statistici sulle incidenze
delle scelte alimentari dell’uomo sulle malattie oncologiche, l’incremento
delle patologie genetiche, l’alcolismo tra gli adolescenti, i danni delle
polveri sottili, la salita delle incidenze delle malattie per abuso
farmaceutico come le malattie iatrogene, la crescita economica delle industrie
del tabagismo e delle bevande alcoliche e degli stupefacenti.
Una danza
particolare avviene: giovani madri danzano con far difficoltoso con passeggini
con dentro i loro pargoli cercando di farsi largo tra gli ingombri con danze
estetiche, muovendo gli arti sulle ali della creatività per evitar di finire
inghiottiti dagli ingombri, uomini su carrozzine cercano anche loro di farsi
largo tra gli ingombri ed osservano le giovani madri far altrettanto ed allora
una danza congiunta avviene tra loro tra ingombro ed ingombro in una battaglia
silenziosa di dignità ed ogni ingombro suscita danze giocose per evitarli.
Giovani donne e
uomini danzano con far difficoltoso esibendo pagelle scolastiche dall'alta votazione
tra ingombro ed ingombro e assieme alle giovani madri e gli uomini in
carrozzina danzano con vesti sgualcite mentre da una parte emergono danzatori
dai visi supponenti e saccenti, vestiti di gran lusso e facce assenti che
danzano stringendo tra le mani la copertina di un manuale: il perfetto
mediocre.
Sulle pareti
laterali del palcoscenico emergono immagini tratte da: il fantasma della
libertà, la fattoria degli animali, quarto potere, il misantropo, le anime
morte, pranzo reale e gli indici statistici dei pedoni uccisi da
automobilisti in preda da alcolismo, abuso da farmaci e inciviltà.
Nello scenario
danzante appaiono danzatori con dei carrelli della spesa pieni e lì lanciano
verso i supponenti e saccenti, il carrello è vuoto e la danza sofferta agisce
mentre i supponenti e saccenti ballano con gli averi con far sinuoso con
sorrisi finti e bocche larghe mentre sulle pareti laterali del palcoscenico
emergono facce irose dalle molte bocche che mangiano con ingordigia su tavolate
immense e folle di diseredati vessate da balzelli dagli uomini dalle bocche
larghe ed insaziabili.
La farsa tragica
termina quando una tempesta benevola fa volare gli ingombri e sotterra i
supponenti e saccenti, creando un’unica forma a fungo ed allora le giovani
madri, quelli in carrozzina, i ragazzi e le ragazze dall'alto rendimento
scolastico e quelli con i carrelli vuoti danzano felici sulle ali della
creatività cingendo allegramente il fungo con una danza briosa e cibi naturali
cadono sul palco e uomini e donne imitano le movenze di un felino, un uccello,
il muovere del vento sui rami di un albero, il danzar di pesci nell'acqua, la
caduta della pioggia, il correre di un quadrupede, la primavera che entra in
azione con il risveglio della natura e sui lati del palcoscenico: emergono
immagini della primavera, l’estate, l’autunno, l’inverno, la pioggia, il vento,
la neve, il muovere di un piccolo ruscello e l’amore sbocciar tra un uomo ed
una donna e nelle vicinanze, quello tra due gazzelle e la sinfonia termina e i
danzatori escono di scena.
Atto primo, scena
quinta.
S’apre in sipario
ed emergono ingombri di televisori con uomini e donne a spedirsi astio, porte
disseminate lungo il palcoscenico con indici statistici sulla povertà e la
disoccupazione, le ricchezze immonde e la corruzione.
Le sinfonie sono
quelle de: Music of change di John Cage.
Due leggiadre donzelle
a passi di danza con uno striscione con una scritta.
Dietro un indice
statistico esistono esseri umani.
Le due donzelle
escono di scena.
Compare un uomo dal
volto semplice che danza a passi calmi ed osserva lo scenario a passi quasi
striscianti e posati e con calma spegne i televisori con far sereno.
Ora emergono sulla
scena un gruppo di danzatori irosi che circondano l’uomo con vestiti sgraziati
e facce bluastre e con ira, mulinando bocche senza che emerga sillaba e gettano
per terra a passi disarmonici l’uomo e accendono i televisori e nuovamente le
facce irose riappaiono e i danzatori ballano con far iracondo sul palcoscenico
mente sulle pareti laterali emergono le scene de: quinto potere, affari
sporchi, il sacco di Roma, i misteri dei giardini di copton house e la fiera
delle vanità.
