mercoledì 16 marzo 2016

Una danza di civiltà: opera ballet di Attilio Saletta.


Questa mia semplice creazione è il tentativo di descrivere i tanti meccanismi del” Non detto” e del “Non percepito anche se visto” attraverso la costruzione di brevi opere danzanti, ciascuna con un titolo, una descrizione di ambienti, musiche e una compagnia di ballo crear le giuste trame e l’opera stessa divisa in due parti con immagini a darne il contributo necessario.
Il titolo di questo mio lavoro è: “Una danza di civiltà”                                       
Come per gli altri lavori e quelli che farò uscire, chi vorrà contribuire, usando il crowdfunding potrà farlo ed è assai semplice svolgerlo.
                                                     Attilio Saletta.

Viva gli sprovveduti che risolvono cose che chi sa tutto ritiene impossibili; il mondo è circondato dalle opere degli sprovveduti e ostacolato da chi sa tutto.

Saletta Attilio....Postepay Evolution.....5333 1710 2190 4897
Codice fiscale:  SLTTTL56P24L219W





Atto primo, scena prima.



S’odono le musiche e le sinfonie de, il Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi e quando il sipario s’apre s’osserva sul fondo del palco a coprir l’intero spazio l’immagine di un Castello circondato da una natura rigogliosa con le sue guglie ardimentose e sopra l’immagine, una scritta: le Château du Ballet.

Il palcoscenico è vuoto e spoglio ed improvvisamente sulle onde della sinfonia Verdiane compaiono danzatori e danzatrici, ciascuno con maschere da commedie dell’arte che descrivono ogni atteggiamento umorale umano con vesti bianche che prima danzano a passi estasiati, quindi sofferti, poi ariosi, inizialmente assieme, poi ciascuno per proprio conto, quindi sviluppano baruffe finte, concordia, danze inneggianti all'amore e poi gettano maschere e tuniche bianche e sulle ali della sinfonia verdiana, appaiono vestiti con abiti semplici ed a passi felpati ed in circolo sviluppano girotondi ariosi e poi tuffi aggraziati nel palco, rotolandosi con brio, saltando, uno scavalcando l’altro con senso estetico, poi creando torri umane improvvise che poi terminano in un gioco di pose supponenti, poi consenzienti, abbracci e i danzatori escono di scena e qualche rumore stentoreo s’ode.

Atto primo, scena seconda.



S’odono le sinfonie de: La città invisibile di Nicolaj Rimskij Korsakow e dal tetto discendono sul palcoscenico cubi di cartapesta su ogni faccia titoli di giornali a caratteri cubitali e fotografe d’individui sempre sulle prime pagine dei giornali assieme a quelle dei necrologi e due danzatrici sulle ali della sinfonia trasportar uno striscione con una scritta.


La vita romanzata dei potenti.

Le due leggiadre danzatrici escono di scena mentre i cubi cadono a pioggia sul palcoscenico e poi danzano su e giù con far vorticoso ed assordante.

Giungono ballerini dalle divise nerastre e corpi ingobbiti e facce violacee che danzando in modo avvolgente, danzano attorno ai cubi con far sessuato ed iniziano a scrivere qualcosa con impianti informatici bagnandosi con far avido, tratti del viso con la lingua e sguardi lascivi mentre un sepolcro imbiancato passa velocemente ed esce di scena e s’osservano sulle pareti laterali del palcoscenico immagini di dinosauri e le scene dei film: Intollerance, Brazil,, Metropolis, le notti di Cabiria e scene tratte da: Andrea Chenièr e l’assassinio nella cattedrale con il dramma di Beckett in tutta la sua drammaticità e le scene del Prometeo. 

Sul palcoscenico appaiono danzatori vestiti di doppiopetto con cappelli a tuba che danzano con carrelli della spesa con visi falsamente sorridenti che danzano con far avvolgente e dentro i carrelli parole quali: democrazia, libertà, giustizia, etica, morale, dignità umana, uomo, diritti umani, pari dignità e coraggio fatte mettendo assieme ossa umane e ballano assieme con i danzatori dalle divise nerastre, avvolgendo in un ballo macabro cubi che hanno titoli di giornali e fotografie di persone sempre sulle prime pagine dei giornali e sulle pareti laterali: immagini di danze di stregoni e fattucchiere con falò accesi.

