giovedì 25 febbraio 2016

Dove sta l'assurdo: Le avventure di Martyn Sax.


Prima del racconto stesso che farà parte di una lunghissima serie di mie creazioni, tra racconti, video e film amatoriali creati tutti da me che avrà come titolo generale: "Dove sta l'assurdo" alcuni dati.

Per molto tempo ho cercato inutilmente di crear sbocchi alla mia intensa attività, ma senza risultati a parte il caos di promesse vane, ingarbugliamenti di procedure e vaghezze di scenari; ora ho deciso di non perder più tempo e quindi faccio da solo.

Da oggi faccio uscir tutte le mie numerosissime opere che spaziano dalla commedia teatrale, la riflessione critica sull'esistente, i miei video racconti e film amatoriali.

Usando il Crowdfunding, con quindi un progetto a lunga gittata, potete contribuire alle mie attività che vogliono anche espandersi alla produzione cinematografica e teatrale e mettere in piedi un progetto sociale volto a recuperare aree dismesse della capitale per crear laboratori di ogni genere dove chi vive nella marginalità economico-sociale, possa trovar l'uscita da tali livelli di emarginazione.

Questo è quindi il modo di aiutarmi ed a offerta libera.

Saletta Attilio....Postepay Evolution.....5333 1710 2190 4897
Codice fiscale:  SLTTTL56P24L219W



Il primo racconto che vi propongo è fatto di poche frasi e immagini atte a descrivere gli ostacoli che persone che amano la conoscenza incontrano in tutta la loro tormentata esistenza e spesso, nascosti o forse meglio di una infima natura psicologica. 

Le avventure di Martyn Sax.





Martyn era un vispo bambinetto di pochi anni, i suoi genitori erano preoccupati perché aveva pochi amici; lui preferiva andar in giro a far scoperte.



Amava giocar con la conoscenza, pur avendo pochi anni, un’altalena, lo scoprir le leggi della fisica, metter ordine nella sua stanza, quelli della creazione ed il razionale, il silenzio per trovar l’origine di tanti aspetti del suo vivere ed i suoi coetanei infastiditi dalla sua verve silenziosa.





Era entusiasta di mettere piede a scuola; lì sicuramente i suoi desideri del sapere sarebbero stati ripaganti con la stima dei suoi insegnanti e compagni di scuola ed infatti…



Tutto perché voleva farci qualcosa di suo con la conoscenza e rimanere un clandestino del sapere, farsi domande e scovar nonsense.


Fu accusato di non voler far la comparsa e di aver dubbi sul disco rotto dei grandi uomini.


Preferendo la conoscenza come creazione e sperimentar ogni cosa, in assenza di ciò, da rigettar senza indugi.




Accusato perciò di essere un asociale, con limiti cognitivi ed epurato dalla vita sociale pretendendo addirittura di essere se stesso.





La sua orchestra sinfonica, con tutti gli strumenti a sua disposizione, ma nessuno a soverchiar altri, doveva lasciar il posto in favore di una con solo gli strumenti a percussione e i rumori stentorei per poter prendere per vero la falsità, così da celarsi la vista da solo.








Martyn scelse la strada di comprendere attraverso un suo percorso, incamminandosi verso la strada dell’autodidattica per non diventar censore della conoscenza di se stesso.




Ma nonostante ciò, ci finì ad ascoltar solo il fragore del finto sapere, la sua creatività sparita; divenne uno sconosciuto di se stesso.



Iniziò a sentirsi un numero e uomini a usarlo in tal veste, ma con il suo accordo, dentro di lui un baule richiuso che non desiderava aprire.




Lottava per qualche idea ed infatti mai si sentiva bene con se stesso.




Un giorno andò a trovar sua madre che aveva già raggiunto suo marito in cielo; lì iniziò il suo percorso a riconquistar se stesso e recuperar la sua creatività ed aprir il suo baule chiuso da decenni.



Quando aprì il baule si rese conto che doveva come prima cosa disimparare montagne di dati falsi sulla natura umana, falso pedagogismo, cortei d’insostituibili, premesse indiscusse e schemi immutabili.






Poi iniziò a non dover più lottar per nessuna idea, si rese conto di star bene con se stesso a differenza del corteo delle opinioni.




Improvvisamente mise tutto in discussione a partir da se stesso, la sua colonna sonora del vivere si abbassò, iniziò ad usar gli occhi per vedere.






Ma non riuscì a stupirsi del libero arbitrio dei migliori della specie; l’uomo desiderava essere sottomesso come massimo dei desideri.






La sua orchestra sinfonica ritornò il lui anche se fu considerato una persona strana incapace di far spallucce alla vita.








Ma dovette far i conti con chi credeva di saper tutto ed andava lamentando una vita di stenti non potendo rubar la vita del prossimo usando la democrazia ed il voto.






Poi ebbe l’idea che le guerre erano solo il frutto degli omicidi in nome delle idee, annientando persone dotate di progettualità in favore di chi non possedeva alcuna qualità a parte il disconoscere la natura umana.





Non fu capito e si rese conto di essere sulla strada giusta, comprese che con le sue qualità poteva evitar di far da polvere per il tappeto per qualcuno, dedito al sonnambulismo legalizzato.






Fu così triste che andò a festeggiar in un parco, anche se viveva una non vita per l’effetto di troppe parole tese a banalizzar la vita, con la brutalità politica tesa ad annientar l’unico essere vivente dotato di senso critico; obiettivo che fa gola a tanti in questo pianeta così bistrattato che Martyn pensa possa finire per qualche disputa dialettica tra migliori della specie.




Ma nonostante le avversità quotidiane, la conoscenza continua ad essere per Martyn, il luogo con cui giocar nella sua stanza dei balocchi, gattonando con essa come quando aveva pochi mesi di vita; rimaner un clandestino del sapere sembra un antidoto con chi considera l’uomo un numero, trovando il modo di scansarsi da chi ha un rapporto tra parole e fatti come costanti separati in casa.



                                  Attilio Saletta.

                     Alla prossima avventura...un bel video con immagini, musica e poche parole.



Le vere avventure avvengono nella mente quando sei disposto a capir cosa facilmente potresti comprendere, anche se questo ti getterà nel non aver fonti di dialogo con gli altri.

Martyn Sax; forse potrebbe aver anche un altro nome.
Se vi va contribuite al mio progetto.








mercoledì 24 febbraio 2016

C'è ancora spazio per l'uomo causativo? Assolutamente Sì!



Gli avvenimenti di questi ultimi anni, mesi e giorni mi inducono a pensare che oggi l’uomo con l’indole causativa verso l’esistente abbia decisamente meno spazi di chi non abbia nulla da spartire con un atteggiamento propositivo sull'esistente.