L’uomo incurante
del trambusto, mentre i danzatori ballano con antagonismo con pose sgraziate e
visi stravolti, danza con passi calmi e s’avvicina alla porta che indica indici
statistici sulla povertà, apre la porta…
Danzatori dalle
vesti bucate, sguardi segnati ballano con far sofferto con pochi averi legati
su borse di corda e bambini giocano danzando con dei rifiuti urbani, qualcuno
giace senza vita poco distante con un foglio dove emerge ciò che poteva far in
vita ed impedito dalla mediocrità e il fantasma appena deceduto danza con altri
fantasmi che osservano l’immagine di un palazzo imperioso e spariscono di scena
assieme al palazzo imperioso e s’odono grida di terrore e fughe precipitose e
l’uomo semplice, danza con i danzatori dalle vesti bucate in una danza della
povertà, trasformando le borse di corda in un capello magico che fa volare
pupazzi inanimati verso la zona dominata da schermi televisivi e la danza
diventa ariosa.
L’uomo apre la
porta danzando che indica la corruzione e quando l’apre…
Uomini vestiti
elegantemente e dalle bocche larghe danzano con i loro cappelli a tuba e ridono
sadicamente osservando la distruzione ambientale di un paese che possono vedere
e balli incestuosi avvengono, prendendo dei pupazzi raffiguranti uomini con
degli aghi che s’infilano dentro i pupazzi e s’accendono sigari con balli
macabri con volantini elettorali e biglietti da cento euro.
L’uomo esce ed
apre la successiva che indica le ricchezze immonde di qualcuno e quando l’apre…
Uomini e donne
vestiti di stracci danzano davanti a specchi e vicino, abiti di gran lusso e
portafogli ricolmi e ballano con far sofferto e piangente strofinandosi cipolle
sugli occhi e la danza prosegue davanti agli specchi con movenze da commedianti
che girano su loro stessi con far vorticoso e s’accasciano piangenti in
ginocchio, davanti allo specchio con far imploranti.
Poi s’alzano giocosi
e ballano con ariosità e indossano danzando abiti di lusso, prendono i
portafogli pieni e irridono alle divise di stracci che avevano, appena
indossato e la danza macabra avviene e l’uomo disgustato esce e danzando con
far sofferto giunge nella porta che indica i livelli della disoccupazione e
quando l’apre…
Giovani danzano
con far sofferto attorno a titoli di studio fatti di cartapesta; vi salgono
sopra, ballano sulle ali della creatività e sui lati del palcoscenico… emergono
immagini di fiumi ripuliti dai detriti e l’inquinamento, case antiche rimesse a
nuovo, la natura che riprende il suo posto, luoghi artistici restaurati e il
testo di una legge dove la mediocrità è considerata un reato e palazzi austeri
circondati da insolenti dai visi radiosi.
La farsa danzante
termina con televisori che si spengono e uomini e donne che si sentono persi e
vagano per il palcoscenico con una danza disperata e l’uomo semplice che danza
ed osserva in silenzio con un filo d’ironia mentre la sinfonia termina ed un
vento spazza via tutto e quando termina, una danza sulle ali dell’amore emerge
con capriole giocose che pongono termine alla farsa danzante e il corpo di
ballo esce di scena.
Atto primo, scena
sesta.
Due giovani
donzelle passano con uno striscione con una scritta.
C’è ancora vita
sulla terra.
S’odono le musiche
della sinfonia de: Concerto per arpa e flauto opera K 299 di Mozart ed
il palcoscenico presenta diversi scatoloni in varie parti del palcoscenico,
massi di cartapesta e alberi appassiti ed in pochi istanti appaiono danzatori
dai visi stravolti che danzando, crollano senza vita tra gli scatoloni e i
massi di cartapesta e cadono a pioggia titoli di giornali e fotografie di
persone sempre sulle prime pagine dei giornali.