Il gruppo macabro continua a danzar con far sessuato ed avvolgente; giungono danzatori dalle vesti stracciate, visi anneriti, che si trascinano a fatica e sguardi disperati.
Danzano prima assieme, poi ciascuno per proprio conto e quando osservano il carrello con le parole più abusate hanno un coniato di vomito e dalle loro bocche escono le stesse parole più usate sotto forma di un liquido verdastro e ballano come liberati con far ariosi ed osservati con acredine dai danzatori in doppiopetto e da quelli dalle divise nerastre, i quali cercano di catturarli con una serie di balli avvolgenti e sorrisi finti generando un circuito di danze nel palcoscenico mentre i cubi continuano a cader e poi salir e scendere e i carrelli con le parole più usate sono gettate addosso ai danzatori dalle vesti stracciate e qualcuno ci sale dentro, altri no e sulle pareti s’osservano indici statistici e cimiteri a perdita d’occhio.

La danza prosegue con chi non è salito sopra:  carrelli che giacciono cadaveri sul palcoscenico e quelli dalle vesti stracciate gli spostano perché devono far  passar i danzatori in doppiopetto e quelli dalle vesti nerastre che con far sessuato ed avvolgente cingono in un ballo macabro le parole più usate che sono gettate dai carrelli e le parole più usate, mettendo assieme ossa umane ed una danza da stregoni avviene mentre i cubi continuano a cader e salir e discendere e altri danzatori giungono con vesti stracciate, visi anneriti e sguardi disperati ed un uomo, danza con far estetico assieme ad una donna con vesti semplici per entrambi ed osservano e i danzatori in doppiopetto, quelli dalle vesti nerastre ballano con far risentito verso di loro con una danza fatta a tic nevrotici e consegnano delle Black List con far suadente ai danzatori dalle vesti stracciate mentre i carrelli sono vuoti ed il contenuto è al centro del palcoscenico ed avviene attorno ad esso una danza macabra usando le parole più usate e i due danzatori osservano ed escono di scena  e la danza si chiude quando sulle pareti laterali emergono immagine tratte da: Ifigenia, Saul, Il Faust, I Cavalieri, I Miserabili, Sodoma e Gomorra,  la Regina di Saba, il Tartufo ed il Gattopardo.

I danzatori escono di scena, ciascuno per proprio conto con far silenzioso e sofferto.

Atto primo, scena terza.



S’apre il sipario mentre le Château du Ballet è sempre sullo sfondo del palcoscenico e s’odono le sinfonie de: Chout Il Buffone di Prokof’ev ed a palcoscenico vuoto passano due leggiadre donzelle che ballando sulle onde della sinfonia a passi estetici, mostrano uno striscione.



Le battaglie dei discorsi e le esigenze di cassa degli stati.

Compaiono piccoli palchi in ogni dove all'interno del palcoscenico e uomini e donne, vestiti come buffoni danzano con far sgraziato tra palco e palco con visi esageratamente paffuti, vesti larghissime e cappelli gonfi che finiscono all'indietro e ceroni sulle facce marcati in maniera massiccia e danzano saltellando in maniera goffa e sgraziata in maniera disarmonica e strisciando goffamente, salgono sui palchi e senza dir parole, muovono le mascelle e le bocche con far vorticoso mentre sulle pareti laterali del palcoscenico emergono scene d’uomini portati alla ghigliottina, sapientoni felici e folle dai visi iracondi, dibattiti furibondi in trasmissioni televisive con partecipanti dai visi stravolti dall'antagonismo e folle di schiavi costruir piramidi.

La battaglia tra i buffoni, continua sui palchi e s’osservano con occhi di fuoco tra loro; giungono personaggi danzanti vestiti come foche che danzano con far estasiato verso i buffoni ed applaudono con far isterico e sgraziato in un ballo aggrovigliato suscitando l’allegria dei buffoni mentre sui panelli laterali del palcoscenico emerge la figura della maschera di ferro, il fantasma dell’opera, le Baccananti e Astolfo ricercar il senno perduto dell’uomo.

La farsa danzante procede ed appaiono uomini e donne che strisciano danzando con far angosciante e compare un uomo che danzando con far avvolgente, una tunica nera indossata e naso incurvato, trasporta un carro e con una danza macabra trascina i danzatori dai visi angosciati sul carro con far sadicamente allegro osservato con giocosità dai buffoni e le foche e s’uniscono in un ballo macabro attorno al carro assieme all'uomo vestito di nero e dal naso incurvato.

La farsa procede quando i buffoni entrano nel carro e danzando come stregoni, portano via gli averi ai moribondi, rovistando nelle tasche di loro e le foche applaudono freneticamente mentre sulle pareti laterali del palcoscenico emergono indici statistici sulla povertà, l’ingiustizia sociale, la corruzione, l’evasione fiscale, la malversazione, l’economia illegale, la disoccupazione, lo schiavismo e la desertificazione del pianeta assieme alle ricchezze immense di pochi eletti e l’attacco alla spesa sociale.