L’ex Ministro della Cultura francese Lang, un giorno ebbe a dire che” l’etica non è replicabile a tutti gli abitanti della terra” quindi che il vivere attraverso la scienza della morale che poi introduce alla vita causativa è in possesso di ben poche persone, le quali devono affrontare ostacoli a iosa, compresa la guerra psicologica ai loro danni, non tanto dalle alte gerarchie sociali, piuttosto invece dai normali rapporti interpersonali di ciascuno e chi sta ai vertici della macchina sociale ha decisamente il compito facilitato da irretire il senso critico dell’esistente e la delega diventa assioma anti causativo per definizione.

Forse serve dir qualcosa di poco mieloso al riguardo: “I cittadini sovrani hanno affidato un potere immenso agli amministratori pubblici enormi flussi e masse di denaro, passando tra le loro mani 850 ML di spesa pubblica e 2.100 ML di debito dello Stato, un potere coercitivo, il potere di giudicare e condizionare tutta la società con 420.000 amministratori pubblici”

Ora il Governo di questo paese ha stanziato diversi miliardi nella ricerca per i prossimi anni, c’è da domandarsi con quali finalità, qualche bel esempio: questo denaro servirà ad invertire la rotta sulla caduta verticale della vita media degli ultimi anni, sia per gli uomini, che per le donne? Inciderà nella ricerca che porta in molte zone del paese ad avere altissimi livelli d’incidenza di patologie oncologiche devastanti come quelle al cervello? Quindi poi decisioni consone? Porterà ad una ridefinizione di far economia e su questo altare, a rimetterci la salute di milioni di persone in favore di ristrette schiere di privilegiati? L’ambiente poi ancora peggio, introducendo giganteschi nonsense geologici e offese mastodontiche alla natura, ma che portano consenso durante dispute elettorali? Quindi questo denaro servirà per invertire questa gigantesco concerto di attività anti causative? Servirà per abbattere quella casta terribile delle baronie che portano migliaia di ricercatori a scappar da questo paese e una volta giunti in un altro lido, diventano subito risorse e provocano plusvalori per un, altro luogo, ma la formazione, avuta da noi e quindi ecco che chi ha in mano le leve della ricerca, ha pure quella dello sviluppo economico, quindi ricerca di know how e perciò attività causative?
 Questo denaro finirà nelle spire del sistema burocratico che fa sì che un ricercatore debba perder metà del suo tempo, se non di più, a combattere con questo mostro e quindi poi la ricerca stessa ostacolata? Questa consistente massa economica servirà per andar alla ricerca di menti progettuali che sono semplicemente annientate da un sistema che pone barriere alla strada dell’eccellenza? Interverrà sul disastro immane idrogeologico di questo paese; in definitiva: questo denaro servirà per incamminarsi sulla strada delle attività causative, oppure non sarà così perché si creerebbero ostacoli alla macchina del consenso che fa degli atteggiamenti opposti la leva del suo dominio, compresa l’opinione pubblica che per sua definizione è conservatrice, indipendentemente da quale schieramento politico parteggia e l’insieme di tutta la classe politica, nessuno escluso, sono ultra conservatori, partendo da quella frase detta in precedenza.

“I cittadini sovrani hanno affidato un potere immenso agli amministratori pubblici enormi flussi e masse di denaro, passando tra le loro mani 850 ML di spesa pubblica e 2.100 ML di debito dello Stato, un potere coercitivo, il potere di giudicare e condizionare tutta la società con 420.000 amministratori pubblici”

Qui però vi è questo fattore trascurato: un individuo, in questo paese, che voglia introdurre qualcosa di causativo, sia per lui che per i suoi simili, si trova davanti enormi Colonne D’Ercole come il sistema burocratico che fa sì che molti abbandonino la tenzone, sapendo che gli porranno ostacoli che sono principalmente psicologici, l’idea in altri termini, che entrando non potrà mai andar da “A verso B” ed i rapporti sociali seguono a ruota, il sistema bancario pure, e peggio ancora gli amministratori pubblici, un sistema gelatinoso fatto apposta per crear impedimenti alle  attività causative dell’uomo.
Questo sistema provoca molto spesso patologie non solo sociali, anche della salute umana come quelle cardiologiche che sono essenzialmente neuro vegetative, legate ai rapporti sociali e gli ostacoli che questo sistema provoca alla salute dello stesso corpo umano e tra le maggiori incidenze c’è proprio il sistema burocratico che è un apparato psicologico per irretire l’uomo che abbia tendenze causative verso l’esistente, il quale, per star bene, deve introdurre una enorme forza interiore, autostima, intenzionalità elevatissima, coraggio, ed ogni giorno aumentare questa attività; chi scrive ha una patologia cardiaca per aver cercato strade causative e oggi per corazzarsi deve far ricorso a questa forza interiore.

Sembra quindi che l’essere parte attiva di questo paese finisca nelle spirale discendente del delegare, nell'usare come un ritornello stonato quelle parole come: “E’ colpa di chi governa, della politica, del Sindaco, del Ministro” creando pura metafisica e nulla di sostanziale, o peggio, un modo di essere per incolpare entità indefinite per nascondere il livello di estesa convivenza e complicità con quel sistema che teoricamente si cerca di accusare; eppure è possibile uscire da questi “Circuiti Mentali”

Un qualcosa che la stessa macchina legislativa ha creato, ma disconosciuta dalla stessa origine legislativa:” Le persone sono portatrici, non solo di bisogni, ma anche di capacità ed è possibile che siano messe a disposizione della comunità per contribuire a dare soluzione ai problemi del singolo, quelli pubblici di interesse generale”
La legge di revisione costituzionale del 2001 nella Costituzione ha introdotto il principio della sussidiarietà orizzontale: “Le Istituzioni favoriscono le iniziative dei cittadini, singoli e associazioni per finalità di interesse generale sulla base del principio della sussidiarietà”

Nell'articolo 118, ultimo comma:” I cittadini sono in grado di attivarsi autonomamente nell'interesse generale, i cittadini hanno tutte le capacità di risolvere, sia i loro problemi personali che quelli collettivi”

Serve far conoscere che esiste questo principio, una piattaforma tra pubblico e privato come cittadini attivi e autonomi, un modo considerato irrealizzabile, assurdo solo all'idea che un cittadino, senza iscriversi ad associazioni, potesse aver voglia e capacità di interessarsi al bene comune insieme ad altri.
Ed ancora:” Convincerti che ti conviene prenderti cura dei luoghi in cui vivi perché della qualità dei beni comuni materiali e immateriali dipende la qualità della tua vita.
Il tempo della delega è finito, l’Italia ha bisogno di cittadini attivi, responsabili e solidali.

Labus progetto: laboratori della sussidiarietà.