Improvvisamente i
danzatori si destano, gli scatoloni s’aprono come i massi fatti di cartapesta e
sulle onde di una danza ariosa, il corpo di ballo getta dentro gli scatoloni e
i massi di cartapesta, titoli di giornali e figure di persone sempre sulle
prime pagine dei giornali che spariscono rapidamente e gli alberi riprendono
vita e la danza allegra si sviluppa con vivacità con le mani dei danzatori che
cingono con affetto i loro cuori e sulle ali dell’amore, avviene la danza e sui
lati del palcoscenico emergono immagini della creazione umana, contrapposte
alle guerre in nome della libertà con immagini tratte da: Il senso della
vita.
Atto primo, scena
settima.
Il palco presenta
uomini e donne in catene; ma ciascuno possiede il grimaldello per liberarsi
mentre davanti vi sono televisori e dichiarazioni ufficiali di politicanti.
Due donzelle
passano con uno striscione.
La vita non è
incatenarsi in un groviglio di nonsense.
La sinfonia
musicale è quella de: La Scala di Seta di Gioacchino Rossini.
Immobili uomini e
donne in catene osservano un televisore dove gli iracondi danno il meglio ed
improvvisamente, una donna prede il grimaldello in mano e gli altri cercano
d’impedirle d’usarlo.
La donna riesce a
slegarsi dalle catene ed inizia a ballar con far giocoso con giravolte continue
e passi estetici lungo il palcoscenico mentre gli altri osservano risentiti la
donna.
Lei passa all'azione: con far allegro libera dalle catene gli altri, ma costoro non
vogliono uscir dalle loro catene.
La donna danzando,
toglie le catene agli altri, ma costoro agiscono come se avessero ancora le
catene.
La farsa danzante
termina quando i televisori e le dichiarazioni imperiose spariscono e
discendono dei gufi imbalsamati ed improvvisamente, il corpo di ballo
danza felice sulle ali dell’inventiva con un agir saltellante, brioso, allegro,
con vesti che svolazzano, capelli che ondeggiano ed un tuffo giocoso pone
termine alla farsa mentre sui lati del palcoscenico emergono le maschere della
commedia dell’arte e scene tratte da: L’importanza di chiamarsi Ernesto.
Atto primo, scena
ottava.
Il palco è vuoto e
le musiche sono della sinfonia de: la Bella Addormentata nel Bosco di P. I. Caikovskij
e due giovani donzelle passano con far danzante con uno striscione.
Vita da pulzella.
Il palco s’anima
con donne vestite con abiti azzurri e parrucche viola che danzando a balzi con
far sgraziato ballano e compaiono travi con pietre nel mezzo e giocano ad andar
su e giù in un gioco di posizioni e poi saltano con balzi all'indietro, facendo
veder le loro sottovesti sotto gli abiti e le gonne azzurre.
Compaiono giovani
donzelle vestite di veli conturbanti e danzano assieme alle donne dalle vesti
azzurre e con far estasiato, le giovani donne sono trasportate al centro del
palco e nello stesso istante, fa la sua comparsa, un robusto uomo dalle sopracciglia
folte, un cappellaccio nero, denti a sciabola ed occhi di fuoco che inizia
danzando con far avvolgente ad osservar le giovani donzelle, avidamente con la
bocca mentre sulle pareti laterali del palcoscenico appaiono immagini d’orchi
presi da fiabe per infanti e titoli di giornali con resoconti di pulzelle che
scendono da auto di gran lusso, scortate dalla polizia e uomini di stato ad
accoglierle.
Le donne dalle
parrucche viola danzano felici mentre le giovani donne sono accompagnate dall'uomo dagli occhi a sciabola fuori del palcoscenico e volano nel luogo
della rappresentazione: giarrettiere, stivali bianchi con tacco alto, un
volantino elettorale ed un manichino vestito in doppiopetto ed una maschera da
commedia dell’arte assieme all'immagine di un orco e le donne dalle parrucche
viola danzano felici e spariscono dalla scena mentre la sinfonia termina.
Atto primo, scena
nona.
Ricompaiono le due
donzelle che danzando con far leggiadro, trasportando uno striscione.
La farsa del
morto.
S’apre la scena
con un uomo riverso al suolo e senza vita apparente e quattro uomini facoltosi,
vestiti elegantemente e cappelli a tuba, discutono danzando attorno al morto
non dicendo nulla, ma muovendo bocche e mascelle con far vorticoso e le musiche
sono quelle de: Respect di Otis Redding e la battaglia danzante degli
uomini facoltosi continua con più virulenza, attorno al corpo senza vita di un
morto.