La danza va avanti ed emergono mentre la farsa danzante attorno al carro prosegue, uomini, donne e bambini dalle vesti sgualcite e sguardi persi nel vuoto e danzano a passi lenti, abbracciandosi tra loro e i buffoni gli invitano con danze avvolgenti ad entrar nel carro e loro s’allontanano dall'area del carro e i buffoni hanno atteggiamenti accusatori nei confronti di loro, imitati dalle foche ed assieme, danzano allegramente attorno al carro e scambiandosi gli averi rubati a dei moribondi.
Sulle pareti laterali del palco emergono scene tratte da: Arsenico e vecchi merletti, il grande inquisitore, il processo, il naso, l’orgia del potere e Germania anno zero assieme agli indici del debito pubblico, le casse dello stato e le ricchezze sconfinate dei paradisi fiscali, le tasse pagate da un operaio e quelle del suo datore di lavoro.

La farsa danzante termina quando i buffoni con  agir sgraziato ritornano sopra i palchi conteggiando il denaro sottratto a moribondi con far sadico, le foche applaudono davanti ai palchi, il carro e l’uomo nero escono di scena, assieme a quelli che non hanno voluto entrar nel carro ed una folata di vento sconvolge lo scenario e i palchi vanno in mille pezzi, le foche e i buffoni finiscono contro le pareti del palco e i moribondi ritornano in scena, il vento cala, i moribondi con danze allegre s’avvicinano ai buffoni e alle foche ed allungano le mani all'altezza dei cuori dei buffoni e le foche, le loro mani cingono in una danza leggiadra i loro cuori e danzano felici sulle ali dell’amore mentre foche e buffoni escono mestamente di scena con delle etichette nelle mani e la sinfonia termina con questo ultimo frammento.

Atto primo, scena quarta.



S’apre il palcoscenico spoglio a parte l’immagine fissa de le Château du Ballet; s’odono le sinfonie de. Grandi Duchesse di Gèrolstein composta da Jacques Offembach e due leggiadri danzatrici sulle ali della sinfonia mostrano uno striscione.


Come rendere inutile l’utile e il dannoso benevolo.

Le due danzatrici lasciano la scena con far gaio.

Nel palcoscenico emergono vari ingombri: carcasse d’auto, scalini impervi, strisce pedonali invase dall'immondizia, calcinacci, statue di sale, pile di giornali, televisori rotti, materiale informatico fumante, cartelloni elettorali ingombranti, cibi inutilizzati, radio spaccate, materiale ferroso e argilla sciolta mentre sulle pareti laterali emergono indici statistici sulle incidenze delle scelte alimentari dell’uomo sulle malattie oncologiche, l’incremento delle patologie genetiche, l’alcolismo tra gli adolescenti, i danni delle polveri sottili, la salita delle incidenze delle malattie per abuso farmaceutico come le malattie iatrogene, la crescita economica delle industrie del tabagismo e delle bevande alcoliche e degli stupefacenti.

Una danza particolare avviene: giovani madri danzano con far difficoltoso con passeggini con dentro i loro pargoli cercando di farsi largo tra gli ingombri con danze estetiche, muovendo gli arti sulle ali della creatività per evitar di finire inghiottiti dagli ingombri, uomini su carrozzine cercano anche loro di farsi largo tra gli ingombri ed osservano le giovani madri far altrettanto ed allora una danza congiunta avviene tra loro tra ingombro ed ingombro in una battaglia silenziosa di dignità ed ogni ingombro suscita danze giocose per evitarli.
Giovani donne e uomini danzano con far difficoltoso esibendo pagelle scolastiche dall'alta votazione tra ingombro ed ingombro e assieme alle giovani madri e gli uomini in carrozzina danzano con vesti sgualcite mentre da una parte emergono danzatori dai visi supponenti e saccenti, vestiti di gran lusso e facce assenti che danzano stringendo tra le mani la copertina di un manuale: il perfetto mediocre.

Sulle pareti laterali del palcoscenico emergono immagini tratte da: il fantasma della libertà, la fattoria degli animali, quarto potere, il misantropo, le anime morte, pranzo reale e gli indici statistici dei pedoni uccisi da automobilisti in preda da alcolismo, abuso da farmaci e inciviltà.