Quindi ecco cosa il sistema legislativo, o gran parte di esso, volontariamente cela, la concreata possibilità di mandare in naftalina quel sistema colloso, pieno di devastanti cortigianerie e collusioni per impedir all'uomo di essere parte attiva delle decisioni sui meccanismi sociali; i laboratori della sussidiarietà sono una fucina di idee, progetti, una raccolta di esperienze che porta ad una democrazia autentica, un vero senso del possesso del vivere comunitario, fuori dalle perverse logiche delle maggioranze o minoranze che dir si voglia…ma c’è dell’altro…capisco che non è facile vivere senza feticci…e farsi domande…forse ci sarebbero meno alibi a cui appellarsi…

In diversi comuni, vi è stata l’introduzione de: “L’Amministrazione condivisa” in pratica, accordi tra il cittadino, preso nella sua singolarità e l’entità locale stessa.

Politiche non inclusive, un patto di collaborazione e rapporto paritario tra i comuni, associazioni, singoli cittadini che decidono gli strumenti necessari per tale patto, servizi collaborativi, favorire in co-design, progetti condivisi.

Qualche esempio: potature dei viali alberati da parte di un gruppo di cittadini residenti, salvaguardia del patrimonio turistico e ambientale con gestione partecipativa in Ciociaria, in provincia di Siena, rigenerazione partecipativa dell’arredo urbano, a Trento, regolamentato i beni comuni su beni confiscati alla criminalità ed a Bologna, i cittadini portatori di competenze.

Questo prende di petto uno dei principali meccanismi della politica…quella di rallentare artificiosamente le attività sociali e la stessa mente umana, altro agire psicologico…a Bologna e Torino, accordi del genere sono stati fatti ed hanno subito prodotto benefici decisionali dell’uomo stesso, a Roma nulla di ciò è stato fatto, mi impegnerò per far sì che anche nel porto delle nebbie, la coltre sparisca e faccia agir l’uomo stesso con le sue capacità causative, spedirò decine di progetti, usando in pieno, sia il principio della sussidiarietà che l’amministrazione condivisa…ma potrei da subito prendere iniziative personali osservando anomalie come ripulire un giardino, togliere, degrado urbano, scritte sui muri, segnalare luoghi abbandonati e come potrebbero ritornar in vita e ridar socialità a quei luoghi, comprese attività economiche, arginar marginalità sociali…in fondo il mio sogno è sempre stato di luoghi di potere circondati…non per mezzo di forconi, covoni di fieno in fiamme, carri trainati da buoi e urla di gente inferocita con sguardi minacciosi…quella è roba da tirannide e contro tirannide…un menù che dura solo da trenta secoli…invece da progettualità individuali con gente che ficca il naso in ogni dove ed insolenti percettivi…

Naturalmente c’è chi dirà che non è possibile perché c’è l’altare macabro del sistema economico…bei progetti…ma non hai messo in conto la macchina finanziaria…con quale denaro potrai far sì che tutto ciò possa realizzarsi; quindi smetti di sognare, tra qualche mese ci sono le elezioni…per chi voterai? Guarda le ultime ruberie, è veramente incredibile, ho votato per lui…poi che delusione…ma speriamo che il nuovo Sindaco sia migliore dell’altro…perché mi guardi con quel viso sconsolato? A qualcuno dovrò pur credere a parte me stesso ovviamente.

Esiste invece un modo per superare l’ostacolo economico, principale barriera allo sviluppo di nuove socialità progettuali.



Crowdfunding…definizione.
Crowd: folla…Funding…finanziamento= finanziamento collettivo.
Processo collaborativo di un gruppo di persone con uso proprio di denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni…in pratica un micro finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse.
Può essere suddiviso in: iniziative di qualsiasi genere come l’aiuto in occasione di tragedie umanitarie, o a sostegno dell’arte, giornalismo partecipativo, imprenditoria innovativa, ricerca scientifica, cambiamenti sociali…abbattendo le barriere tradizionali all'investimento finanziario.
Il web permette l’incontro e collaborazione tra i soggetti coinvolti: imprenditori, imprese e creativi per ottenere idee, denaro e input sul prodotto.
Mezzo milione di progetti non avrebbe visto la luce senza il (C) con spinte esponenziali nel futuro.
Iniziative autonome per progetti singoli…esempi…la campagna presidenziale di Barack Obama…la città della scienza di Napoli.
Nel passato: Loan Fund: fondi collettivi di micro credito che combattevano la povertà del popolo irlandese.

Vari tipi di (C) per ricompensa: investire e la ricompensa legata al contributo, per donazione.

(C) Civica: soggetti diversi per finanziare opere pubbliche, eliminando le separazioni concettuali tra le sfere pubbliche e private inerenti il bene comune agendo nel sociale con la cultura del web 2.0 con finalità civica.
Persone, iniziative e comportamenti innovativi diverse dalle sfere tradizionali distinte della società civile, mercato e stato con valori sociali di collaborazione portatori di sviluppo.
Essa porta allo sviluppo di servizi, infrastrutture che lo stato e il mercato, da soli, non sono in grado di realizzare…esempi: ponte pedonale di Rotterdam, parco pubblico a New York, acquisto di materiale scolastico a Philadelphia ed a Bologna riordino del portico di S. Luca.

Equity (C): Società non quotate in borsa, in grado di ottener risorse tramite richieste finanziarie attraverso piattaforme web, con investimenti anche minimi, sollecita quindi il pubblico risparmio e start-up innovativi.

Le piattaforme del (C): siti web che facilitano l’incontro tra domanda di finanziamento per un progetto e offerta di denaro da parte di utenti…le piattaforme verticali sono specializzate in progetti particolari.
Kikstarter: piattaforma più grande esistente…Eppela…quella meglio conosciuta nel nostro paese.
Donazioni: ricompensa di carattere non finanziario come: gadget, prodotto, meeting con il creatore dell’idea, ringraziamento ec, ec.

Ulteriori dati: maggiori settori sono il creativo…48%...sociale…34%...business…18%
Promuovere sviluppo costante al progetto e identità sociali…senza intermediari con modalità decentrate.
Hai un’idea, attraverso il web, persone si interessano, ricevi denaro per realizzarlo e loro partecipi…limitato denaro per donatore, molte persone partecipi con comuni interessi ed ottenere lo scopo del progetto.

Quindi c’è ancora qualche alibi per mantenere il delegar ad altri la tua vita o puoi far di meglio con quello che hai dissotterrato?

L’ultima cosa legata a ciò è la povertà, ed anche qui, l’aspetto psicologico è prevalente e come invertir la rotta…la delega ha in gran parte provocato la marginalità per molti individui.

