Vorrei che contribuisse alla ricerca verso la cura delle cardiopatie.
Attilio Saletta.
L’Eco Cuore
dell’Amore.
La vicenda prende spunto dal
vissuto di qualcuno che è passato attraverso una patologia cardiaca e che oggi
vive con un pacemaker per supportar il suo cuore; ma ha conosciuto un mondo che
non conosceva, una sfida con se stesso, una visione più precisa del senso della
vita comunitaria, dell’individuo, dei caratteri della sofferenza, il
determinismo autentico che genera l’aver una patologia e quindi farvi fronte,
eliminar maschere ridondanti di belle parole ed ecco che il legame: parole e
fatti si palesa per quello che è, ed ad ostacolo della patologia si aggiunge
anche le relazioni umane, le visioni distorte del tuo problema, aggiungendo
ulteriori ostacoli che però fanno sì di veder meglio il fallimento, o meglio,
default delle organizzazioni collettive, viste in un microcosmo che proietta
nel macrocosmo le loro negatività.
E’ il giorno dell’epifania ed
in una casa a due piani, in una piccola via senza uscita, in una città sospesa
nel passato, dalle pendenze impegnative per chi vi cammina, con persone che
ciclicamente vanno avanti ed indietro, piccoli negozi, una piazza con una
Chiesa dalle ampie scalinate dove bimbi vi giocano a salir in fretta ed i loro
genitori aver il fiatone per rincorrerli, cani correnti, donne e uomini,
vestono abiti da intellettuali, con camminate, forse forzate per dimostrar,
chissà cosa, gruppi di badanti arrivano come mute di avamposti d’eserciti, il
tabagismo dominante, individui, discutono animatamente di politica in una
piccola scalinata, dove il parlar in terza persona di ciò che li riguarda,
appare un menù quotidiano di negazione di se stessi, in una farmacia,
un’avvenente farmacista riceve clienti, ma sembrano interessati a lei,
piuttosto che per prelevar farmaci, una donna guarda suo marito con far
indagatorio, dentro la farmacia.
Il veloce imbrunire fa la sua
comparsa e nel secondo piano di una casa a due piani, qualcosa accade…
Un’abitazione semplice: un
lettino da neonato ancora da scartare, intorno giocattoli da bimbo alle prime
uscite in vita, in uno scaffale, corpose cartelline piene di documentazioni
mediche, un farmaco, un calendario con segnati valori di coagulazione del
sangue e posologie farmacologiche, assieme ad indicazioni delle settimane che
mancano alla nascita di un bimbo.
Un uomo, in cucina, lava i
piatti: capelli tagliati di fresco, un pigiama a tinte scure, barba da fare,
viso sereno, s’osserva la cicatrice che ha all’altezza, quasi dell’ascella
sinistra, la sua dolce metà, l’osserva felice, seduta su un divano colorato, il
pancione ben delineato, con i suoi capelli di un bruno naturale arruffati, una
vestaglia dai colori chiari; prende un lembo dell’indumento, così osserva la
cicatrice che ha, quasi all’altezza dell’ascella sinistra e guarda all’insù per
veder un lampadario a forma di cuore di un rosso acceso ed anche l’uomo,
interrompendo la sua azione in cucina, guarda con far intenso il lampadario e
per completar l’azione, molla i piatti e dona un bacio alla sua dolce metà e
che lei ricambia, giusto sotto il lampadario a forma di cuore.
E’ un inizio di ottobre, Gianfranco: altezza media, capelli da
tagliare, un abito con cravatta, seduto nel suo ufficio, un computer davanti a
lui, sguardo arcigno, qualche cliente arriva timoroso nei suoi confronti, con
speranza di un prestito bancario che lui, cancella con poche parole; ritorna ad
osservar il suo computer, arrivano suoi colleghi, ammirati dalle sue pose,
lui appare soddisfatto, osserva gaudente
un invito per una cena di lavoro con banchieri dove discuteranno delle crisi
economica e monetaria.
In un ottobre alle prime
trame, Luisella: fisico, né magro, né
grasso, capelli ben curati di un bruno naturale, vestita con classe con un
tailleur elegante, dà direttive imperiose ai suoi sottoposti, in un ristorante,
dando ordini su come posizionare i tavoli, le tovaglie, gli antipasti posti con
valori estetici; tra poco giungeranno banchieri che discuteranno di crisi
economica e finanziaria.
Gianfranco, ritorna
verso casa, ma avverte sensazioni di stanchezza, sta camminando verso la sua
abitazione, distante tre isolati da dove ha partecipato ad una cena, dove aveva
ammirato la risolutezza di una donna, impegnata a dar direttive ai suoi
sottoposti; deve fermarsi, s’appoggia ad un portone per riprendersi da questa
strana sensazione mai avuta in vita.
Luisella, appare
pallida, siede su una poltrona del ristorante mentre i suoi sottoposti,
rimettono ordine al ristorante, una sensazione mai avvertita prima, nella sua
mente, la brillantezza dialettica di un uomo con dei capelli da tagliare; esce
dal locale, ma la sua camminata è sofferente.