Nello scenario danzante appaiono danzatori con dei carrelli della spesa pieni e lì lanciano verso i supponenti e saccenti, il carrello è vuoto e la danza sofferta agisce mentre i supponenti e saccenti ballano con gli averi con far sinuoso con sorrisi finti e bocche larghe mentre sulle pareti laterali del palcoscenico emergono facce irose dalle molte bocche che mangiano con ingordigia su tavolate immense e folle di diseredati vessate da balzelli dagli uomini dalle bocche larghe ed insaziabili.

La farsa tragica termina quando una tempesta benevola fa volare gli ingombri e sotterra i supponenti e saccenti, creando un’unica forma a fungo ed allora le giovani madri, quelli in carrozzina, i ragazzi e le ragazze dall'alto rendimento scolastico e quelli con i carrelli vuoti danzano felici sulle ali della creatività cingendo allegramente il fungo con una danza briosa e cibi naturali cadono sul palco e uomini e donne imitano le movenze di un felino, un uccello, il muovere del vento sui rami di un albero, il danzar di pesci nell'acqua, la caduta della pioggia, il correre di un quadrupede, la primavera che entra in azione con il risveglio della natura e sui lati del palcoscenico: emergono immagini della primavera, l’estate, l’autunno, l’inverno, la pioggia, il vento, la neve, il muovere di un piccolo ruscello e l’amore sbocciar tra un uomo ed una donna e nelle vicinanze, quello tra due gazzelle e la sinfonia termina e i danzatori escono di scena.

Atto primo, scena quinta.


S’apre in sipario ed emergono ingombri di televisori con uomini e donne a spedirsi astio, porte disseminate lungo il palcoscenico con indici statistici sulla povertà e la disoccupazione, le ricchezze immonde e la corruzione.
Le sinfonie sono quelle de: Music of change di John Cage.

Due leggiadre donzelle a passi di danza con uno striscione con una scritta.



Dietro un indice statistico esistono esseri umani.

Le due donzelle escono di scena.

Compare un uomo dal volto semplice che danza a passi calmi ed osserva lo scenario a passi quasi striscianti e posati e con calma spegne i televisori con far sereno.
Ora emergono sulla scena un gruppo di danzatori irosi che circondano l’uomo con vestiti sgraziati e facce bluastre e con ira, mulinando bocche senza che emerga sillaba e gettano per terra a passi disarmonici l’uomo e accendono i televisori e nuovamente le facce irose riappaiono e i danzatori ballano con far iracondo sul palcoscenico mente sulle pareti laterali emergono le scene de: quinto potere, affari sporchi, il sacco di Roma, i misteri dei giardini di copton house e la fiera delle vanità.

L’uomo incurante del trambusto, mentre i danzatori ballano con antagonismo con pose sgraziate e visi stravolti, danza con passi calmi e s’avvicina alla porta che indica indici statistici sulla povertà, apre la porta…

Danzatori dalle vesti bucate, sguardi segnati ballano con far sofferto con pochi averi legati su borse di corda e bambini giocano danzando con dei rifiuti urbani, qualcuno giace senza vita poco distante con un foglio dove emerge ciò che poteva far in vita ed impedito dalla mediocrità e il fantasma appena deceduto danza con altri fantasmi che osservano l’immagine di un palazzo imperioso e spariscono di scena assieme al palazzo imperioso e s’odono grida di terrore e fughe precipitose e l’uomo semplice, danza con i danzatori dalle vesti bucate in una danza della povertà, trasformando le borse di corda in un capello magico che fa volare pupazzi inanimati verso la zona dominata da schermi televisivi e la danza diventa ariosa.

L’uomo apre la porta danzando che indica la corruzione e quando l’apre…

Uomini vestiti elegantemente e dalle bocche larghe danzano con i loro cappelli a tuba e ridono sadicamente osservando la distruzione ambientale di un paese che possono vedere e balli incestuosi avvengono, prendendo dei pupazzi raffiguranti uomini con degli aghi che s’infilano dentro i pupazzi e s’accendono sigari con balli macabri con volantini elettorali e biglietti da cento euro.

L’uomo esce ed apre la successiva che indica le ricchezze immonde di qualcuno e quando l’apre…

Uomini e donne vestiti di stracci danzano davanti a specchi e vicino, abiti di gran lusso e portafogli ricolmi e ballano con far sofferto e piangente strofinandosi cipolle sugli occhi e la danza prosegue davanti agli specchi con movenze da commedianti che girano su loro stessi con far vorticoso e s’accasciano piangenti in ginocchio, davanti allo specchio con far imploranti.