Improvvisamente il
morto sì desta felice e balla allegramente e gli uomini facoltosi, vedendo
l’uomo danzano adirati ed inseguono l’uomo con dei coltelli appuntiti su una
mano, sull'altra testi che parlano di democrazia e l’uomo danza con far
brioso, saltellando allegramente e gli uomini facoltosi, inseguono l’uomo
attorno al palco ed improvvisamente i cappelli a tuba volano via, poi le
giacche, i pantaloni e rimangono in mutande e l’uomo ride felice ballando con
far burlesco e un vento fa volar via ogni cosa e l’uomo danza a salti ariosi
per il palcoscenico mentre la musica termina ed esce di scena.
Ultima scena del
primo atto.
Le due donzelle
passano velocemente per il palcoscenico con uno striscione.
L’incantatore
moderno.
La sinfonia de: Il
Concerto il La minore di Robert Alexander Shumann suona le sue armonie,
compaiono diversi televisori e sopra: boccette d’incenso, mostri di plastica e
cappelli da strega, un ago appuntito ed una mela bacata assieme ad un gufo
imbalsamato ed un cervello avvolto dalle ragnatele.
Una danza avviene
con l’arrivo di stregoni e fattucchiere che danzano attorno ai televisori in
una danza da stregoni e gettano gocce e l’intera area è avvolta da vapori
densi.
La nube sparisce e
s’osservano uomini e donne vestiti di stracci che danzano con far disperato e
ricchi uomini danzano ariosi con ampolle fumanti che prelevano direttamente
dagli schermi televisivi, consegnati loro da strane mani ossute e gli uomini
vestiti di stracci, vagano strisciando per il palco e i ricchi facoltosi
danzano sadicamente ariosi mentre sulle pareti laterali del palcoscenico
emergono programmi televisivi che descrivono la vita dei ricchi, ville
sfarzose, famiglie agiate e teatri di guerra con uomini senza vita dai corpi
dilaniati da moschetti incurvati e ricchi piangenti perché non possono
delinquere in pace.
Una nube avvolge
l’intero palcoscenico e la musica termina ed anche il primo atto dell’opera
danzante.
Inizio secondo
atto.
Secondo Atto,
scena prima.
S’apre il sipario
e s’osservano enormi occhi che danzano partendo dalla volta del teatro che
vanno su ed in giù senza soste e le musiche sono quelle de: L’Alceste di
Jean Baptiste Lully.
Le due donzelle
riappaiono danzando con uno striscione.
Il grande occhio.
Compaiono uomini e
donne che danzano tra occhio ed occhio con strumenti informatici a loro
disposizione e i grandi occhi osservano interessati e sulle pareti laterali del
palcoscenico, appaiono le rendite finanziarie dei social network, le grandi aziende
che producono sistemi operativi e titoli di borsa.
La danza prosegue
con i ballerini che si nascondono sotto delle scrivanie con strumenti
informatici e i grandi occhi discendono sotto le scrivanie con far avvolgente
ed i danzatori, lasciano gli strumenti informatici e danzano correndo a passi
dinamici ed inseguiti dai grandi occhi e il corpo di ballo esce di scena e i
grandi occhi, rimangono nel palcoscenico e calano pupazzi senza vita e senza
occhi ed i grandi occhi osservano i pupazzi senza occhi e la farsa termina come
la musica.
Atto secondo,
scena seconda.
Le due donzelle a
passo di danza saltellante hanno uno striscione con una scritta.
La clessidra, lo
specchio ed il tempo.
Le musiche sono
quelle de: My Fair Lady di Alan Jay Lerner e Frederick Loewe e
s’osservano enormi clessidre e specchi e uomini e donne giungono danzando con
facce ricoperte da cerone, visi tirati e parrucche gonfiate verdi ed iniziano a
danzar con passi avvolgenti attorno agli specchi facendogli le boccacce e
quindi danzano a mosse ansiose attorno alle clessidre, le gettano per terra,
cercano di sfasciarle con far disperato, la danza ha successo e le clessidre
sono distrutte; ma al loro posto né giungono altre, molte altre e il numero
aumenta e il corpo di ballo e circondato da clessidre e specchi ed orologi che
vanno solo in avanti e una nube densa avvolge il palcoscenico e quando
sparisce, s’osservano scheletri ,vasetti di silicone e facce avvolte dalla
plastica assieme ad orologi che vanno in
avanti e la farsa termina assieme alla musica.