E’ il dieci ottobre, in un
ospedale dai non molti reparti, in un ambulatorio di cardiologia avviene
qualcosa...Luisella ha appena fatto
un elettrocardiogramma dove risulta che i suoi battiti cardiaci sono molto
bassi, è coricata su un fianco, una cardiologa, le sta per fare l’eco cuore,
avvicina un piccolo attrezzo verso il suo cuore.
Gianfranco appare
turbato: ha svolto l’esame dell’elettrocardiogramma dove gli è stato evidenziato
una bradicardia estesa; è nella sala d’attesa, presto lo chiameranno per
l’esame dell’eco cuore.
Luisella trattiene
a stento emozioni fortissime osservando il suo cuore, facendo domande alla
cardiologa che sta muovendo con perizia la sonda ultrasonografica, lei risponde
con efficacia, qualche lacrima calda discende e solca il viso di Luisella.
La cardiologa le indica il
menù: una terapia anti tromboembolica con un farmaco: il coumadin, esami
settimanali per verificar la velocità delle coagulazione del sangue, un altro
eco cuore, l’holter per monitorare la sua situazione cardiaca da tener un
giorno intero, forse dopo, un esame aritmologico, poi un’operazione
chirurgica…un pacemaker da inserir per stabilizzar i battiti del suo cuore.
Esce dall’ambulatorio con un
viso che è un misto di inquietudine, serenità e occhi sognanti.
Gianfranco è
già coricato su un fianco, la cardiologa ha iniziato a fargli l’eco cuore,
muovendo la sonda ultrasonografica con abilità; lui osserva il suo cuore ed
inizia ad emozionarsi, i suoi occhi lucidi, una tensione emotiva alta, domande
che lui fa alla donna che lei risponde senza indugi.
Alla fine ha già un bel
tragitto da svolgere: una terapia anti tromboembolica da svolgere con un
farmaco: il coumadin ed esami settimanali per controllar la velocità della
coagulazione del sangue, un altro eco cuore, l’holter da svolgere per
monitorare la sua frequenza cardiaca di un giorno, probabilmente un esame
aritmologico, poi forse un intervento cardiochirurgico per inserirgli un
pacemaker per evitarli la bradicardia e altre anomalie cardiache.
Esce dall’ambulatorio con
forti emozioni, una volta uscito dall’ospedale, vede una donna che osserva
l’ambiente circostante con far emozionato e poi lui; Gianfranco ricambia con un sorriso, Luisella sale in auto, lui guarda la facciata dell’ospedale.
In pochi istanti, entrambi si
ricordano di essersi visti in un ristorante per una cena sontuosa.
L’attività è iniziata per Luisella e Gianfranco: dosaggi mirati
del coumadin da prendere, sul presto, ogni settimana, all’ASL, il prelievo del
sangue, poi il risultato che arriva sui loro telefonini, via sms, telefonate al
medico per veder come procedere, attenzioni alimentari, ma il non noto prende
il dominio delle loro esistenze…imparar a farsi e da soli, la eparine, con
disagi da principianti e azioni maldestre, ma una familiarità con gli esami del
sangue, osservando con calma l’ago che s’infila nella vena, aiutar l’infermiera
a svolgere l’azione; ma sono le relazioni umane che creano più disagi per
entrambi…o meglio, le uniche.
I loro amici non capiscono
cosa sta accadendo: stavi bene di salute…cosa sono adesso queste storie che non
stai bene…ti stai forse inventando qualcosa per rintanarti un tuo
spazio…relegandoci ai margini…del tuo esistente…Gianfranco, nel suo lavoro, in banca, sembra mutato, amichevole con
i clienti, risentimento dei suoi colleghi, nessuno vuole più invitarlo a cene
sontuose, avverte il meccanismo della terra bruciata attorno a sé…diversi
momenti di disagio come astenia, dispnea che deve nascondere agli altri, balena
in lui qualche idea embrionale di far qualcosa di diverso nella sua attività,
magari inserendo etica in economia…ma quando ha fatto accenni a qualcuno del
progetto…la terra bruciata è salita vertiginosamente verso di lui con accuse di
non ascoltar il senso comune, cosa sono queste storie quando prima ti andava
bene tutto ed eri stimato e punto di riferimento per tanti, minacce,
sventagliate d’ira contro di lui; a casa arriva prostrato, qualche accenno di
pianto che solca le sue guance, specie ricordando l’eco cuore che un’abile
cardiologa le aveva fatto e le sue inquietudini verso la notte, dove i sui
battiti cardiaci, già bassi, s’abbassano ulteriormente.
Luisella ,
in un sabato battuto dal vento, sta svolgendo la spesa settimanale in un
supermercato: nella zona dei surgelati si sente male, quasi uno
svenimento…appoggia le mani su uno scaffale, cerca di respirar con calma, poi
qualche passo lento, avanti e indietro, nella stessa zona del suo disagio, poi
riesce a superar il grave problema, esce dal supermercato, spinta da una forza
nascosta e nel tragitto verso casa, frammenti di negatività di rapporti umani
ricevuti negli ultimi giorni escono come ondate tossiche…lo stupore fitto di
negatività verso di lei perché adesso s’è inventata di star male, amici che
parlano della sofferenza delle persone malate, ma sono gli stessi a gettarla
nella sofferenza, l’unica, con parole e fatti, viaggiar come separati in casa,
la stima verso di lei, crollar verso il basso,
diktat di smettere d’inventarsi patologie che non ha, sono solo frutto
di malattie psicosomatiche…messe in circolo, proprio dalle stesse persone che
le parlano di tali disagi…
Un progetto di crear
un’attività eco solidale con i cibi e l’alimentazione assieme a corsi di
educazione alimentare, ricevendo acredine da sottoposti e suoi pari, nonché
aziende alimentari; cosa fai adesso, sei impegnata a farti nemici, mentre prima
eri così ben voluta, senza mai farti alcuna domanda.