Poi s’alzano giocosi e ballano con ariosità e indossano danzando abiti di lusso, prendono i portafogli pieni e irridono alle divise di stracci che avevano, appena indossato e la danza macabra avviene e l’uomo disgustato esce e danzando con far sofferto giunge nella porta che indica i livelli della disoccupazione e quando l’apre…

Giovani danzano con far sofferto attorno a titoli di studio fatti di cartapesta; vi salgono sopra, ballano sulle ali della creatività e sui lati del palcoscenico… emergono immagini di fiumi ripuliti dai detriti e l’inquinamento, case antiche rimesse a nuovo, la natura che riprende il suo posto, luoghi artistici restaurati e il testo di una legge dove la mediocrità è considerata un reato e palazzi austeri circondati da insolenti dai visi radiosi.

La farsa danzante termina con televisori che si spengono e uomini e donne che si sentono persi e vagano per il palcoscenico con una danza disperata e l’uomo semplice che danza ed osserva in silenzio con un filo d’ironia mentre la sinfonia termina ed un vento spazza via tutto e quando termina, una danza sulle ali dell’amore emerge con capriole giocose che pongono termine alla farsa danzante e il corpo di ballo esce di scena.

Atto primo, scena sesta.



Due giovani donzelle passano con uno striscione con una scritta.



C’è ancora vita sulla terra.

S’odono le musiche della sinfonia de: Concerto per arpa e flauto opera K 299 di Mozart ed il palcoscenico presenta diversi scatoloni in varie parti del palcoscenico, massi di cartapesta e alberi appassiti ed in pochi istanti appaiono danzatori dai visi stravolti che danzando, crollano senza vita tra gli scatoloni e i massi di cartapesta e cadono a pioggia titoli di giornali e fotografie di persone sempre sulle prime pagine dei giornali.

Improvvisamente i danzatori si destano, gli scatoloni s’aprono come i massi fatti di cartapesta e sulle onde di una danza ariosa, il corpo di ballo getta dentro gli scatoloni e i massi di cartapesta, titoli di giornali e figure di persone sempre sulle prime pagine dei giornali che spariscono rapidamente e gli alberi riprendono vita e la danza allegra si sviluppa con vivacità con le mani dei danzatori che cingono con affetto i loro cuori e sulle ali dell’amore, avviene la danza e sui lati del palcoscenico emergono immagini della creazione umana, contrapposte alle guerre in nome della libertà con immagini tratte da: Il senso della vita.

Atto primo, scena settima.



Il palco presenta uomini e donne in catene; ma ciascuno possiede il grimaldello per liberarsi mentre davanti vi sono televisori e dichiarazioni ufficiali di politicanti.

Due donzelle passano con uno striscione.



La vita non è incatenarsi in un groviglio di nonsense.

La sinfonia musicale è quella de: La Scala di Seta di Gioacchino Rossini.

Immobili uomini e donne in catene osservano un televisore dove gli iracondi danno il meglio ed improvvisamente, una donna prede il grimaldello in mano e gli altri cercano d’impedirle d’usarlo.
La donna riesce a slegarsi dalle catene ed inizia a ballar con far giocoso con giravolte continue e passi estetici lungo il palcoscenico mentre gli altri osservano risentiti la donna.

Lei passa all'azione: con far allegro libera dalle catene gli altri, ma costoro non vogliono uscir dalle loro catene.
La donna danzando, toglie le catene agli altri, ma costoro agiscono come se avessero ancora le catene.
La farsa danzante termina quando i televisori e le dichiarazioni imperiose spariscono e discendono dei gufi imbalsamati ed improvvisamente, il corpo di ballo danza felice sulle ali dell’inventiva con un agir saltellante, brioso, allegro, con vesti che svolazzano, capelli che ondeggiano ed un tuffo giocoso pone termine alla farsa mentre sui lati del palcoscenico emergono le maschere della commedia dell’arte e scene tratte da: L’importanza di chiamarsi Ernesto.

Atto primo, scena ottava.



Il palco è vuoto e le musiche sono della sinfonia de: la Bella Addormentata nel Bosco di P. I. Caikovskij e due giovani donzelle passano con far danzante con uno striscione.



Vita da pulzella.

Il palco s’anima con donne vestite con abiti azzurri e parrucche viola che danzando a balzi con far sgraziato ballano e compaiono travi con pietre nel mezzo e giocano ad andar su e giù in un gioco di posizioni e poi saltano con balzi all'indietro, facendo veder le loro sottovesti sotto gli abiti e le gonne azzurre.
Compaiono giovani donzelle vestite di veli conturbanti e danzano assieme alle donne dalle vesti azzurre e con far estasiato, le giovani donne sono trasportate al centro del palco e nello stesso istante, fa la sua comparsa, un robusto uomo dalle sopracciglia folte, un cappellaccio nero, denti a sciabola ed occhi di fuoco che inizia danzando con far avvolgente ad osservar le giovani donzelle, avidamente con la bocca mentre sulle pareti laterali del palcoscenico appaiono immagini d’orchi presi da fiabe per infanti e titoli di giornali con resoconti di pulzelle che scendono da auto di gran lusso, scortate dalla polizia e uomini di stato ad accoglierle.