 Potremmo dire che si è poveri quando non si riescono a tradurre le proprie capacità in funzionamenti, cioè quando non si ha accesso alle risorse necessarie per realizzare, se lo si desidera, un livello di vita adeguato in una società e contesto dati.
Ecco quindi come la marginalità colpisca molto spesso, capacità che la stessa società non desidera mettere in circolo; si preferiscono azioni di basso profilo, ma se ciascuno di noi, una notte, andasse a domandar chi vive ai margini, quante progettualità verrebbero fuori…e se fossero messe in circolo…il carrozzone dell’assistenzialismo potrebbe diminuire il suo peso e spesso, anche la rilevanza economica…quella invece creata da quelle persone ai margini delle gerarchie sociali.

L’antropologo Arjun Appadurai aggiungerebbe che la povertà estrema è quella in cui viene uccisa anche la capacità di aspirare, di immaginare di poter cambiare la propria condizione. È una questione di risorse materiali, ma anche di controllo sul proprio orizzonte di vita, sullo stesso senso di dignità e valore personale. In questo senso la povertà è una forma specifica di disuguaglianza, in quanto non riguarda solo gradi di distanza tra gruppi o individui nella disponibilità di risorse, ma una condizione di insufficienza.
Qui ecco la pratica di far sentir inferiore l’uomo, sin al punto da limitar il suo potere immaginativo di dar un senso di riscatto alla propria condizione e quindi farlo considerare inferiore.

Per ultimo le incidenze alla vita democratica; ma ho cercato di far veder come questo meccanismo che sembra arido, irrazionale, alla mercé del primo arruffapopoli, infimo tecnocrate o vanaglorioso, possa volgere sul volano dell’indipendenza umana e quindi ricerca causativa della vita stessa.

 L’esperienza della povertà materiale, infine, può anche ridurre, se non impedire, di partecipare alla vita sociale e politica, perché non se ne hanno le risorse, materiali o culturali, perché ci si sente, o si viene fatti sentire, inadeguati. È per questi possibili effetti sugli aspetti non strettamente materiali dell’esistenza che la povertà costituisce, non solo un problema morale, e neppure solo un problema di equità o giustizia sociale, ma anche un problema di democrazia.

Ciascuno può far di meglio con i suoi pensieri, ci sono molti mezzi per non sentirsi inferiori, ma ci si sente così perché qualcuno si auto convince di esserlo…per chiudere quello che manda in frantumi questo assieme, ed a oggi, so di aver molti mezzi per cambiar il mio orizzonte; spero anche da parte di altri si desideri una cosa simile, anche se non mi aspetto molti consensi...

Convincerti che ti conviene prenderti cura dei luoghi in cui vivi perché della qualità dei beni comuni materiali e immateriali dipende la qualità della tua vita.
Il tempo della delega è finito, l’Italia ha bisogno di cittadini attivi, responsabili e solidali.



                               Attilio Saletta.




                        





domenica 21 febbraio 2016

La povertà: mezzi per capirla.


     
       
Ho iniziato a progettar qualcosa in riferimento alla povertà in vista di un mio piano progettuale usando tutti i mezzi, tra i quali uno che è volontariamente sottaciuto che è il "Principio della sussidiarietà" inserito nel 2001 nella nostra Costituzione che identifica un profondo mutamento di rapporti tra la pubblica amministrazione ed il cittadino, il quale ha tutti gli strumenti per rendersi attivo, compreso anche se non fa parte di alcun partito o associazione.

Assieme a ciò l'amministrazione condivisa che consente al cittadino di far cose con accordi con le autorità locali ed in diversi luoghi ciò è avvenuto; siamo cioè in grado di togliere il pallino del vivere dalle mani delle classi dirigenti per farli diventare un fattore tra i tanti della regolazione sociale.

Principalmente serve far conoscere che esiste questa possibilità, ma pochi conoscono questo principio delle sussidiarietà introdotto nel 2001 che consente a tutti di smetterla con il deteriore meccanismo della delega; quindi cittadini attivi e la lotta contro la marginalità sta in questo meccanismo.

Quindi immetto un articolo della rivista "Left" datato agosto 2015.