Sul far delle dieci serali,
prima di crollar nel sonno, ricorda le immagini dell’eco cuore che una
cardiologa le aveva fatto, il suo viso è solcato dalle lacrime e prima di
assopirsi, la sua radio fa partir la canzone: Down Town, s’addormenta con la
radio accesa, poi si spegne da sola, ma non lei.
E’ un giorno importante per i
due che ancora non si conoscono, ma sembra che viaggino su rotte uguali e
benefici punti di collisione; alle otto mattutine, per entrambi, in ospedali
diversi, un marchingegno fa la sua comparsa…l’Holter...elettrodi messi in vari
punti, fogli di carta da riempire con quello che capiterà nelle ventiquattro
ore ad entrambi e poi ritornar nei rispettivi luoghi con le relazioni
compilate…
Sono passati venti minuti
dall’uscita dall’ospedale per Gianfranco…riceve
una chiamata…la smetti di occuparti solo di te e delle tue fantasie, sei
diventato insopportabile per noi, c’è tanto da lavorare per gli altri, hai
sparso la voce che in economia si può inserire etica…quand’è che ritornerai in
tè?
Lui: in un mezzo pubblico,
inaugura la relazione, scrivendo l’accaduto e l’ora precisa del primo
frammento…ipotizza con un filo d’ironia… che tre fogli non basteranno per
scrivere avvenimenti…
Luisella, mentre
mangia una brioche, dopo un quarto d’ora dall’introduzione del meccanismo,
riceve un sms…cosa fai oggi? Hai intenzione di continuar a badar a te stessa,
non occupandoti dei nostri amici, rappresentanti di aziende alimentari, ci stai
creando problemi con loro, da quando ti sei messa in testa questa insensatezza,
dell’educazione alimentare, smetti di pensar solo a te stessa…
Lei inaugura la
relazione…pensa che tre fogli di annotazioni non basteranno…
Il giorno dopo, alle otto del
mattino, entrambi consegnano al personale medico, assieme al meccanismo e gli
elettrodi, tre fogli fitti di annotazioni ed un foglio aggiuntivo…pieno
anch’esso…nella giornata riceveranno altre attestazioni di stima condite di
forconi e imposizioni, abbassamenti cardiaci, pensieri di chiamar il 118, per
difendersi dal caos delle relazioni umane, entrambi vanno a dormir prostrati da
una giornata passata da un coro di arbitrari e accuse di non saper ascoltare,
tentativi vani di immettere qualche
sillaba, zittiti da persone che l’accusano di non saper ascoltare.
Le giornate passano per i
due, ogni dì s’alzano con la consapevolezza che subiranno problemi cardiaci,
numerosi in giornate, assieme a relazioni umane tendenti al brutto, condite di
ideali e buoni propositi, altre mattinate a svolgere controlli alla
coagulazione del sangue e dosaggi del farmaco appropriati; si profila l’esame
aritmologico per i due, in un ospedale dai molti piani, questione di
giorni...forse il pacemaker vicino come elemento per regolarizzare i battiti
cardiaci…ma non i rapporti umani…
Sono le due pomeridiane di un
mercoledì, mentre le atmosfere natalizie s’avvicinano, in un ospedale che
sembra una città autentica, con uscita ed entrata di un miscuglio di persone
tra pazienti, medici, individui spaesati nei corridoi per ricercar dove andar,
bar dove persone mangiano vorticosamente e qualche medico osserva la scena
preoccupato; forse capendo che non mancheranno pazienti al suo cospetto, vie
con nomi, forse un po’ pretenziosi, ascensori sempre in funzione, individui
escono dall’ospedale dopo essere stati dimessi, altri vi entrano, donne
corpulente hanno borse piene di dolciumi, pane ed affettati per qualche
parente, così lo sfortunato potrà ritornarci presto ed anche la parente, forse
non solo come parente, capannelli di medici, discutono di ferie, emolumenti,
relazioni sentimentali, mentre un’avvenente medico donna passa con uno
strumento per misurar la pressione e il capannello di uomini osserva i seni
della donna ed il suo strumento per misurar la pressione e qualche paziente
l’osserva, forse pensando come sarebbe bello farsi misurar la pressione con
lei, avvicinar il busto al suo avambraccio…e lei sentenziar… ha la pressione
alta…dovrebbe far una vita priva di sussulti…una coppia di giovani sposi, passa
nelle vicinanze e l’uomo osserva la scena, la sua dolce metà lo strattona con vigore;
ma non siamo all’interno delle sequenza di Madame
Bovary.
Luisella è
giunta nella zona dei medici aritmologici, un vestito semplice, una bella e
corposa cartellina gialla ed è facile intuire essere piena di riscontri medici;
il più importante, sicuramente L’Holter, non fa a tempo ad arrivarci, che è
subito chiamata ad entrar in un ambulatorio.