Le donne dalle parrucche viola danzano felici mentre le giovani donne sono accompagnate dall'uomo dagli occhi a sciabola fuori del palcoscenico e volano nel luogo della rappresentazione: giarrettiere, stivali bianchi con tacco alto, un volantino elettorale ed un manichino vestito in doppiopetto ed una maschera da commedia dell’arte assieme all'immagine di un orco e le donne dalle parrucche viola danzano felici e spariscono dalla scena mentre la sinfonia termina.

Atto primo, scena nona.



Ricompaiono le due donzelle che danzando con far leggiadro, trasportando uno striscione.



La farsa del morto.

S’apre la scena con un uomo riverso al suolo e senza vita apparente e quattro uomini facoltosi, vestiti elegantemente e cappelli a tuba, discutono danzando attorno al morto non dicendo nulla, ma muovendo bocche e mascelle con far vorticoso e le musiche sono quelle de: Respect di Otis Redding e la battaglia danzante degli uomini facoltosi continua con più virulenza, attorno al corpo senza vita di un morto.

Improvvisamente il morto sì desta felice e balla allegramente e gli uomini facoltosi, vedendo l’uomo danzano adirati ed inseguono l’uomo con dei coltelli appuntiti su una mano, sull'altra testi che parlano di democrazia e l’uomo danza con far brioso, saltellando allegramente e gli uomini facoltosi, inseguono l’uomo attorno al palco ed improvvisamente i cappelli a tuba volano via, poi le giacche, i pantaloni e rimangono in mutande e l’uomo ride felice ballando con far burlesco e un vento fa volar via ogni cosa e l’uomo danza a salti ariosi per il palcoscenico mentre la musica termina ed esce di scena.


Ultima scena del primo atto.



Le due donzelle passano velocemente per il palcoscenico con uno striscione.



L’incantatore moderno.

La sinfonia de: Il Concerto il La minore di Robert Alexander Shumann suona le sue armonie, compaiono diversi televisori e sopra: boccette d’incenso, mostri di plastica e cappelli da strega, un ago appuntito ed una mela bacata assieme ad un gufo imbalsamato ed un cervello avvolto dalle ragnatele.

Una danza avviene con l’arrivo di stregoni e fattucchiere che danzano attorno ai televisori in una danza da stregoni e gettano gocce e l’intera area è avvolta da vapori densi.
La nube sparisce e s’osservano uomini e donne vestiti di stracci che danzano con far disperato e ricchi uomini danzano ariosi con ampolle fumanti che prelevano direttamente dagli schermi televisivi, consegnati loro da strane mani ossute e gli uomini vestiti di stracci, vagano strisciando per il palco e i ricchi facoltosi danzano sadicamente ariosi mentre sulle pareti laterali del palcoscenico emergono programmi televisivi che descrivono la vita dei ricchi, ville sfarzose, famiglie agiate e teatri di guerra con uomini senza vita dai corpi dilaniati da moschetti incurvati e ricchi piangenti perché non possono delinquere in pace.

Una nube avvolge l’intero palcoscenico e la musica termina ed anche il primo atto dell’opera danzante.


Inizio secondo atto.



Secondo Atto, scena prima.



S’apre il sipario e s’osservano enormi occhi che danzano partendo dalla volta del teatro che vanno su ed in giù senza soste e le musiche sono quelle de: L’Alceste di Jean Baptiste Lully.

Le due donzelle riappaiono danzando con uno striscione.



Il grande occhio.

Compaiono uomini e donne che danzano tra occhio ed occhio con strumenti informatici a loro disposizione e i grandi occhi osservano interessati e sulle pareti laterali del palcoscenico, appaiono le rendite finanziarie dei social network, le grandi aziende che producono sistemi operativi e titoli di borsa.
La danza prosegue con i ballerini che si nascondono sotto delle scrivanie con strumenti informatici e i grandi occhi discendono sotto le scrivanie con far avvolgente ed i danzatori, lasciano gli strumenti informatici e danzano correndo a passi dinamici ed inseguiti dai grandi occhi e il corpo di ballo esce di scena e i grandi occhi, rimangono nel palcoscenico e calano pupazzi senza vita e senza occhi ed i grandi occhi osservano i pupazzi senza occhi e la farsa termina come la musica.