Cominciamo dalle definizioni. Potremmo dire che si è poveri quando non si riescono a tradurre le proprie capacità in funzionamenti, cioè quando non si ha accesso alle risorse necessarie per realizzare, se lo si desidera, un livello di vita adeguato in una società e contesto dati. O peggio ancora, quando le risorse sono così ridotte da mettere in pericolo le capacità stesse, come avviene, ad esempio, quando un bambino non può andare a scuola, o la deve abbandonare precocemente, o è costretto a lavorare duramente in età precoce, o quando la malnutrizione incide sul suo sviluppo fisico e in taluni casi anche intellettivo.
Questo almeno per citare Amartya Sen. L’antropologo Arjun Appadurai aggiungerebbe che la povertà estrema è quella in cui viene uccisa anche la capacità di aspirare, di immaginare di poter cambiare la propria condizione. È una questione di risorse materiali, ma anche di controllo sul proprio orizzonte di vita, sullo stesso senso di dignità e valore personale. In questo senso la povertà è una forma specifica di disuguaglianza, in quanto non riguarda solo gradi di distanza tra gruppi o individui nella disponibilità di risorse, ma una condizione di insufficienza.
Questa specifica disuguaglianza poi, a volte, ma non sempre, si intreccia con altre: con quella di genere, ad esempio, con l’etnia, con lo status di migranti. Le conseguenze della povertà possono toccare anche dimensioni non materiali dell’esistenza, quali l’accesso alla formazione, la possibilità di scegliere l’occupazione più confacente alle proprie competenze e di negoziarne le condizioni senza dover invece accettare qualsiasi lavoro, anche squalificante e a qualsiasi condizione. Solo dai poveri, infatti, ci si aspetta che siano disponibili a fare “qualsiasi lavoro”. Ciò avviene anche in alcuni regimi di welfare più generosi di quello italiano, che prevedono un reddito minimo per i poveri ma in cambio dell’assistenza economica, richiedono a chi la riceve di accettare qualsiasi lavoro venga loro offerto, anche se molto al di sotto delle loro qualifiche e delle loro aspettative, forzandoli, in quella che lo studioso francese Serge Paugam ha definito come “integrazione squalificata”. libro saraceno
L’esperienza della povertà materiale, infine, può anche ridurre, se non impedire, di partecipare alla vita sociale e politica, perché non se ne hanno le risorse, materiali o culturali, perché ci si sente, o si viene fatti sentire, inadeguati. È per questi possibili effetti sugli aspetti non strettamente materiali dell’esistenza che la povertà costituisce, non solo un problema morale, e neppure solo un problema di equità o giustizia sociale, ma anche un problema di democrazia.
Esistono diversi modi di misurare la povertà. I più diffusi si riferiscono ad una definizione relativa o viceversa assoluta di povertà. Nel primo caso la povertà è definita in riferimento al tenore di vita medio di una popolazione, misurato dai consumi o dal reddito: è povero chi si trova gravemente al di sotto di quel tenore di vita medio. Nel secondo caso, la povertà è definita come impossibilità di accedere al consumo di un paniere di beni definiti essenziali. Non si tratta di definizioni necessariamente in competizione tra loro. Colgono ciascuna, piuttosto, un particolare spazio della, e insieme punto di vista sulla, povertà materiale. Sono complementari. L’incidenza della povertà assoluta risulta più bassa di quella misurata con il criterio della povertà relativa, ma è anche meno sensibile a variazioni congiunturali nella distribuzione dei redditi e nel livello del tenore di vita.
Per questo l’indicatore di povertà assoluta è uno strumento molto importante per valutare il mutamento nelle condizioni di vita dei più poveri e nel tasso di entrata (o uscita) dalla povertà da un anno all'altro. Ad esempio, in Italia, negli anni della crisi, mentre la povertà relativa misurata dal reddito è aumentata in modo molto contenuto, l’incidenza della povertà assoluta è peggiorata sensibilmente, passando dal 4,1 per cento, nel 2007, al 7,9 per cento nel 2013. Un modo di valutare la povertà concettualmente simile, anche se non identico, a quello della povertà assoluta è quello che considera l’esistenza di deprivazioni specifiche. L’analisi della deprivazione considera l’incapacità di effettuare una serie più limitata di specifici consumi e attività: dal riscaldamento adeguato al pagamento delle bollette e dell’affitto, dall'impossibilità a pagare le spese mediche a quella di fare un pasto proteico almeno ogni due giorni, fino alla impossibilità di sostenere una spesa necessaria e improvvisa.
Questo approccio è adottato anche da Eurostat per l’Unione Europea, ad integrazione della misura della povertà relativa (o del rischio di povertà). Viene considerato “deprivato” chi in un anno dato sperimenta almeno tre deprivazioni da una lista di nove, e “gravemente deprivato” chi ne sperimenta quattro o più. Nell'Unione Europea nel suo complesso l’incidenza della deprivazione negli anni della crisi è passata dal 16,1 per cento nel 2008 al 22,3 per cento nel 2011. La crisi iniziata a fine 2007 ha dunque prodotto un peggioramento delle condizioni di vita per una porzione non irrilevante della popolazione,intaccandone la qualità della vita, e non per quanto riguarda il superfluo, bensì la adeguatezza e sicurezza quotidiana: nutrirsi adeguatamente, non diventare morosi nel pagamento delle spese di casa, anche per non innescare circoli viziosi che non possono che produrre peggioramenti, curarsi quando necessario e così via. Più netto ancora è stato, tra il primo e il secondo periodo della crisi, l’aumento dell’incidenza della grave deprivazione materiale, ovvero di individui che sperimentano più di tre tipi di deprivazione. La povertà e la deprivazione possono essere un’esperienza occasionale, o invece ripetuta o duratura. Si tratta di situazioni molto diverse per i soggetti che la sperimentano nell'uno o nell'altro modo.
At-risk-of_poverty_or_social_exclusion_rate,_2012_and_2013

Senza sottovalutarne i costi psicologici, un episodio circoscritto di povertà può non incidere sostanzialmente sulle chances di vita e sul senso di adeguatezza di una persona o di una famiglia. In alcuni casi, può persino essere messo nel conto di scelte di vita (uscire dalla casa dei genitori per essere autonomi, avere un figlio riducendo temporaneamente il proprio impegno lavorativo e quindi il proprio reddito, cambiare lavoro, riducendo il proprio tenore di vita, e così via).L’esperienza ricorrente della povertà segnala invece il permanere di una vulnerabilità economica che, anche quando le cose vanno meglio, non riesce a garantire condizioni di sicurezza, riserve minime per far fronte ai periodi più difficili. Questa vulnerabilità è massima in casi di persistenza della povertà. Sono i casi in cui, più ancora che quando la povertà è ricorrente, non solo si creano le condizioni per una riproduzione della povertà da una generazione all'altra, ma è più elevato il rischio che povertà economica e deprivazione materiale si associno anche a vere e proprie forme di esclusione sociale.

Soprattutto, è molto rischioso sperimentare la povertà da bambini e ragazzi. I minori a rischio povertà o esclusione sociale in Europa sono ormai 27 milioni – più di 1 minore su 4, il 28 per cento, nei Paesi UE28 – con una crescita di quasi 1 milione in 4 anni (2008-2012) e di mezzo milione in un solo anno, tra il 2011 e il 2012, con un’incidenza tuttavia molto diversificata. In Italia raggiunge il 33,8 per cento, in Grecia, Ungheria e Lettonia varia tra 35 e 41per cento, per superare addirittura la metà del totale (52 per cento) in Romania e Bulgaria. Va segnalato che la maggior parte dei minori a rischio di povertà ed esclusione sociale vive in famiglie di lavoratori poveri, in cui il reddito da lavoro è insufficiente a far fronte ai bisogni della famiglia. Negli anni della crisi non è aumentato, infatti, solo il numero dei disoccupati e delle famiglie in cui nessun adulto ha un lavoro. È aumentato anche il numero dei lavoratori poveri e delle famiglie povere nonostante vi sia un occupato
Il rischio che si produca uno squilibrio tra redditi da lavoro e bisogni famigliari è tanto più alto quanto più alta è la percentuale delle famiglie monoreddito (tanto più anche quando monogenitore) e tanto più scarsi sono i trasferimenti dallo Stato legati alla presenza di figli, come avveniva e avviene tuttora in Italia. In questa prospettiva, si può dire che, se all'interno di ciascun paese il rischio di essere lavoratori poveri su base famigliare è più elevato per i lavoratori a basso salario che sono gli unici percettori di reddito, questo rischio è diversamente distribuito tra i Paesi in base al tasso di occupazione femminile, da un lato, e al grado di sostegno al costo dei figli garantito dal welfare nazionale, dall'altro. In altri termini, vi è una stretta interdipendenza tra caratteristiche dei welfare state, caratteristiche e composizione delle famiglie e tasso di partecipazione al mercato del lavoro dei componenti dei nuclei famigliare.

Attilio Saletta.



sabato 20 febbraio 2016

Amministrazione condivisa dei beni comuni: Labsus fa il punto sul Rapporto 2015

Amministrazione condivisa dei beni comuni: Labsus fa il punto sul Rapporto 2015

Amministrazione condivisa dei beni comuni: Labsus fa il punto sul Rapporto 2015

Amministrazione condivisa dei beni comuni: Labsus fa il punto sul Rapporto 2015

Umberto Eco and Harper Lee.