Una donna decisa la invita a
spogliarsi, lei svolge l’azione rapidamente, sale sul lettino, i soliti sensori
che oramai conosce perfettamente; il meccanismo parte immediatamente con la
misurazione delle pressione, i battiti cardiaci, lo strumento per misurar
anomalie cardiache di tipo ritmico; dopo qualche minuto con lei, ancora
adagiata sul lettino, giunge un giovane medico che inizia a farli domande, legate
all’anamnesi della sua patologia.
La donna si riveste e dopo
qualche minuto, compare un cardiochirurgo che subito intuisce, sarà colui che
la opererà, a capo di uno staff, per inserirgli in pacemaker e lui, con poche
frasi… sentenzia ciò che voleva ascoltare: “Il suo cuore va troppo lento, le
metteremo un pacemaker”, l’altro medico: è in lista d’attesa, tempo un mese è
sarà operata… ma se avesse disfunzioni gravi…non esiti a chiamar il 118…
Luisella esce
rinfrancata, ma un dubbio l’assale: riuscirò a sopportar le mie anomalie
salenti degli ultimi giorni in un mese? Prende l’auto e parte mentre arriva un
mezzo pubblico davanti all’ospedale ed in pochi istanti vi discende Gianfranco…i due non hanno modo di
vedersi, anche se avrebbero potuto farlo facilmente.
Gianfranco è
uscito dall’ospedale con un viso speranzoso; ma alleggia il presentimento che
un mese, prima dell’intervento per inserirgli il pacemaker potrebbe essere
troppo; sale su un mezzo pubblico, poi un treno locale, quindi arriva a casa
stanchissimo; crolla nel letto per alzarsi solo l’indomani…il presentimento dei
due incomincia subito ad agir, senza aspettar molto… anche le loro relazioni
non tardano a far sentir i loro vocioni…per partecipar al presentimento dei due
con efficacia… o forse come attori principali…i due stanno per incontrarsi, ma
non sotto una pagoda di un bar, e loro andar su un’altalena, con dei bicchieri
pieni di un latte e menta; forse qualcosa di più penetrante.
Avvenimenti concentrici
avvengono per Luisella e Gianfranco con
il presentimento che si fa strada in un fine settimana, che precede il Natale.
E’ un sabato difficile per
l’uomo: in un supermercato avviene l’escalation del disagio…dopo pochi minuti,
tutto il corollario si presenta, quasi senza eccezioni…astenia, dispnea,
giramento di testa, sensazione di vuoto; incontra conoscenti e deve pure
fingere di star bene…arriva a casa, domandandosi come ci è arrivato…si siede
sfinito su una sedia, poi si alza e deve tenersi ad un armadio per non cadere;
nel pomeriggio arrivano bambini e ipotesi di adulti e le urla funeste inscenano
il loro spettacolo pirotecnico; lui si sente circondato come il generale Custer
a Little Be Horn…manca solo la bandiera bianca e la trombetta d’ordinanza.
In quei momenti, immagina
come sarebbe felice se in qualche locale vi fosse una scritta:” In questo
locale è vietato alzar la voce”
Le truppe d’assalto lasciano
il terreno di guerra e Waterloo è un cumulo di moschetti incurvati anche se è
solo un’abitazione, ma sufficiente per rinverdir teatri guerreschi.
A mezzanotte, osserva il suo
telefonino ed un numero telefonico: il 118,
vorrebbe chiamarlo, le ultime ore sono state ricolme di difficoltà; sotto
casa passa uno che urla, dicendo che arriverà presto Natale, lui pensa che
potrebbe passarlo in un ospedale, desiste dal far il numero, va su internet,
legge qualcosa sulle crisi sincopali, tanto per rasserenarsi, anche le ultime
sparate di qualche parlatore…ipotizza che siano queste ultime, più letali
rispetto al primo item…crolla nel letto sfinito.
Luisella passa
un sabato molto difficile: si mette in testa di lavar i panni e stirare, ha un
certo impeto positivo; ma non appena aziona la lavatrice con il primo
risciacquo, le sensazioni non tardano ad arrivare…dispnea, astenia, vertigini,
ondeggiamenti…si corica nel letto ed osserva l’asse da stiro, si alza per andar
a svolgere l’azione; deve tenersi sullo stesso per non cadere e facendolo,
tutto il resto cade.
I vicini di casa hanno
iniziato il loro solito litigio quotidiano; lei in quei momenti di grande difficoltà,
immagina speranzosa una scritta in un locale: “in questo luogo è vietato alzar
la voce” … i vicini di casa, mentre litigano, lamentano il rumore di un
qualcosa che è caduto, nell’altra abitazione.
A mezzanotte, la donna sta
per chiamar il 118, si sente male, sola e sofferente; desiste, crolla nel
letto, i suoi panni sono nella lavatrice, quelli da stirare…per terra.