Atto secondo, scena seconda.



Le due donzelle a passo di danza saltellante hanno uno striscione con una scritta.



La clessidra, lo specchio ed il tempo.

Le musiche sono quelle de: My Fair Lady di Alan Jay Lerner e Frederick Loewe e s’osservano enormi clessidre e specchi e uomini e donne giungono danzando con facce ricoperte da cerone, visi tirati e parrucche gonfiate verdi ed iniziano a danzar con passi avvolgenti attorno agli specchi facendogli le boccacce e quindi danzano a mosse ansiose attorno alle clessidre, le gettano per terra, cercano di sfasciarle con far disperato, la danza ha successo e le clessidre sono distrutte; ma al loro posto né giungono altre, molte altre e il numero aumenta e il corpo di ballo e circondato da clessidre e specchi ed orologi che vanno solo in avanti e una nube densa avvolge il palcoscenico e quando sparisce, s’osservano scheletri ,vasetti di silicone e facce avvolte dalla plastica  assieme ad orologi che vanno in avanti e la farsa termina assieme alla musica.

Atto secondo, scena terza.



Le due donzelle passano per il palcoscenico a passi danzanti con uno striscione.



Qualcosa che mai va in panne.

Le musiche che s’odono sono quelle della Griselda di Alessandro Scarlatti ed il palcoscenico mostra un lago ed attorno ad esso, danzatori dai volti disperati con i loro strumenti informatici andati in panne e ciascuno s’isola dall'altro con la propria disperazione e sulle pareti laterali del palcoscenico, ecco emergere scene tratte da: il settimo sigillo, interiors, september, Paris Texas, sino alla fine del mondo, il cielo sopra Berlino e Ossessione.

I volti dei danzatori sono sempre più disperati attorno ad un lago con i loro strumenti informatici andati in panne; poi distolgono lo sguardo dai loro strumenti informatici ed iniziano ad osservarsi, prima con titubanza, strisciando con una danza lenta, s’avvicinano tra loro, poi s’alzano, il ritmo del ballo aumenta, s’incontrano, s’osservano, la danza prende ritmicità elevate e i danzatori ballano sulle ali della creatività attorno ad un lago che è circondato da uomini e donne che s’uniscono in un unico abbraccio e corrono giocosi e spariscono dalla scena e la musica termina assieme alla piccola farsa.

Atto secondo, scena quarta.



Le due danzatrici passano danzando sul palcoscenico con uno striscione.



Il reticolato.

Le musiche sono tratte dalla sinfonia del Faust di Wagner ed appaiono uomini e donne, inseriti in un fitto reticolato di corde, funi, travi e celle ed ognuno incapace di vedere l’altro e la danza sembra un agir a vuoto dove il corpo di ballo cerca d’andar da qualche parte; ma rimane sempre nello stesso posto e i volti sì fanno angosciati.

Sulle pareti laterali del palcoscenico appaiono titoli di giornali a caratteri esclamativi, scene di genuflessioni volontarie dell’Antico Egitto, libri che promettono la panacea, tomi dell’assolutismo, binari morti mai più usati e treni arrugginiti, sguardi accusatori di censori, scene tratte dalla Metamorfosi, Il Ritratto, sguardi arcigni d’untori e liberi pensatori descritti come appestasti e le imprese dei Lanzichenecchi e sacchi pieni carpiti da uomini di stato ed affaristi senza scrupoli.

Il corpo di ballo è sempre all'interno del fitto reticolato ed osservano le scene appena dette, i loro sguardi s’allargano, emergono sorrisi sinceri, le braccia divaricate come i loro arti inferiori e il fitto reticolato si disgrega e danzatori e danzatrici ballano felici sul palcoscenico in un gioco di pose estetiche e uomini e donne, con dei televisori in testa, gli inseguono con far adirati con funi, corde e reticolati e gli inseguiti bloccano i loro passi, legano gli altri in un fitto reticolato e lasciano la scena con far ariosi e visi burleschi e la farsa termina assieme alla musica ed emerge il Faust che applaude ed annuisce.

Atto secondo, scena quinta.



Le due donzelle passano sul palcoscenico danzando con far arioso con uno striscione.



Don Abbondio non abita nei nostri cuori; solo in chi ne parla.

Le sinfonie musicali sono de: Il Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini. 