C'e un tratto comune che lega le opere di questi due personalità della cultura che sono passati attraverso il secolo scorso è questo: la profonda onestà intellettuale ed il senso della cultura autentica...quella che si interroga, si fa domande in un mondo profondamente disfattista sulla natura umana e con la doppiezza come asse portante di tutto l'assieme assieme alle follie ideologiche; la speranza quindi, che chi possiede ancora questo estremo coraggio fondato sull'onestà della scoperta, abbia ancora la possibilità di vivere con l'avventura principale: quella della conoscenza e quanti ostacoli tale sfida porta un uomo ed una donna che si legano a questo desiderio.

C'è una frase di Umberto Eco che ho sempre profondamente amato per la sua carica d'indipendenza umana, fuori dalle cerchie delle nevrosi e quel gioco dramma tragico comico chiamato politica con tutto quel concentrato di nonsense che passa inosservato.

" La vera saggezza non sta nell'abbattere idoli, nel non costruirli proprio"

Mi domando sempre da dove nascono le idee che fanno a pugni con la natura umana e proprio per questo, trovano subito consenso, desiderio di emulazione e voglia di annientar qualcuno, spesso se si fa domande sulla natura, spesso psicotica delle sociologie di massa, i grandi discorsi e i riti pubblici che diventano una seduta psicanalitica di massa,una badante per impedirti di essere te stesso e la forma dello stato che diventa una baby sitter o madre degenere a seconda dei casi che annienta progettualità e volani causativi per la vita sociale stessa.

Se iniziassimo a disfarci di tutto questo mantello feticista che issa come idoli personaggi, che se ci riflettessimo solo un attimo, ci prederemo a schiaffi da soli, invece lo facciamo tutti i giorni e ci piace, quindi se tutta questa idolatria sparisse dal nostro vissuto, quante cose scopriremo a partir da noi stessi; ma preferiamo essere il più distanti possibili ed ecco gli idoli e le idee che ci aiutano a non pensare e quindi solo gli antagonismi...questo mi fa capire come la conoscenza continui ad essere la più grande sfida esistente e il percorso svolto da Umberto Eco a dimostrarlo.

L'opera di Harper Lee è stata lungo questo solco...se ci riflettiamo un attimo...qual era il senso de:" Il buio oltre la siepe"

Cos'è il buio e la siepe? Qualcosa di indefinito, la vena creativa di una scrittrice,inventar nemici, usar il colore della pelle per mettere in guardia dalle spire del razzismo, descrivere rapporti umani acidi, un ragazzo aver rapporti con questo ipotetico nemico, un processo che in realtà era una specie di tribunale dell'anima umana quando si degenera...oppure qualcosa d'altro? Molto attuale?

In quella siepe che separava due mondi apparentemente, era racchiuso che oltre quella siepe, oggi, abbiamo messo noi stessi, quella siepe è stata eretta per impedirci di farci domande, di separarci da noi stessi, di dar credito a una separazione concettuale ai vari aspetti del vivere...quelli materiali sono solo l'effetto della degenerazione...ecco quindi il buio che sembra ci piaccia così tanto.

I muri che così tanto s'osservano nel mondo sono quindi concettuali sull'essenza umana, una separazione creata per crear antagonismi, ma principalmente con noi stessi; se comunicassimo con la conoscenza che è fonte d'interrogazione costante sul vivere,i muri materiali crollerebbero ed anche gli antagonismi che sono stati creati da depravazioni concettuali dentro la mente dell'uomo.

" Considero un mondo fatto di eroi profondamente sfortunato, fondato sull'irrazionale in cui l'ordinario, la strada della conoscenza...diventa incomprensibile e quindi stravagante e l'antagonismo un fattore naturale di concausa rispetto alle vicende umane che passa per essere ordinario"

                                                                     Attilio Saletta. 


mercoledì 17 febbraio 2016

Ultima parte de: alle origini della povertà e le limitazioni umane.


In quest’ultima parte cercherò di smontare una marea di dati falsi sulla natura umana, le questioni che sembrano senza soluzioni e devastanti premesse indiscusse, partendo appunto dall'aver tolto di mezzo il know how dalle decisioni umane in favore dell’antagonismo politico, le sociologie di massa ed il gran corteo smodato delle opinioni nonostante che il detto know how sia in possesso di chiunque.

La base di questo premeditato attacco ai meccanismi del know how non può che essere quello che disse a Mister Yunus quel professore di economia:” Troppo spesso tendiamo ad applicare a problemi semplici soluzioni complesse, a mascherare la nostra ignoranza con spiegazioni complicate destinate a far colpo sulla gente”.

Cercherò quindi di dimostrare che alla base dell’attacco al know how sulle questioni, oggi sul tappetto c’è esattamente quel insensato e degenere modo di essere contemporaneo, ma insieme, cosa che ha fatto il fondatore della Grammer Bank, un altro concetto espresso da quel capace economista:” Si può far a meno delle formule, l’importante è cogliere il concetto…un piano concreto possa aiutare a capire e costruire il futuro” in altre parole…l’uso pieno del know rispetto alle decisioni umane…il percorso non può che iniziare dall'anatomia della politica e la sofferenza umana.

Come disse Tommaso Moro:” Non sono le idee dell’uomo ad essere importanti, quanto la simpatia critica sull'esistente” Tutto ciò quindi che l’attacco al know how cerca di smantellare. Un’idea autentica deve essere semplice, delineare scenari percepibili in maniera facile, generare armonie e disattivare antagonismi; quando non è così…non è una questione accademica…tutt'altro…si ha “Traffico sviluppato” ovverosia: si è certi che è piena di falsità e quindi sei costretto ad indagar dove la degenerazione del pensiero umano è intervenuta…qui è la genesi della politica: “Uso incontrollato delle passioni umane e dominio delle nevrosi”

Questo fa a pugni con il know how e il dato che la sofferenza umana è silenziosa in tutti i suoi aspetti e la vita umana molto delicata: un uomo che non ha di che vivere non tiene un comizio su un albero parlando di attacco alla democrazia, una famiglia che non è in grado di arrivar alla fine del mese con le spese, sta in silenzio in casa ed analizza come risolvere la situazione,  il padre di quel microcosmo di società civile non si mette a parlar di attacco alla democrazia, in un reparto oncologico, i parenti di un malato stanno in silenzio e quel silenzio è frutto di scoperte, non si mettono a parlar di attacco alla democrazia…questo è know how e predisporre piani concreti per il futuro; tutto ciò che è lontano anni luce dalla politica che ha trasformato la vita sociale e gli spazi di vita umana in un coacervo di antagonismi e su quel terreno, ogni giorno, progettualità individuali vengono annientate e la marginalità del vivere per chi le possiede diventa spesso una costante.