Una domenica che sembra priva
di sensazioni negative per i due che del resto, conoscono genesi, anatomie e
forse metodi empirci per non esserne effetto: la mattinata passata per entrambi
a sistemar la casa, stupore felice per non aver ricevuto le solite legnate,
frasi che sia l’uomo che la donna dicono a loro stessi.” Guarda come sto bene
oggi e quante cose ho fatto” …ma nel pomeriggio…arriva il conto…improvviso e
senza tante moine…Gianfranco si tiene
contro la porta della sua stanza, temendo l’irreparabile se mollasse il
contatto con quella porta, le gambe molli, la fatica della respirazione,
difficile anche sviluppar pensieri.
Luisella, improvvisamente,
dopo aver sistemato gli asciugamani in bagno, deve appoggiarsi al lavandino per
non cadere, respiro affannoso, il bagno che sembra una trottola, non riesce
neanche a sviluppar alcun pensiero.
Alle sette serali, dopo aver
superato crisi spaventose ed essere riusciti a far uscir qualche pensiero, una
vocina indica ad entrambi un tragitto di salvezza; Gianfranco e Luisella, nello stesso istante, seduti entrambi su
piccole poltrone, senza nessuno in casa, prendono un telefono, una chiamata, si
precipitano a chiamar qualche conoscente, qualcuno arriva mentre due
autoambulanze sono arrivate sotto casa di entrambi…il presentimento si è
materializzato…in pochi minuti, personale medico svolge nelle loro case varie azioni: controllo delle loro nutrite
cartelle mediche, il pulsi ossimetri messi sui
loro diti, l’elettrocardiografico
a sentenziar ciò che i due hanno provato e sanno, sul braccio destro di
entrambi, la fleboclisi di color blu, chiamano l’ospedale che i due avevano
visitato da pochi giorni ed erano in lista d’attesa per il pacemaker; il codice
giallo scatta per entrambi, i due discendono con le loro gambe e sono adagiati
dentro due ambulanze, nessuno è con loro
a parte il personale medico, ora dal presentimento si passerà all’azione.
Due autoambulanze corrono su
una autostrada, in trenta minuti arrivano a destinazione, due barelle
discendono ed arrivano al pronto soccorso, passando avanti a tutti e Luisella e Gianfranco s’osservano e si
riconoscono, ricordandosi di una cena sontuosa; la prima cosa che fanno, prima
di essere visti dal personale del pronto soccorso è quello di scambiarsi i loro
rispettivi numeri telefonici e scoprir di aver lo stesso problema ed in lista
d’attesa per un pacemaker; l’attesa è terminata…ma non solo per il pacemaker,
forse regolar i rapporti umani non è una chimera.
Luisella, entra
per prima nell’ambulatorio di cardiologia, Gianfranco
aspetta il suo turno.
La donna è subito visitata da
una cardiologa, il solito elettrocardiogramma, un’infermiera le fa un primo
prelievo di sangue sul braccio dove ha la fleboclisi e lei dialoga con
l’infermiera con calma e serenità, un altro prelievo di sangue nell’altro braccio,
un controllo della sua respirazione; una frase attesa: la ricoveriamo al
settimo piano, reparto di cardiologia della day surgery.
La donna esce
dall’ambulatorio e vi entra un uomo, i due s’osservano per qualche secondo,
senza dirsi nulla, ma con accenni d’intesa.
Un ascensore che sale, nel
breve tragitto, Luisella percepisce
uno stato di pace, senza aver intorno reazioni umane litigiose, risentite,
caos, insania e lamentio ed il suo viso sereno, sola nella sua quiete; ma
entrando in reparto, la sua gioia è immensa, leggendo un comunicato: “In questo
reparto non si alza la voce”
In pochi minuti è già
monitorata con elettrodi, uno schermo sulla sua sinistra segnala i battiti del
suo cuore...40...dopo un secondo…33…dopo un altro…36...osservando l’andamento,
le sembra una pallina da flipper; riceve un sms...
“Sono Gianfranco, sto al settimo piano del day surgery di cardiologia,
forse nella prima stanza; già sono sotto monitoraggio, il mio cuore è una
pallina da flipper, ma arrivando qui ho provato gioia…una scritta: In questo
reparto non si alza la voce.
E’ bello star qui, senza le solite reazioni umane e
chi mostra il muso alla vita”
Gianfranco riceve
un sms.
Sono Luisella, sto nella seconda stanza dello stesso
reparto dove stai tu; ora sto in pace con me stessa qui dentro, il fatto che
non mi verrà a trovar nessuno, mi genera pace interiore; ora ti devo lasciare,
la cardiologa sì è seduta sul letto, vicino a me, ha aperto il computer…credo
voglia farmi delle domande.
Una cardiologa è in una
stanza piena di monitor, osserva quello che segnala l’attività cardiaca di un
uomo, nella prima stanza del reparto e di una donna, nel secondo assieme ad un collega...” Credo che non siano venuti
qua perché erano in lista d’attesa per un pacemaker, guarda i loro battiti
cardiaci, sembrano palline da flipper; ma entrambi mi hanno tranquillizzata con
i loro modi, pensavo di dover io farlo verso di loro, forse devono aver
relazioni umane non proprio belle, i loro visi sono così radiosi”
I due volti radiosi hanno difficoltà
a prender sonno: osservano i loro battiti cardiaci, sul braccio sinistro un
braccialetto rosso, con un codice a barre, i loro elettrodi; Gianfranco riceve una chiamata, mentre
il suo battito cardiaco è andato a 29.