Atto secondo,
scena terza.
Le due donzelle
passano per il palcoscenico a passi danzanti con uno striscione.
Qualcosa che mai
va in panne.
Le musiche che
s’odono sono quelle della Griselda di Alessandro Scarlatti ed il
palcoscenico mostra un lago ed attorno ad esso, danzatori dai volti disperati
con i loro strumenti informatici andati in panne e ciascuno s’isola dall'altro con la propria disperazione e sulle pareti laterali del palcoscenico, ecco emergere scene tratte da: il settimo sigillo, interiors, september, Paris Texas,
sino alla fine del mondo, il cielo sopra Berlino e Ossessione.
I volti dei
danzatori sono sempre più disperati attorno ad un lago con i loro strumenti
informatici andati in panne; poi distolgono lo sguardo dai loro strumenti
informatici ed iniziano ad osservarsi, prima con titubanza, strisciando con una
danza lenta, s’avvicinano tra loro, poi s’alzano, il ritmo del ballo aumenta,
s’incontrano, s’osservano, la danza prende ritmicità elevate e i danzatori
ballano sulle ali della creatività attorno ad un lago che è circondato da
uomini e donne che s’uniscono in un unico abbraccio e corrono giocosi e
spariscono dalla scena e la musica termina assieme alla piccola farsa.
Atto secondo,
scena quarta.
Le due danzatrici
passano danzando sul palcoscenico con uno striscione.
Il reticolato.
Le musiche sono
tratte dalla sinfonia del Faust di Wagner ed appaiono uomini e donne,
inseriti in un fitto reticolato di corde, funi, travi e celle ed ognuno
incapace di vedere l’altro e la danza sembra un agir a vuoto dove il corpo di
ballo cerca d’andar da qualche parte; ma rimane sempre nello stesso posto e i
volti sì fanno angosciati.
Sulle pareti
laterali del palcoscenico appaiono titoli di giornali a caratteri esclamativi,
scene di genuflessioni volontarie dell’Antico Egitto, libri che promettono la
panacea, tomi dell’assolutismo, binari morti mai più usati e treni arrugginiti,
sguardi accusatori di censori, scene tratte dalla Metamorfosi, Il Ritratto, sguardi
arcigni d’untori e liberi pensatori descritti come appestasti e le imprese dei Lanzichenecchi
e sacchi pieni carpiti da uomini di stato ed affaristi senza scrupoli.
Il corpo di ballo
è sempre all'interno del fitto reticolato ed osservano le scene appena dette, i
loro sguardi s’allargano, emergono sorrisi sinceri, le braccia divaricate come
i loro arti inferiori e il fitto reticolato si disgrega e danzatori e
danzatrici ballano felici sul palcoscenico in un gioco di pose estetiche e
uomini e donne, con dei televisori in testa, gli inseguono con far adirati con
funi, corde e reticolati e gli inseguiti bloccano i loro passi, legano gli
altri in un fitto reticolato e lasciano la scena con far ariosi e visi
burleschi e la farsa termina assieme alla musica ed emerge il Faust che
applaude ed annuisce.
Atto secondo,
scena quinta.
Le due donzelle
passano sul palcoscenico danzando con far arioso con uno striscione.
Don Abbondio non
abita nei nostri cuori; solo in chi ne parla.
Le sinfonie
musicali sono de: Il Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini.
Sul palcoscenico
emergono oasi naturali con Querce, Scoiattoli briosi, Fenicotteri e
Oleandri.
Appare un corpo di
ballo ed inizia ad imitar le pose di Querce, Scoiattoli, Fenicotteri e
Oleandri.
Le Querce, gli
Scoiattoli, i Fenicotteri e gli Oleandri imitano le pose dell’uomo nei suoi
vari stadi umorali con far fantasioso.
