domenica 21 maggio 2017

LETTERA AI PESSIMISTI.


Un inguaribile ottimista; in altre parole: “Uno che crede nel valore delle qualità umane e che non è affatto demotivato dall'ambiente circostante nel farsi domande” desidera scrivere un tenue libello ai pessimisti.






Logicamente la vita di un pessimista è assai più agevole e soddisfacente che per un ottimista.


Non deve usare gli occhi per osservare, ascoltare e poi eventualmente dir qualcosa, precisar concetti quando parla o scrive ed ovviamente, pensare con le sue percezioni e scoperte.
Mirabile è poi la vita di un pessimista che delega la sua vita ad altri, ricerca notizie negative sulla natura umana, diventa censore di se stesso se vede qualcosa che potrebbe mettere in discussione certi suoi dati stabili e poi il suo “Vaso di Pandora” Tanto tutto è inutile, non serve farsi domande, e meno che mai, modificar i tuoi pensieri sullo stato delle cose.


Straordinario è poi il presupposto di essere contro qualcosa ed a favore, non è dato sapere.


Il massimo fulgore per un pessimista si ha durante una disputa elettorale: una passione smisurata per un candidato, la certezza che è arrivato uno che modificherà le cose; al suo confronto, Mago Merlino e la Fata Morgana, assomigliano a due sgangherati ciarlatani.
Se vince il suo candidato, la sua gioia è immensa come quando qualcuno issava blocchi di granito per costruir Piramidi; poi il dramma interiore, prendendo in prestito qualche opera di W. Shakespeare.



Il suo candidato non ha fatto quello che lui sperava e si traveste da Pancho Villa, diventando un rivoltoso e finalmente all'apparire di un nuovo eroe, riceve una bella black list di ottimisti da andar a visitare.


Noi ottimisti, abbiamo una vita piuttosto movimentata di scoperte, ma siamo tacciati di essere dei codardi, quando un pessimista vuole coinvolgerti nei suoi presupposti. Un ottimista è tale quando semplicemente, attraversa la strada e se ne va; il pessimista non fa parte dell’universo di un ottimista, quindi allarga i suoi occhi, alla visione di ciò che vede; l’altro fisso su un punto.


L’ottimista entra in una libreria, leggendo racconti satirici sul potere, in altre parole: la parte più seria e meno ridanciana della letteratura. Eccolo quindi leggere un’opera di Aristofane:” I Cavalieri” con gli insegnamenti del servo al salsicciaio: “La Democrazia non è per le persone istruite, ma per gli incolti, i fetenti ed i farabutti”


Il pessimista si tuffa a veder un talk show dove non si fa che parlar di Democrazia; in altre parole, la farsa tragicomica del vivere con il corollario immancabile di piagnucoloni, vittimisti, perseguitati dai massicci portafogli, sepolcri imbiancati e pontificatori perenni del nonsense.


Uscito dalla libreria, l’ottimista sarà accusato dal pessimista di scarsa vita sociale, senza contare che per dirlo, ogni giorno usa mezzi creati dagli ottimisti, quelli che si fanno domande e percorrono le strade dell’impossibile: “La vita consapevole”



Attilio Saletta.





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