Luisella e Gianfranco, parlando a bassa voce, passano in rassegna tutto: da
come erano freddi ed insensibili, poi l’eco cuore ha mutato indirizzi al loro
vivere, le emozioni sgorgar senza blocchi, il loro incontro in quel ristorante,
la scoperta che entrambi, dopo la cena, ebbero i primi segnali di anomalie, lo
stupore nel saper che entrambi, nello stesso giorno, andarono a far l’eco cuore
in quel ospedale, i meccanismi della terra bruciata attorno a loro, dopo la
patologia, la scoperta di voler far qualcosa di diverso, la fuga dei loro amici,
le lacrime notturne, ricordando l’eco cuore e veder quello straordinario
muscolo in uno schermo, qualcuno dubitar del loro male, l’holter e le quattro
pagine fitte d’appunti per descrivere le emozioni umane ricevute…quelle di
basso profilo…dominanti…l’esame aritmologico ed essere in lista d’attesa per il
pacemaker.
La loro ilarità ricordando le
eparine e le loro maldestre azioni, poi i sintomi gravi, il fine settimana dove
il temer per la propria vita, era diventato un’immagine nitida, il 118.
“Sai Luisella: non credo nelle coincidenze, l’amore mi ha trovato, mi
sta parlando, giusto ora, tra diverse ore l’operazione, poi inizieremo a
riprenderci la vita come si deve, iniziando dal camminar in corridoio assieme”
“Gianfranco: non mi riconosco più rispetto a prima, ma
neanche riconosco più ciò che prima consideravo ovvio, abbiamo dei progetti da
mettere in piedi, inizierà in sala operatoria, non vedo l’ora di andarci; lì
partirà il nostro tragitto verso l’insolenza silenziosa”
Entrambi sono nelle braccia
di Morfeo, dormono sereni; alle cinque del mattino, l’infermiera fa un altro
prelievo di sangue, svegliando, prima lui, poi lei, i due si danno un buon
giorno, via sms…quando sonno le otto del mattino…il solito controllo della
pressione…davanti alla camera di Luisella,
passa la colazione, ha il dato che lei oggi è a digiuno, stessa cosa per Gianfranco…i loro volti si rallegrano,
sms che viaggiano tra loro, qualche familiare chiama, anche qualche amico…il
primario ed il suo staff entrano nella camera di Gianfranco…un avvenimento che segnerà lo spartiacque tra la vera
vita comunitaria e quella che crede d’esserlo ed entrambi né capiranno il
senso.
Un dialogo via sms viaggia
tra Luisella e Gianfranco.
Sai Luisella, credo di aver capito in senso della via
comunitaria: il primario quando è entrato, non sì è messo al centro del
palcoscenico, ma ha preteso la progettualità di tutti quanti, compreso me, ed a
favore di me, mi sono sentito parte delle staff e non un paziente.
Gianfranco: le stesse mie sensazioni, io parte del
loro progetto e loro parte del mio, un vero dialogo senza posizioni auto
centriche, esibizionismo, meno che mai antagonismo e urla.
Già mi cara: parole poche ma con l’obiettivo unico
dell’utilità dei concetti e descrizione dei fatti minuziosa; al termine mi
hanno detto se ero soddisfatto dei dati ricevuti…ho detto di sì.
Mio caro: abbiamo vissuto, prima credendo l’esatto
opposto, poi quando abbiamo avuto la patologia e l’esame dell’eco cuore,
trovato il meccanismo della terra bruciata attorno a noi, con l’utilità dei
concetti come principale nemico per crearci ostacoli e rapporti umani mediocri.
Esatto Luisella: ora standoci distante, abbiamo ora
dei progetti, ma quello che abbiamo percepito qualche minuto fa è una prova
tangibile della vera vita comunitaria e allo stesso tempo, il fallimento delle
organizzazioni collettive che della mediocrità, non possono far a meno.
Gianfranco: andremo presto il sala operatoria con
animi sereni e fiduciosi; abbiamo ricevuto il regalo della vera vita comunitaria
che fa perno sull’individuo; se avessimo avuto dati aleatori, ora apprestandoci
all’intervento, saremo preoccupati perché considerati dei numeri.
Un’infermiera giunge nella
stanza di Gianfranco con un piccolo
tosa peli…procede a toglierli per agevolar l’intervento chirurgico, poi il
camice blu è messo addosso al paziente…una flebo messa sul suo braccio sinistro
che lui conosce essere un antibiotico, poi ecco il cappellino blu in testa; il
letto esce dal reparto, l’ascensore, l’arrivo in una piccola sala operatoria.
Osserva la scena e si mette a
ridere, guardandosi attraverso qualche monitor; le premesse sono buone, uno
sguardo sereno al lettino operatorio, anestesisti, strumentisti, chirurghi e
altro personale sono attorno alle varie posizioni, lui si mette sul lettino
operatorio da solo, chiede ad una donna di mettere la musica, lei accende la
radio, la musica del benessere sta per iniziare.
Luisella, in
reparto, sa che lui è andato il sala operatoria; ma anche che presto toccherà a
lei…è allegra…chiama un’amica al telefono.