Il corpo di ballo
e gli elementi naturali danzano assieme sulle ali dell’inventiva in un ballo
giocoso mentre sulle pareti laterali del palcoscenico emergono sigle di
telegiornali, la figura di Don Abbondio, il Grande Inquisitore, schiavi che
issano blocchi di granito per costruir piramidi e palchi d’Autorità a salutar
soldati.
La farsa termina
come la sinfonia musicale.
Atto secondo,
scena sesta.
Le due donzelle
con far danzante passano sul palcoscenico con uno striscione.
I mascherati e
quelli senza maschere.
La sinfonia
musicale è quella de: Histoires Naturelles di Maurice Ravel.
Giungono nel
palcoscenico diversi uomini e donne dai visi paffuti, sguardi strabici e corpi
sformati che danzano goffamente, saltando e rialzandosi a fatica; fanno la loro
comparsa armadi incurvati e malfermi e i danzatori avvolgono gli armadi con
danze sessuate e ridicole.
Nello stesso
istante aprono gli armadi ed appaiono un’enormità di maschere da indossar ed
inizia la danza.
Indossano quelle
burlesche e danzano con far sgraziato nel palcoscenico, prendendosi a manate,
l’uno con l’altro, prendono quelle da viso semplice, ballano con far leggiadro
e innocente, quelle da uomo risoluto, danzano cercando di non osservar cosa la
mano fa mentre danzano con un coltello nelle mani, una maschera sofferente,
ballano con far sofferto soffiandosi il naso con dei volantini elettorali e
l’indirizzo dei loro azzeccagarbugli, maschere da dementi, danzano con far
burlesco imitando le pose di comizianti dalle pose risolute, facce irate,
danzano come i cani che si girano su loro stessi quattro volte prima di
sdraiarsi.
Improvvisamente
fanno la loro comparsa uomini e donne senza maschere e dai visi semplici che
danzano sulle ali della sinfonia musicale con far arioso e i mascherati,
vedendoli, si nascondono dentro gli armadi pieni di maschere e i danzatori dai
visi semplici, trasportano gli armadi fuori del palcoscenico e la danza gioiosa
avviene senza ostacoli e da ogni parte, calano maschere e sui lati del
palcoscenico: immagini di dibattiti parlamentari, conferenze stampa, film di
gangster, manifesti elettorali, film noir, dibatti televisivi, film
dell’orrore, scantinati con tavolacci e coltellacci e dispute elettorali con
devastazioni ambientali subito dopo.
La farsa danzante
termina con il corpo di ballo che esce di scena con la sinfonia musicale che
termina.
Ultima scena della
farsa danzante.
Le due donzelle
passano con far danzante con uno striscione.
Perché prima non
riuscivo a capire cose che io ero in grado di capire?
La sinfonia
musicale e quella de: Così fan tutte, ossia la scuola degli amanti di
Mozart.
Sulla scena appare
un uomo con un enorme masso in testa fatto con titoli di giornali, tomi
dell’assolutismo, assieme delle parole più usate, testi d’economia politica e
in cima, punti esclamativi e danza con far difficoltoso e sofferto.
Giunge una gentil
donzella che danza attorno all'uomo con far divertita e spensierata con la sua
fronte ampia e sguardo furbetto e poi blocca il suo agire, ponendo le mani sui
fianchi, le gambe divaricate e muovendo il suo intero corpo in maniera ritmica
ad ogni sua mossa, accade qualcosa all'uomo.
Prima cadono i
punti esclamativi sul palcoscenico e l’uomo inizia a danzar meglio, poi testi
d’economia politica e la sua danza diventa più libera, quindi cadono le parole
più usate sul pavimento del palcoscenico e l’uomo inizia a ballar con far
estetico in un atto liberatorio, quindi i tomi dell’assolutismo ed inizia a
danzar con la donna sulle ali dell’amore mentre la sinfonia musicale fornisce
la giusta armonia, poi i titoli dei
giornali e la danza tra i due diventa ariosa, felice mentre un colpo di vento
fa sparir gli elementi dell’enorme masso e la danza tra i due par senza
ostacoli e il sipario si chiude e l’opera ballet termina.
Ho un sogno da realizzare: sporcarmi le mani con la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; un desiderio che ho da quando ero un bambino e spero che chi ha appena iniziato il suo percorso di vita abbia più diritti di quest'epoca che pare non averne più alcuno.
Attilio Saletta.
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