Per partire ecco il terrorismo e di come, partendo dalle basi del know how, il premio Nobel della pace l’abbia sconfitto partendo da un fattore su cui la politica e le sociologie di massa non faranno mai:” L’elemento motivazionale per incanalare le energie umane in maniera benefica; il terrorismo fa l’opposto e gran parte dell’attività politica pure”
A pagina 150, l’autore parla dell’Islam, quello che nessun…esperto di questioni legate al terrorismo non dirà mai:” In base alla nostra esperienza, riteniamo che l’Islam non sia intrinsecamente contrario al micro credito, né alla sua opera di progressiva abolizione di povertà: nella sua dottrina non c’è nulla che proibisca alle donne di guadagnarsi  da vivere o di migliorare la propria situazione economica….Nel 1994, il consigliere del dipartimento femminile iraniano, che dipende direttamente dal presidente, mi fece visita a Dhaka. Quando le chiesi cosa pensasse di Grammen, l’autorevole signora disse…Non c’è niente nella shariah o nel Corano che contrasti con il vostro operato. Perché le donne dovrebbero accettare la fame e la povertà? Essendo i clienti anche proprietari della banca, gli interessi che la banca riscuote appartengono in realtà a loro stessi”.
Questo è know how e predisporre piani concreti per il futuro; il terrorismo è la negazione più totale delle basi su cui si è fondato quel filone spirituale e religioso, quindi, come disse quel valente economista: “Mascherare la nostra ignoranza con spiegazioni complicate destinate a far colpo sulla gente” l’antitesi del know how quindi di cui noi occidentali ne abbiamo fatto grande uso, specialmente negli ultimi decenni.

Mister Yunus, qui fornisce la prova palese di come si sconfigge il terrorismo…a pagina 137-138 un bel uso di know how…Grammen andò in una zona che era sull’orlo della guerra civile(Tangail) guerriglieri marxisti spargevano terrore nel paese, la legge e l’ordine non esistevano
“I guerriglieri erano molto giovani…noi eravamo disposti ad assumerli come impiegati della banca a condizione che deponessero le armi”
Ecco qui la forza motivazionale che toglie di mezzo gli antagonismi e la violenza: “Gli stessi giovani che sognavano di portare la rivoluzione nel paese…adesso percorrevano le strade dei villaggi per portare ai più poveri la nostra proposta di credito…Noi abbiamo incanalato le loro energie verso qualcosa di ben più costruttivo del terrorismo. Cosa significa intraprendere se non utilizzare le proprie risorse …per dar un impulso alle cose? Perché non dar loro l’occasione di far qualcosa di costruttivo per la società?”

Qui ecco il motivo di tanti giovani che hanno preso la strada del terrore: non abbiamo nella maniera più assoluta incanalato le loro energie positive in qualcosa di costruttivo, all'opposto abbiamo creato compartimenti stagni e irreggimentato la vita sociale con in più che questi ragazzi avevano ed hanno titoli di studio, spesso rilevanti; non è stato difficile usar il peggio delle motivazioni umane per gettar il seme dell’odio nell'animo umano di quei ragazzi, siamo stati complici di quell'odio, ma il principale, non sviluppar senso critico per crear benessere e quindi mirato attacco al know how della vita sociale con una marea di assolutismi fittizi e quel capace economista aveva visto bene con lungimiranza quello che sta accadendo oggi; ma un mussulmano credente ha fatto vedere come si sconfigge il terrorismo e si predispongono piani per il futuro.

Non termina qui l’azione mirata di Mister Yunus rispetto al terrorismo ed a pagina 152 altro fienile di know how:” Certi grandi strateghi…ritengono che il mondo di domani sarà in balia degli antagonismi culturali (cristianità contro islam e così via) L’operato di alcuni regimi estremisti rende ai loro occhi inevitabile una tale previsione pessimistica…Noi di Grammen vediamo le cose diversamente. Noi concediamo prestiti…a donne mussulmane, induiste, cristiane, buddiste e tutte le comunità culturali e religiose sono presenti nel nostro consiglio di amministrazione. Non c’è ragione di andare verso una guerra culturale o di religione se i poveri possono, mediante il micro credito e le proprie risorse…evolversi nel senso di diventare esseri umani indipendenti, attivi, pensanti e creativi. Speriamo che l’Occidente, campione del capitalismo, trovi il modo di capire e di imparare ciò che noi abbiamo imparato qui, nel Bangladesh”.
C’è qualcosa di complicato in tutto ciò? Non percepibile? Oppure abbiamo talmente incerottato la nostra mente a forza di follie dialettiche che non siamo più capaci di veder nulla e le nostre orecchie sentono solo più strumenti a percussione?

Per chiudere questa parte legata al terrorismo, ecco altri frammenti del discorso che tenne Mister Yunus quando ricevette il premio Nobel per la Pace; dopo sarà la volta di veder cosa un mussulmano ha fatto in favore delle donne; cosa che nessun occidentale ha mai fatto e le stesse donne mussulmane dimostrar il loro livello d’indipendenza.

A pagina 276 ecco Mister Yunus parlare che la povertà è una minaccia per la pace: “Metà della popolazione mondiale vive con due dollari al giorno, oltre un miliardo vive con meno di un dollaro al giorno. Questa non è una premessa di pace. Il nuovo millennio sì è aperto con un grande sogno…ridurre della metà la povertà…Poi ci sono stati l’11 settembre e la guerra in Iraq e d’improvviso il mondo è stato distolto…di tale sogno…si spostava dalla lotta alla povertà alla guerra al terrorismo…Io credo che il terrorismo non possa essere sconfitto dall'azione militare…Io sono convinto che investire risorse per migliorare le condizioni di vita dei poveri sia una strategia migliore della spesa in armamenti…La pace è minacciata dall'ingiusto ordine economico, sociale e politico, dall'assenza di democrazia, dal degrado ambientale e dalla violazione dei diritti umani. La povertà è l’assenza di tutti i diritti umani…La creazione di opportunità per i poveri, che sono poi la maggioranza delle persone, è al centro del lavoro cui noi ci siamo dedicati negli ultimi trent'anni”

Su quali presupposti si basa oggi la migrazione di massa verso l’occidente? Su quello che Grammen fa ogni giorno come nel passato, o sulle mirate denunce di cosa l’occidente ha fatto per smantellare la decenza umana da ogni dove negli ultimi decenni? Perché guardiamo solo gli effetti delle nostre bestialità, ma mai le cause delle nostre follie e meno che mai, imparare dai nostri errori e crimini? Non sarebbe più facile riprendere in mano tutto il know how andato perduto e riaver una visione del mondo? Predisponendo piani per il futuro e gettar via i commedianti dalle nostre esistenze; oppure pensiamo di non esserne capaci perché a scuola ci hanno insegnato a far le comparse?