Gianfranco è
sereno nella sala operatoria, si rende subito disponibile verso lo staff che
sta per operarlo, gira la testa verso destra per crear lo spazio per
l’intervento cardiochirurgico, un liquido quasi freddo discende sul suo corpo,
non sente nulla di ciò che sta accadendo, ma dialoga, la sensazione del caldo
sui suoi tessuti, collabora trattenendo in respiro per qualche istante, poi la
frase del cardiochirurgo.” Adesso sentirà un po’ di dolore” lui risponde
sereno:” Le cose che fanno male sono i rapporti umani senza anestesia…faccia
pure”.
L’intervento procede bene e
sa che le cannule sono già a contatto con il cuore e per lui inizia lo
spettacolo partecipe di veder il monitor con l’andamento del muscolo cardiaco
segnalargli il mutamento di frequenza cardiaca.
Un valente chirurgo gli
sutura la ferita, dialogano con calma; ad operazione terminata, l’uomo si
corica da solo sul lettino ed in pochi minuti, dopo aver ringraziato tutti,
inizia ad aver dei dolori alla schiena e sulla ferita, l’ascensore lo riporta
al reparto e mentre sta per entrar nella stanza…vede una donna uscir dalla sua
stanza…Luisella sta andando in sala
operatoria.
Qualche ora è passata ed i
due si parlano al telefono, scambiandosi sensazioni.
Sai Gianfranco, l’operazione è andata bene, arrivando
in sala operatoria ero felice, nessun timore, sono salita sul lettino da sola,
poi quando tutto è iniziato, un’anestesista ha messo la musica, poi il
cardiochirurgo mi ha detto ad un certo punto che avrei sentito del dolore ed io
gli ho detto di andar tranquillo, le cose che procurano dolore sono i rapporti
umani, molti di questi, senza anestesia.
Sono stupito, cara Luisella, le stesse cose accadute a
me, credo sarà difficile scordarmi quello che è accaduto; ho una certa fame, ma
non posso mangiar nulla.
Non dirmelo, mio caro, chissà quando potremo mangiare,
ma ho abbastanza male alla schiena e sula ferita, ma felice, ora i battiti
cardiaci sono sul sessanta fisso, con la borsa del ghiaccio sulla parte
operata.
Forse mia cara, il ghiaccio bisognerebbe metterlo in
testa a qualcuno che crede di essere; non so bene che cosa per raffreddargli il
capo.
Già: sta arrivando l’infermiera, sembra voglia
spostarmi di stanza.
Dopo qualche minuto, i due
sono nella stessa stanza, non hanno più un monitor da vedere, un piccolo
congegno appoggiato al fianco di entrambi e gli elettrodi, prendono un caffè
d’orzo assieme al coumadin, due loro amici, arrivati da lontano, sono vicini a
loro, i loro visi radiosi, vedendo un uomo ed una donna che stanno per
dispiegar le ali dell’amore e Gianfranco
e Luisella, non crear dubbi al riguardo, osservandosi con difficoltà, non
potendo girarsi sul fianco sinistro, né muovere il braccio ed avvertendo dolori
forti, attenuati dalla tachipirina.
La donna dal fisico slanciato
che è accanto a Luisella, si rivolge
verso Gianfranco.
Ma nessuno è venuto a trovarti delle persone vicine a
te.
L’uomo con far tra il
sofferto e l’ironico.
Forse sarebbe il caso di analizzar che cosa sia il
concetto della vicinanza e se i fatti e le parole camminano assieme, oppure un
divorzio non ancora legalizzato; ma sono felice e non credo sia difficile
capirlo.
La stanza si trasforma in un
arco di condivisioni silenziose mentre i due innamorati si lanciano segnali con
le mani destre che percuotono i fianchi, passa il carrello delle vivande e
l’uomo vicino a Gianfranco, dal viso
serafico e barba fluente, rivolge una domanda a Luisella.
Anche tu non hai avuto nessuna visita di tuoi amici;
forse non avevano tempo?
Capirai: dovevano parlare della solitudine delle
persone in ospedale, con qualche patologia; mi hanno fatto capire quanto sia
vero come l’amore, dovrò pur investir ora che ho un cuore efficiente con un
uomo che pure lui dovrà investir sul suo cuore nuovo.
Allegria dominate non
esibita, il personale medico par interessato, Luisella e Gianfranco divorano la cena aiutati dai loro amici; non
è dato sapere se abbiano più fame di cibi o amore oppure rapporti umani senza
untori nei paraggi, i due loro amici escono di scena e per i due innamorati,
una nottata con diverse sofferenze, ma alleviate dall’osservarsi e senza parlare,
poi il sonno li avvolge.
Alle cinque del mattino, per
entrambi, un altro prelievo di sangue, l’emocromo, qualche chiamata rara con
parenti e sorelle, la misurazione della pressione; poi arriva il momento tanto
atteso.
Un infermiere, stacca gli
elettrodi della donna, il camice dell’operazione ancora indosso, lei siede sul
letto, sa che non deve guardar in basso, riesce a sedersi sulla sedia, respira
con calma con il suo braccio sinistro menomato; osserva l’uomo che ama far le
stesse operazioni ed i due, con larghi sorrisi, s’osservano ai due lati della
stanza, ma non parlano, comunicano con i sensi.