Sul palcoscenico emergono oasi naturali con Querce, Scoiattoli briosi, Fenicotteri e Oleandri.
Appare un corpo di ballo ed inizia ad imitar le pose di Querce, Scoiattoli, Fenicotteri e Oleandri.
Le Querce, gli Scoiattoli, i Fenicotteri e gli Oleandri imitano le pose dell’uomo nei suoi vari stadi umorali con far fantasioso.
Il corpo di ballo e gli elementi naturali danzano assieme sulle ali dell’inventiva in un ballo giocoso mentre sulle pareti laterali del palcoscenico emergono sigle di telegiornali, la figura di Don Abbondio, il Grande Inquisitore, schiavi che issano blocchi di granito per costruir piramidi e palchi d’Autorità a salutar soldati.
La farsa termina come la sinfonia musicale.

Atto secondo, scena sesta.



Le due donzelle con far danzante passano sul palcoscenico con uno striscione.



I mascherati e quelli senza maschere.

La sinfonia musicale è quella de: Histoires Naturelles di Maurice Ravel.


Giungono nel palcoscenico diversi uomini e donne dai visi paffuti, sguardi strabici e corpi sformati che danzano goffamente, saltando e rialzandosi a fatica; fanno la loro comparsa armadi incurvati e malfermi e i danzatori avvolgono gli armadi con danze sessuate e ridicole.
Nello stesso istante aprono gli armadi ed appaiono un’enormità di maschere da indossar ed inizia la danza.
Indossano quelle burlesche e danzano con far sgraziato nel palcoscenico, prendendosi a manate, l’uno con l’altro, prendono quelle da viso semplice, ballano con far leggiadro e innocente, quelle da uomo risoluto, danzano cercando di non osservar cosa la mano fa mentre danzano con un coltello nelle mani, una maschera sofferente, ballano con far sofferto soffiandosi il naso con dei volantini elettorali e l’indirizzo dei loro azzeccagarbugli, maschere da dementi, danzano con far burlesco imitando le pose di comizianti dalle pose risolute, facce irate, danzano come i cani che si girano su loro stessi quattro volte prima di sdraiarsi.

Improvvisamente fanno la loro comparsa uomini e donne senza maschere e dai visi semplici che danzano sulle ali della sinfonia musicale con far arioso e i mascherati, vedendoli, si nascondono dentro gli armadi pieni di maschere e i danzatori dai visi semplici, trasportano gli armadi fuori del palcoscenico e la danza gioiosa avviene senza ostacoli e da ogni parte, calano maschere e sui lati del palcoscenico: immagini di dibattiti parlamentari, conferenze stampa, film di gangster, manifesti elettorali, film noir, dibatti televisivi, film dell’orrore, scantinati con tavolacci e coltellacci e dispute elettorali con devastazioni ambientali subito dopo.
La farsa danzante termina con il corpo di ballo che esce di scena con la sinfonia musicale che termina.

Ultima scena della farsa danzante.



Le due donzelle passano con far danzante con uno striscione.



Perché prima non riuscivo a capire cose che io ero in grado di capire?

La sinfonia musicale e quella de: Così fan tutte, ossia la scuola degli amanti di Mozart.

Sulla scena appare un uomo con un enorme masso in testa fatto con titoli di giornali, tomi dell’assolutismo, assieme delle parole più usate, testi d’economia politica e in cima, punti esclamativi e danza con far difficoltoso e sofferto.
Giunge una gentil donzella che danza attorno all'uomo con far divertita e spensierata con la sua fronte ampia e sguardo furbetto e poi blocca il suo agire, ponendo le mani sui fianchi, le gambe divaricate e muovendo il suo intero corpo in maniera ritmica ad ogni sua mossa, accade qualcosa all'uomo.

Prima cadono i punti esclamativi sul palcoscenico e l’uomo inizia a danzar meglio, poi testi d’economia politica e la sua danza diventa più libera, quindi cadono le parole più usate sul pavimento del palcoscenico e l’uomo inizia a ballar con far estetico in un atto liberatorio, quindi i tomi dell’assolutismo ed inizia a danzar con la donna sulle ali dell’amore mentre la sinfonia musicale fornisce la giusta armonia, poi  i titoli dei giornali e la danza tra i due diventa ariosa, felice mentre un colpo di vento fa sparir gli elementi dell’enorme masso e la danza tra i due par senza ostacoli e il sipario si chiude e l’opera ballet termina. 



Ho un sogno da realizzare: sporcarmi le mani con la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; un desiderio che ho da quando ero un bambino e spero che chi ha appena iniziato il suo percorso di vita abbia più diritti di quest'epoca che pare non averne più alcuno.




Attilio Saletta.


                                                                  







 












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