Eppure ci sono quelle parole che sono la formula del progresso: “Menti indipendenti, attive, pensanti e creative” E’ così strano che io metta in applicazione queste parole e facendolo…ho avuto la possibilità di disimparare dati falsi sul vivere, così ho potuto riacquistar fiducia in me stesso? Così poter pure aver una vita economica come Grammen ha dimostrato a cui sto lavorando così tanto?
Ora però veniamo al ruolo centrale delle donne nella Grammen Bank.

Perché un mussulmano praticante, decide che la spina dorsale della Grammer Bank dovrà essere da parte delle donne piuttosto che in favore dell’uomo? Mister Yunus descrive ciò molto bene ed a pagina 88 tanti elementi:” Il credito portava cambiamenti più rapidi di quanto era gestito dagli uomini. Relativamente parlando, la fame e la povertà riguardano più le donne degli uomini. Se in una famiglia qualcuno deve soffrire la fame, sarà sicuramente la donna…avendo un’occasione per uscire dalla propria condizione, la donna sarà quella che lotterà con più forza…Per poco che le si offra…la donna sarà pertanto ansiosa di costruirsi…una sicurezza economica…per i suoi figli…la casa…Così ci siamo orientati a concedere prestiti quasi esclusivamente alle madri di famiglia”

Un modo di essere così in occidente è mai stato detto, magari anche dalle donne? Non mi risulta…ed è stato messo in piedi da un mussulmano praticante…ma lo stereotipo dominante descrive il mussulmano come uno che vuole trascinare il mondo intero indietro di dieci secoli e con il peggior armamento oscurantista e figuriamoci per le donne; c’è qualcosa che non comprendo? O forse chi degenera il pensiero umano è fonte di attrattiva per troppi, media compresi, consenso facile; ma questo nasconde in maniera, spesso premeditata, chi invece desidera riportar nell'alveo dell’utilità dei concetti, il pensiero umano stesso e questo non è desiderabile da parte di sin troppi che vedono in ciò un pericolo per il loro dominio…eppure se solo l’1% delle qualità cerebrali di un fisico, fosse trasferita nel campo di questa pseudo politica, si vedrebbero subito benefici….perché siamo così interessati alle scoperte della fisica, mentre non diamo importanza a chi renderebbe complicato e contorto pure l’attraversamento sulle strisce pedonali di un pedone; quindi perché chi opera per ingrandir gli spazi del know how ci interessa e quelli che lo riducono in ogni ambito non ci facciamo caso? E le follie ideologiche seguono a ruota?

Naturalmente tale processo è stato pieno di ostacoli in Bangladesh: i congiunti delle donne, i mullah, i notabili locali, gli usurai, funzionari e uomini di cultura; ma siete proprio certi che se in questo paese si creassero premesse del genere, questo carrozzone gelatinoso non avrebbe modo di manifestarsi e forse anche peggio?

Se qui da noi, una credente dicesse ad un vescovo: lei non conosce il Vangelo, cosa accadrebbe? Ma se una frase simile è stata invece detta da una donna mussulmana ad un mullah, e questi, costretto a scusarsi con quelle donne mussulmane, forse pensereste che mi sono inventato una storiella burlesca; invece è accaduto veramente.

A pagina 148 questo fatto: Un capo religioso fa in modo che funzionari della Grammer Bank vadano via da un villaggio…donne che avevano visto come quella banca avesse profondamente mutato la vita di molte persone, andarono a protestar con il mullah…qualche passo….
Perché ha minacciato il funzionario di Grammen?
Ditemi donne, volete andar all'inferno….
Il direttore del Grammen è mussulmano e conosce il Corano meglio di lei….
Mi avete seccato tutte quante….
Noi non ce ne andiamo finché non autorizzerà Grammen a ritornare.
Oh allora va bene, andate al diavolo!

I funzionari del Grammen ritornarono, una domanda: da noi, un qualsiasi cittadino, davanti al solito notabile, sarebbe capace di dir qualcosa o dovrebbe prima passar una trafila immane di lacchè prima di parlargli? Quindi mai? Specialmente se gli facesse appunti di quel genere…dove stanno quindi le menti arretrate? In ogni dove… i notabili ci sono ovunque…capaci di paralizzare con le loro parole qualsiasi senso critico dell’esistente…ma le persone amanti del farsi domande continuano ad essere “I cattivi delle vicende umane” …i buoni…quelli che non scoprono mai nulla…ho avuto modo di conoscerli…un esempio: “Guarda…io sono avanzato nelle gerarchie sociali senza mai farmi domande…tu invece…sarai buttato fuori di qui per averne fatte”

Allora, quasi in chiusura di questo percorso: come sarebbe il mondo se i concetti avessero come base costante l’utilità degli stessi e quindi l’uomo come beneficiario assieme all'ambiente? L’elemento motivazionale portato ad eliminar gli antagonismi e crear spinte emozionali e concrete positive? Se i poveri venissero considerati spinte progettuali ed indipendenti e toglierli dai circuiti dell’assistenzialismo, portandoli a produrre attività indipendenti, le banche non tagliar la speranza a qualsiasi emarginato portatore di volani progettuali, dandogli come Grammer ha dimostrato, la capacità della rinascita e del credere in se stesso dell’emarginato stesso? Se un luogo abbandonato fosse riadattato per costruirci laboratori dove quelli più indietro nelle gerarchie sociali, avessero i mezzi per uscirne e crear benessere ed andar a sperimentar le loro nuove potenzialità nella vita sociale; tutto ciò non sarebbe migliore che il carrozzone dell’assistenzialismo? Sembra così difficile da capire? Oppure l’osservazione dell’ovvio e quei concetti di quel economista sembrano troppo semplici ed implicano perciò il farsi troppe domande?

La base del riscatto è così semplice: Menti indipendenti, attive, pensanti e creative ed è per questo che chiudo con la forza progettuale dei poveri in Bangladesh.

A pagina 215 quest’ultimo dato con 350.000 prestiti che hanno dato a poveri di aver le loro case di proprietà e senza sofferenze bancarie a differenza di quelle delle banche tradizionali; ma ecco cosa accade nel 1989 nella capitale egiziana che dimostra la forza progettuale dei poveri:” Nel 1989, il programma abitativo di Grammen ha vinto il premio internazionale Aga Khan per l’architettura….i membri della giuria, composta da architetti di fama mondiale…volevano sapere chi fosse il tecnico che l’aveva progettata….Quella casa non era opera di nessun architetto. L’avevano progettata e costruita con amore i suoi abitanti, così come progettavano e costruivano giorno per giorno la propria vita”

Non è difficile capire che questa è la base quotidiana del mio vivere e quello che ha fatto Mister Yunus è sperimentabile in ogni dove, partendo dal mio universo, predisponendo piani per il futuro come quel capace economista aveva indicato e se non sarò capito, intuirò bene di essermi incamminato su quella strada.


                                                                  Attilio Saletta.