Gianfranco si
alza, con il braccio destro prende qualcosa per lavarsi ed un asciugamano, va
in bagno, camminando incredulo, svolge le operazioni usando il solo braccio
destro, esce dal bagno sorridendo alla donna che ama, lei ricambia e va in
bagno a svolgere le stesse operazioni usando il solo braccio destro.
Giunge il momento magico: Luisella e Gianfranco, svolgono i primi
passi nel corridoio, l’inizio titubante, si tengono per mano, osservati dal
personale medico e pazienti, dopo qualche minuto sono esausti, ma non di
felicità, ritornano in stanza quando il primario ed altri, conversano con loro
con dolcezza.
Due sedie a rotelle ed
entrambi sono portati a far i raggi al torace, ritornano in stanza per il
pranzo tra mille difficoltà, dovendo usar solo il braccio destro, ma sono
assieme in un piccolo tavolo della stanza, un infermiere toglie loro il
braccialetto rosso e la fleboclisi, giungono i loro due amici che li aiutano a
vestirsi e legarsi le scarpe; senza di loro non sarebbe stato possibile.
Anche gli assenti si fanno
sentire, dicendo loro di andar da qualche parte a far rieducazione, così come
sono, non sarebbero utili alla causa, non è dato sapere quale.
Una casa tranquilla tra amici
veri, per entrambi, il braccio sinistro riprende a funzionare gradatamente e
qualche bacio avviene tra i due…mandano qualche mail a qualcuno affermando di
aver trovato una vera causa per il vivere, i destinatari furibondi, la
rieducazione può dirsi completata in un semplice Natale, assieme ad amici veri.
Dopo sette giorni, i punti di
sutura tolti e regali per tutti con qualche bel libro pieno di frasi semplici,
i cerotti tolti dopo qualche giorno, la ripresa mai interrotta del coumadin e
l’INR, l’amore che abbatte ostacoli, qualcuno scrive che si sente la mancanza
dell’uno o dell’altra, ci hai abbandonato troppo presto.
Una casa dove Luisella e Gianfranco fa da lancio per
il loro amore, progetti che si materializzano legati ad introdurre etica e
cultura dell’alimentazione nel vivere, difendendo le intime ragioni
dell’individuo e sostenendo uomini e donne, finiti nelle retrovie della
macchina sociale per aver tali indoli, in una primavera avanzata il primo
controllo post operazione con esami assai noti ai due, in estate quello tecnico
del pacemaker, in agosto, Luisella inizia
il suo percorso della maternità, a ridosso del Natale, festeggiano
l’anniversario del primo anno con il pacemaker andando in un reparto di
cardiologia e passando l’intero giorno con i componenti di un unico progetto,
chiamato essere umano, svolgendo opere di prevenzione in ogni dove, facendo
conoscere che la prevenzione è benefica in ogni dove, quasi gratis, costi
sociali bassi, spinta verso l’auto determinismo umano che loro due, hanno
sperimentato il suo valore durante la patologia, il valore del silenzio e il
pregio di un individuo è molto più alto di masse di persone.
E’ il giorno dell’Epifania: Luisella e Gianfranco, sotto il
lampadario a forma di cuore, si osservano per lunghi minuti, i sorrisi che
s’allargano, in un calendario è segnato un cerchio rosso posto nel mese di
maggio, un abbraccio sincero ed un bacio pieno di significati e qualche frase
esce spontanea.
Mia cara Luisella: sono oggi così cambiato che non mi
riconosco più in cosa ero e chi i miei amici; la patologia mi ha forgiato, dato
un senso alla vita, ciascun frammento un valore proprio, i pensieri che sono
onde autentiche e che creano.
Mio caro Gianfranco: prima badavo solo al particolare,
senza accorgermi del vuoto della mia esistenza, ero circondata dal formalismo,
la retorica e i riti della reputazione; la malattia mi ha messo di confrontar
me stessa, lungo il cammino, i meccanismi del non detto, del non visto, le
parole ed i fatti, separati in casa; oggi mi sento rinata dopo il percorso che
ho dovuto affrontare.
L’Eco Cuore ha
svolto il suo cammino mentre i due osservano il calendario con un cerchio rosso
sul mese di maggio e dancing in the night
suona per loro, in uno schermo compiono i titoli di testa del film: La vita è meravigliosa” …una sirena di
un’autoambulanza risuona, Luisella e
Gianfranco osservano un piccolo quadretto che hanno messo su una parete con
una frase di Oscar Wilde:
“L’egoismo non consiste nel vivere come ci pare, ma
nell’esigere che gli altri vivano come ci pare a noi”
Cenni di assenso, forse,
dentro quel mezzo e coricato un individuo, vittima di quella frase e dei
rapporti umani conseguenti con troppi a pretendere di prender possesso
dell’altrui determinismo dei loro simili
Sai Gianfranco: quante persone finiscono ad aver
problemi cardiaci per effetto dei rapporti umani che fanno della sete del
possesso la base della patologia stessa?
Già Luisella: se venisse depurato il linguaggio e le
emozioni umane; quella sirena suonerebbe di meno; ma potrebbe mandar in
frantumi il “Disco rotto dei grandi uomini”
Sì: il giocattolino chiamato uomo, non sarebbe più
nelle mani di qualche Mister Mortimer.
Andiamo a far scoperte silenziose ora; anche per chi
hai nel grembo.
Attilio Saletta.