domenica 17 settembre 2017

IL MIGLIOR ANTIDOTO CONTRO L'ODIO E' IL DUBBIO.


Quando il dubbio ed il senso critico declinano, c'è la regressione in ogni ambito; quando invece si è disposti a mettersi in discussione a partire dai propri pensieri senza desideri di validarli, anzi, metterli in difficoltà, si ha la crescita. Un assioma del vivere inesorabile.


La vita pubblica avrebbe senso solo unicamente se rispondesse a questo semplice parametro: 
Sono giunto qui da voi per essere messo in difficoltà attraverso i vostri singoli vissuti. Se questo non avverrà, io sarò stato fraudolento nei vostri confronti, ma con il vostro consenso e con voi senza alcun legame con i vostri vissuti.


Da molti anni sono sempre più in disaccordo e sempre maggiormente sul fatto che nell'odio vi sia qualcosa di naturale e razionale, ma sopratutto che al suo interno vi sia del risentimento tra chi si confronta attraverso l'odio; all'opposto ed anche nei momenti più cruenti ci sia invece condivisone di intenti.
I'odio condiviso è invece da sempre contro le migliori qualità umane, chi per sua natura abituato a pensare diversamente dai propri simili e quindi menti libere, ma principalmente contro il dubbio ed il senso critico, i principali nemici di chi odia che si nutre di una marea di fasulle certezze e se ciò è ampio come oggi, esiste il declino come oggi.


Carol Emcke, ha scritto nel 2016 un libro che, punto per punto, è riuscita a descrivere i meccanismi dell'odio. 
Considero questa donna, una delle migliori menti critiche esistenti.
Lei non a caso ha intitolato il suo lavoro:

" CONTRO L'ODIO"


Indico qui dei passi della premessa del suo incisivo lavoro in cui ci ho trovato tanto del mio vissuto critico da molti anni a questa parte; esiste ancora spazio per crear sanità mentale in questo mondo.


 A volte mi chiedo come facciano a provare tutto questo odio(...) Come possano essere così sicuri(...) Coloro che odiano devono esserlo, altrimenti non (...) ammazzerebbero in quel modo.
Devono essere sicuri di sé. Non aver alcun dubbio.
Se si dubita al proprio odio, non si può odiare.

I Forse disturbano, sottraggono energie che invece devono essere canalizzate..

L'odio è un sentimento inesatto(...) la precisione implicherebbe uno sguardo o ascolto mirato.


Sfumando i contorni(...) gli individui diventano collettività indistinte e si può insultare, urlare come viene: gli ebrei, le donne, gli infedeli,i rifugiati(...) 

L'odio si fabbrica il proprio oggetto su misura.


L'altro è quell'entità che si può denunciare, disprezzare, ferire ed uccidere uscendone impuniti.


Si odia in maniera sempre più aperta e sfrenata. In rete, le fantasie violente ed i contenuti offensivi, spesso non si nascondono più.


Adesso chi considera il rispetto per la propria controparte, una forma di cortesia(...) deve quasi vergognarsi, e per chi gli nega, insultandola e vomitargli addosso pregiudizi, dovrebbe essere orgoglioso.


Mi rifiuto di accettare che questa corsa all'odio diventi una prassi in Europa come altrove.


L'odio per sfogarsi ha bisogno di modelli preconfezionati: le suggestioni, le immagini(...) L'odio va coltivato.

L'odio va affrontato respingendo il suo invito alla fraternizzazione.

Chi affronta l'odio con l'odio sì è già fatto influenzare e deformare da esso.


Invece va affrontato con l'atteggiamento che chi odia manca, la differenziazione e la messa in discussione di se stessi(...). Si inserisce una riflessione su come sia nato e come opera.

Vanno spogliati della loro sicurezza, privati della loro colpevole superficialismo e  cinismo.


Condannare l'odio e la violenza non è abbastanza, bisogna analizzarli nella loro modalità operativa, mostrare dove sarebbe stato possibile qualcosa di diverso.


Le malvagie pratiche di esclusione(...) per queste sono responsabili tutti.

Togliere a coloro che odiano lo spazio per fabbricare su misura il proprio oggetto è responsabilità di ogni membro della Società Civile, nessuno escluso, non sono ammesse deleghe.



Pronti a contestare le posizioni degli altri, ma incapaci di mettere in discussione le proprie.


Hanno paura della diversità e della conoscenza, le armi più potenti che abbiamo.













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